La notte in cui Alberto Genovese stuprò una ragazza poco più che diciottenne Roberto Bolle fu tra coloro che chiamarono la polizia: l'étoile della Scala abita al quinto piano dello stesso stabile di Genovese, e fece una delle due telefonate al 113 per segnalare gli schiamazzi.
Il fermo di Alberto Genovese è stato convalidato dal GIP Tommaso Perna alcuni giorni fa: sull'uomo, co-fondatore di facile.it che ha lasciato il sito nel 2014 e che oggi non ha nessun ruolo nell'azienda, pende l'accusa di violenza sessuale a cui si aggiungono le accuse di spaccio e sequestro di persona. Il fatto è avvenuto nella notte tra il 10 e l'11 ottobre nell'attico che l'imprenditore possiede in uno stabile di piazza Santa Maria Beltrade a Milano.
Quella notte la musica ad alto volume e gli schiamazzi che arrivavano dall'appartamento di Genovese costrinsero i vicini a chiamare il 113: furono due le telefonate alla polizia, una di questa è stata fatta da Roberto Bolle. L'étoile della Scala abita al quinto piano dello stabile e prima di chiamare la polizia aveva chiesto ai presenti alla festa di ridurre il rumore, ma senza successo. Sembra che Bolle abbia bussato alla porta dell'imprenditore verso l'1:30 di notte, a quel punto le violenze sulla minorenne erano già iniziate.
Non era la prima volta che l'imprenditore faceva una festa rumorosa, gli schiamazzi provenienti dalla casa di Alberto Genovese erano stati denunciati varie volte durante le riunioni di condominio dei proprietari dello stabile.
Il Corriere della sera riporta che Roberto Bolle nel luglio del 2019 aveva segnalato la musica ad alto volume proveniente dell'attico dichiarando che di notte si sente "musica talmente ad alto volume da non riuscire a dormire".