Raccontare Giovanni Pascoli attraverso le sue poesie ma allo stesso tempo mostrare l'uomo più che il letterato: la personalità, i dolori, le ossessioni di uno dei poeti più conosciuti e apprezzati della letteratura italiana. Questo è l'obiettivo di Giuseppe Piccioni in Zvanì - Il romanzo famigliare del giovane Pascoli, un biopic classico ed efficace che ne porta su schermo gli anni giovanili, l'ascesa nel mondo della letteratura e la vita privata dando particolarmente risalto al rapporto con le sorelle e l'impatto quasi totalizzante della morte del padre, un trauma dal quale non si riprenderà mai e che lo spingerà a mantenere unita la famiglia a tutti i costi.

Ad interpretare Pascoli Federico Cesari, già apprezzato nella serie Tutto chiede salvezza, che pur avendo una fisicità ben diversa da quella reale del suo personaggio, grazie ad un ottimo lavoro di interpretazione riesce ad essere credibile e intenso. Con lui Benedetta Porcaroli, che da il volto alla sorella Mariù, una donna devota al fratello fino alla fine, che per lui rinuncia ad ogni ogni cosa, un personaggio particolare, a tratti quasi ambiguo ma di sicuro interessante. Ci siamo fatti raccontare meglio il film proprio dai due interpreti in un discorso che ha spaziato dall'esperienza vissuta, fino a quei capisaldi della letteratura che in molti abbiamo amato e, in qualche modo, anche odiato.
La nostra video-intervista a Benedetta Porcaroli e Federico Cesari

Quello che emerge da Zvanì - Il romanzo famigliare del giovane Pascoli è un ritratto intimo e umano del poeta e lo dimostra il titolo stesso: Zvanì è un nomignolo datogli nell'infanzia che rimane in una dimensione famigliare fragile e sofferta. Questo aspetto quasi infantile e le fragilità del letterato sono quelle che colpiscono maggiormente durante la visione e ce lo conferma Federico Cesari: "Abbiamo scoperto innanzitutto la vita privata di Pascoli, che è ciò di cui non si parla durante gli studi scolastici: si studia più la sua poetica. Però secondo me la sua poesia è imprescindibile dalla sua vita intima e famigliare perché è quello su cui si fonda. È la ricerca di un amore privato, di un amore strappato durante l'infanzia da un'ingiustizia sociale, dall'uccisione del padre. È la continua ricerca di un ritorno alla dimensione infantile, attraverso la costruzione di rapporti che sono complessissimi, intricati, all'interno dei quali ci si ama e ci si odia perché poi si riconosce che in realtà quello che si è sempre cercato è irreplicabile. È stato un mondo di scoperte."
L'attore ha poi aggiunto : "L'ho trovato veramente struggente perché l'infanzia è un po' l'isola felice della maggior parte delle persone, purtroppo non tutte, soprattutto durante questa epoca storica e questo è agghiacciante, però il ricercare in qualche modo in maniera così tremenda questa dimensione privata, io l'ho trovato veramente bello e commovente. Quindi questo è sicuramente quello che mi ha toccato di più: la parte più difficile, forse più complicata e più difficilmente comprensibile."
Mariù, un personaggio chiave

Abbiamo Chiesto agli attori, quindi, quale fossero gli aspetti più complessi da rendere per due personaggi che vivono una vita fatta di ossessioni. Benedetta Porcaroli interpreta uno dei personaggi più ambigui e interessanti del filma, ovvero la sorella Mariù, una donna che vive all'ombra di un fratello che ama alla follia e a cui sacrifica buona molto della sua vita: "La parte un po' più complessa è stata appunto quella di capire non tanto le motivazioni, ma mettere in scena e restituire da una parte un rapporto vero, perché questi due fratelli si volevano un bene effettivo, e dall'altra quel gioco anche un po' di manipolazione inconscia che andava portato alla luce e che quindi serviva poi a dare una stratificazione a questo rapporto."