Recensione Si alza il vento (2013)

Quello di Si alza il vento è un Miyazaki mai così realistico, meno gioioso e creativo, più ancorato ad una realtà che con grande tristezza si trascina verso l'inevitabile. Nonostante i sogni.

Si alza il vento (The Wind Rises è il titolo internazionale) arriva a Venezia 2013 preceduto da gloria e polemiche: un grande successo di pubblico sul mercato casalingo, con oltre 80 milioni di yen incassati, ma alcune critiche sia dai militanti di sinistra che di destra giapponesi oltre che dalla Corea del Sud, con ogni parte colpita in modo diverso dall'omaggio di Hayao Miyazaki all'ideatore dei famigerati aerei Zero protagonisti della Seconda Guerra Mondiale.

Da sinistra si attacca la celebrazione di un uomo che ha ideato delle macchine di morte, da destra le dichiarazioni antimilitariste del regista, rese pubbliche parallelamente all'uscita del film; dalla Corea, invece, l'enfasi sulla costruzione di un aereo durante la quale venne sfruttata la manovalanza coreana.
A questo aggiungiamo l'annuncio, diramato proprio qui al Lido in conferenza stampa, del ritiro del maestro Miyazaki dopo questo progetto e diventa chiaro che parlare del film, e solo del film, risulta molto difficile. Ma noi ci proveremo.

L'uomo che non poteva volare

Figura centrale di The Wind Rises (Kaze Tachinu nell'originale giapponese, frase tratta dall'omonimo racconto di Tatsuo Hori che aveva colpito il regista) è Jiro Horikoshi, miope fin dall'infanzia e quindi impossibilitato a pilotare aerei, la sua grande passione. Un ostacolo che diventa la spinta verso un altro obbiettivo: la progettazione di aeroplani, ispirandosi al lavoro del famoso ingegnere aeronautico italiano Gianni Caproni.
Quella dell'Italiano è per il ragazzo una guida onirica, l'unica concessione fantasiosa del film, una presenza che lo conduce nel suo percorso per arrivare a lavorare nel settore; cosa che gli riesce nel 1927, quando viene assunto da una delle principali aziende del ramo ed il suo innegabile talento viene riconosciuto.
Quello di Jiro è un sogno perseguito con passione tale da riuscire a sopperire alle carenze tecnologiche del suo paese, venti anni arretrato rispetto alla Germania, che gli permette di studiare accorgimenti tecnici che faranno fare un balzo in avanti al Giappone dal punto di vista aeronautico, realizzando quello che è stato dal 1940 il miglior caccia del mondo.

Ritratto di un sognatore

E' questo che interessa al maestro Miyazaki, realizzare il ritratto di un sognatore, di un uomo che ha saputo concretizzare quel sogno lavorando duramente, spinto dalla forza delle sue passioni. E l'autore giapponese sa che una fiamma interiore così forte può sfociare in qualcosa di negativo, è il prezzo da pagare per arrivare a realizzare qualcosa di così puro.
Lo Zero, il suo drammatico utilizzo in guerra, sono l'altra faccia delle medaglia, la meta inevitabile di un percorso. E' un traguardo che non è ignoto a Jiro, perchè l'incubo delle guerra incombe, ma gli è impossibile fermarsi. Anche accanto alla moglie malata.

Quello di Si alza il vento è un Miyazaki insolito. Non dal punto di vista tecnico, perchè il film è visivamente magnifico, con l'abituale morbidezza del tratto, la consueta capacità di rapire gli occhi con immagini evocative, la costruzione di sequenze emozionanti, la cura infinita per i dettagli.
E' insolito perchè è un Miyazaki mai così realistico e pervaso di spirito nipponico, meno gioioso e creativo, più ancorato ad una realtà che con grande tristezza si trascina verso l'inevitabile. Nonostante i sogni.

Non è un caso che nel raccontarci la storia di Jiro il maestro abbia incluso i primi anni (forse la parte meno compatta del film dal punto di vista narrativo), il drammatico terremoto del Kanto del 1923 e la successiva crisi, che richiama così da vicino la situazione dell'attuale Giappone post sisma e tsunami del 2011.

Conclusione

Perchè nel salutare il cinema l'autore giapponese si affida ai sognatori ed alla loro forza e dedizione, per trovare ancora una volta quello slancio e quell'innovazione che possano far risollevare il suo paese. Ci auguriamo con effetti meno catastrofici dello Zero.

Movieplayer.it

4.0/5