Armando Gasiani, morto l'ex deportato che ne La vita è bella di Benigni trovò una "seconda liberazione"

Armando Gasiani, 94 anni, è morto il 9 luglio 2021: deportato nel campo di Mauthausen aveva trovato grazie a La vita è bella il coraggio di raccontare la sua storia.

Armando Gasiani è morto il 9 luglio 2021 a 94 anni: grazie a La Vita è bella aveva trovato il coraggio di raccontare l'orrore dei lager e aveva considerato il film di Roberto Benigni "la sua seconda liberazione". Era uno tra gli ultimi ex deportati ancora in vita.

La notizia della morte di Armando Gasiani è stata diffusa dall'Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti): "Lascia a tutta l'associazione un vuoto immenso", si legge nel post su Facebook. Gasiani era Presidente Onorario della sezione di Bologna dell'ANED.

Armando Gasiani era nato il 23 gennaio 1927 e durante la lotta di liberazione fu deportato nel campo di concentramento di Bolzano e poi a quello di Mauthausen in Austria, dove rimase fino al 6 maggio 1945.

L'ex deportato aveva confessato al sito 'Lager e deportazione' che grazie a La vita è bella di Roberto Benigni aveva trovato la forza per raccontare la sua esperienza. "Quella mi ha dato il benestare - aveva detto riferendosi alla pellicola - perché ho detto: 'Finalmente al mondo c'è uno che ha detto la verità senza provocare delle fratture', anche i ragazzini possono ascoltare".

Gasiani aveva partecipato alla realizzazione del documentario 'Mauthausen 115523, la memoria necessaria' di Gabriele Veggetti e Antonio Saracino commissionato dal Comune del Castello di Serravalle. Veggetti, intervistato da Francesca Mezzadri per 'Il microfono della Pace', ha raccontato che Gasiani ha considerato il film di Benigni "la seconda liberazione", e dopo aver visto la pellicola "non si è più fermato. È andato nelle scuole a parlare con i ragazzi, ha partecipato a molte cerimonie di commemorazione, a convegni, ha collaborato con fondazioni e associazioni per la memoria", ha ricordato il regista del documentario.

Di parere opposto a quello Armano Gasiani era Liliana Segre, alla quale il film di Benigni non era piaciuto. La senatrice a vita, sopravvissuta all'Olocausto e testimone della Shoah italiana, scrisse nel suo libro del 2015, 'La memoria rende liberi' "La vita è bella è un film con un bel finale, un inno alla vita, ma è tutto falso" aggiungendo "era impossibile tenere nascosto un bambino nel lager, appena sceso dal treno le SS lo avrebbero giudicato inadatto al lavoro e l'avrebbero mandato direttamente al gas".