Yuki's Sun, l'esordio alla regia di Hayao Miyazaki

Su Mubi è disponibile Yuki's Sun, pilot del 1972 di una serie mai prodotta ed esordio alla regia di Hayao Miyazaki in cui è possibile trovare già molto della sua poetica cinematografica.

Yuki's Sun, l'esordio alla regia di Hayao Miyazaki

Pensate se fosse possibile recuperare l'esordio perduto di uno dei più importanti cineasti della Storia del cinema. Uno di quelli che è stato in grado di segnare un paio di generazioni di spettatori e che ha praticamente fondato un nuovo modo di pensare un linguaggio della Settima Arte, creando un immaginario nuovo ed irripetibile, costruito pellicola dopo pellicola. Un esordio scomparso nei meandri del tempo, di quelli che il grande (e il piccolo) pubblico praticamente ignora e che dunque permette di scoprire un lato dell'autore mai visto prima. Come se attraverso di esso l'artista in questione si potesse conoscere di nuovo, riscoprire ancora.

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Yuki, la protagonista di Yuki's sun.

Bello, vero? E ora pensate che quel cineasta è Hayao Miyazaki. Sì, perché su Mubi è disponibile il rarissimo esordio alla regia del leggendario genio nipponico e si tratta di un pilot di circa 5 minuti ideato, come spesso si fa, per la promozione di una ipotetica serie animata. Una serie animata ovviamente mai andata in onda a causa di una serie di sfortunate circostanze. Il titolo del progetto è Yuki's Sun (in originale Yuki no Taiyo) e risale al 1972, quando Miyazaki era appena un trentenne e mancavano ancora ben 13 anni alla fondazione dello Studio Ghibli.

Immaginarsi il Maestro a quell'età, nervoso, ansioso e in qualche caso anche piuttosto goffo e imperfetto nella costruzione della storia da presentare, solo alla regia dopo anni di lavoro passati prima all'interno di un team e poi al fianco del suo di maestro, Isao Takahata, è un esercizio che da solo vale la visione del titolo. In più, se proprio dovesse servirvi un incentivo, c'è la possibilità che nel pilot sia già possibile rintracciare gran parte delle tematiche fondamentali che hanno aiutato a creare quell'immaginario unico citato in apertura.

Le peripezie di Yuki

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Una scena di Yuki's sun.

Yuki's Sun non è un vero e proprio primo episodio di una ipotetica serie animata per come lo intendiamo noi, quanto una sorta di grande quadro riassuntivo contenente l'intero percorso narrativo che si sarebbe andato a sviluppare nel caso in cui il progetto avesse ricevuto il via libera (quello che in tempi moderni si chiama semaforo verde o green light) dalla casa di produzione in questione.

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Esso si basa sul manga omonimo serializzato nel 1963 e ideato da Tetsuya Chiba e parla di una ragazzina orfana che, dopo aver passato la sua infanzia in un orfanotrofio nel quale si è distinta per la sua incredibile vivacità e il suo grande rapporto con la Natura della campagna di Hokkaido, viene adottata da una coppia facoltosa dove diventa la sorella della loro giovane figlia. Gli eventi precipitano quando il suo nuovo padre viene messo in prigione e Yuki si ritrova a doversi costruire una vita da capo, sempre con il sorriso e il coraggio che l'hanno contraddistinta fin da piccola.

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Yuki, la protagonista di Yuki's sun.

Quella che segue è un'adolescenza che parla della riscoperta da parte della ragazza dei suoi genitori naturali, attraverso una serie di incredibili peripezie che la porteranno ad affrontare un passato misterioso e traumatico, da cui uscirà ancora più forte. Il tutto è accompagnato da un voice over, in modo da non far perdere lo spettatore durante il percorso, mentre la protagonista avrà, si e no, un paio di battute. Una narrazione frettolosa, a tratti confusa, ingenuamente squilibrata che però in alcuni momenti si riempie di un enorme significato, in grado di restituire allo spettatore l'intero tono del racconto.

Miyazaki nella storia di Yuki

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Una scena di Yuki's sun.

Yuki's Sun è una storia di formazione con al centro una protagonista femminile che dalle enormi difficoltà iniziali riesce ad arrivare ad una completa emancipazione. Già questo ci dice molto della capacità avanguardista di Hayao Miyazaki, che già da giovane vedeva nella donna il personaggio più interessante da poter sviluppare. Ovviamente al centro di tutto c'è il trauma dell'abbandono e dell'elaborazione del lutto che ne segue, un topos che il Maestro ha sempre inserito nelle sue pellicole dagli albori dello Studio Ghibli fino al giorno d'oggi, quando nel mondo sta uscendo il suo ultimo lavoro, Il ragazzo e l'airone. Un fattore autobiografico da subito determinante quindi per le sue scelte creative, i cui esiti sono quelli di una idilliaca riconciliazione, come una sorte di chiusura del cerchio con cui ha spesso fantasticato nel suo immaginario per cambiare con la fantasia il destino che la vita gli ha riservato.

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Il percorso della ragazza ha molto a che fare sia con Heidi, titolo di cui Miyazaki (ancora insieme a Takahata) si occupò circa due anni dopo, sia con il suo incompiuto Pippi Calzelunghe (in originale il titolo era Nagagutsushita no Pippi), che avrebbe dovuto portare alla luce nel 1971. Il Maestro si era addirittura recato in Svezia per convincere Astrid Lindgren a cedere i diritti, ma nulla da fare. Tre orfane che hanno il loro alleato principale nella Natura, che è l'altro, enorme, elemento anticipatorio rintracciabile in Yuki. Sul rapporto tra uomo e il mondo verde Miyazaki creerà gran parte delle sue opere, a partire dal film pre-Ghibli (ma spesso erroneamente indicato come suo debutto), Nausicaä della Valle del Vento, fino a Princess Mononoke, passando per il grado zero del film d'animazione per tutti, Il mio vicino Totoro. La pellicola perfetta da tutti i punti di vista e la più vicina all'anima del Maestro in equilibrio con il suo lato estetico e la sua potenza commerciale. Gli alberi e gli esseri umani, la Natura e l'uomo, fratelli prossimi e più vicini per un mondo perfetto.

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Una scena di Yuki's sun.

Infine, la parte formale di Yuki's Sun è notevolissima. In un momento in cui il linguaggio animato stava muovendo i suoi primi passi troviamo comunque una cura incredibile per il tratto, soprattutto per quanto riguarda gli sfondi (il che lascia pensare che Miyazaki si rifacesse a luoghi reali, impressi nella sua memoria fin da allora), mentre i movimenti apparivano già piuttosto fluidi e funzionali al racconto. Dietro c'è infatti l'idea precisa di rendere l'immagine autosufficiente, in modo da poterle affidare quasi l'intero peso della storia (ricordiamo che c'è praticamente solo il voice over), che replicherà molte volte nel futuro, come le corse in mezzo ai prati, quelle a rincorrere i maschietti o quelle in riva ai corsi d'acqua. Le corse che sanno di libertà e di viaggio verso il futuro.