In Giappone, i suicidi di alcuni giovani attori hanno acceso nuovamente i riflettori sullo stress da pandemia che si è andato così ad aggiungere ad altri fattori che portano il Paese asiatico a dover fronteggiare circa 20mila casi di suicidio all'anno.

Ormai da mesi la pandemia ha sconvolto il mondo intero e, di conseguenza, il nostro modo di vivere. Ad oggi, non tutti riescono ad affrontare con serenità una quotidianità in buona parte sgretolatasi a suon di limitazioni e privazioni, rischiando così di essere risucchiati in un vortice di insicurezza e depressione. In Giappone, ad esempio, una serie di suicidi nel mondo dell'intrattenimento non ha potuto far altro che sollevare domande sul cosiddetto stress da pandemia. Tra coloro che negli ultimi mesi si sono tolti la vita ricordiamo la star dei reality TV Kimura Hana a maggio, l'attore Haruma Miura a luglio e le attrici Sei Ashina e Yuko Takeuchi a settembre.

Come riportato da Variety, non ci sono state notizie sui media riguardo eventuali contatti tra Takeuchi, Ashina, Miura o Kimura ed almeno una delle dozzine di linee telefoniche di emergenza esistenti in Giappone, sebbene in questo senso i termini di riservatezza potrebbero rappresentare un fattore determinante. "Lo stigma e la vergogna di avere un problema di salute mentale è molto più grande in Giappone rispetto ad altri Paesi sviluppati, il che crea ritardi significativi e barriere per ottenere cure", spiega Vickie Skorji. "La salute mentale di tutti sta subendo un duro colpo in questo momento e le persone nell'industria dell'intrattenimento non sono diverse dalle altre. Dato che questo è un settore che è già pieno di fattori di stress elevati ed elevata attenzione da parte dei media, non sorprende che le persone possano avere problemi di salute mentale. Se a questi fattori si aggiungono anche quelli legati allo stress da Covid-19 e la vergogna associata all'ottenere supporto, ecco che questo gruppo di persone diventa ancora più vulnerabile".

Nel frattempo, il governo giapponese ha assunto un ruolo attivo nella riduzione del numero di suicidi negli ultimi anni. Un piano in nove fasi, annunciato nel 2007, mirava infatti ad abbassare il tasso di suicidi del 20% entro il 2017. I suicidi sono effettivamente scesi da un picco di 34.427 nel 2003 a 20.169 nel 2019, il numero più basso da quando le autorità hanno iniziato a monitorare i dati annuali sui suicidi, nonostante questa rappresenti ancora una cifra alta per gli standard internazionali. Questo progresso è stato minacciato dalla pandemia, poiché il tasso di disoccupazione in Giappone è passato dal 2,4% di febbraio al picco del 3% a giugno. Ad agosto i suicidi sono aumentati, con le donne che rappresentano il 75% di tale aumento.
Proprio analizzando questi ultimi numeri, la ricercatrice Fujii Kazuhiko osserva che le donne hanno sopportato il peso maggiore riguardante le perdite di posti di lavoro causate dalla pandemia. Inoltre, essendo costrette a trascorrere più tempo a casa, hanno subito più violenza domestica. "Le donne continuano a trovarsi in situazioni in cui lo stress si accumula facilmente", ha scritto Fujii per il sito web di Business Journal.
Data la mancanza di supporto sociale per i problemi di salute mentale, il modo per sopravvivere nell'era attuale, afferma l'attore e produttore Matsubayashi, è "non perdere di vista se stessi. Il suicidio non è un problema che può essere risolto domani o dopodomani ma spero in una società senza pregiudizi, dove le persone possono rispettarsi reciprocamente e avvicinarsi l'una all'altra".