Autore poliedrico e prolifico, tanto da avere quest'anno ben due film alla Mostra del Cinema di Venezia, Amos Gitai è un autore attivo più che mai. Tanto da essere già al lavoro per la sua prossima opera: Doña Gracia, incentrato sulla figura di Gracia Mendes Nasi. Sebbene sia poco nota, questa donna, vissuta durante il XVI secolo, ha veramente il piglio dell'eroina tutta d'un pezzo. Sfuggita alle persecuzioni antisemite a Lisbona, divenne una figura di spicco nella politica dell'impero ottomano, nonché una delle donne ebree più ricche dell'Europa del Rinascimento. Con i soldi guadagnati riuscì addirittura a salvare centinaia di ebrei convertiti a forza dalla Chiesa Cattolica. Insomma è una specie di Oskar Schindler ante litteram.
Amos Gitai ha sviluppato il progetto per quattro anni insieme a Marie José Sanselme, sua coautrice per Rabin, the Last Day, Disengagement e Free Zone. "Doña Gracia era una donna incredibilmente fiera e visionaria che ha condotto una vita eccezionale. - così spiega Gitai - N_on solo è sfuggita alle persecuzioni, ha affrontato il Papa che aveva condannato a morte gli ebrei convertiti, noti come Conversos, e organizzato un embargo commerciale al porto di Ancona. Ha salvato più di 25 mila ebrei e in seguito ha creato il primo stato ebraico per profughi a Tiberiade in Palestina"_.
Le riprese sono fissate per ottobre tra diverse località in Europa e Israele e negli intenti del regista di Kadosh c'è la necessità di fare luce sulle origini dell'antisemitismo così come quello di sfidare gli stereotipi sull'Islam, mostrando come l'arte e la cultura ottomana hanno innfluenzato l'epoca del Rinascimento in maniera profonda. La coautrice della sceneggiatura, Marie José Sanselme, ha condotto ricerche meticolose per ricostruire al meglio lo sfondo storico e umano in cui si svolgono le vicende, tra cui 'Una storia dei marrani' di Cecil Roth che analizza la persecuzione degli ebrei convertiti tra il XIV e il XVI secolo. "La vita e l'eredità di Doña Gracia è così eccezionale che c'è abbastanza da dire per un'intera serie", ha detto Sanselme
Prima di battere il ciak, vedremo comunque Amos Gitai al Lido dove presenterà due opere, come si è accennato in precedenza: A Letter to a Friend in Gaza è un omaggio ad Albert Camus attraverso il viaggio di ritorno ai villaggi palestinesi, con interventi di autori Izhar Smilansky, Emile Habibi, Mahmoud Darwish e Amira Hass; A Tramway in Jerusalem è, invece, una commedia che si svolge su un tram che collega diversi quartieri della città, da est a ovest, riunendo un nutrito gruppo di persone di diversa estrazione religiosa ed etnica, come è evidenziato dal cast composto da oltre trenta attori principali tra i quali: il cantante israeliano Achinoam Nini, l'attrice israeliana Yael Abecassis e l'attore francese Mathieu Amalric.
"La mia idea con A Tramway in Jerusalem era di trasmettere, grazi all'ironia, la situazione in Israele raccontando una commedia in cui un gruppo di persone rimangono bloccate in un tram come delle sardine e sono costrette a trattare tra loro", così ha detto Gitai, aggiungendo che il film girato in un vero tram che parte dal lato palestinese di Gerusalemme e viaggia verso il lato opposto della città. "Questo tram collega diverse parti della città. Trasporta circa 150 mila persone. Quindi è un simbolo in sé e parla contro la xenofobia", così ha concluso il regista Gitai che ha fatto notare come ormai, purtroppo il razzismo e il nazionalismo dilagano in molte parti del mondo, Italia inclusa.