Quando si ha di fronte un prodotto come Your Honor è davvero difficile replicarne l'impatto, la complessità e la profondità. Showtime (che presto diventerà Showtime on Paramount+) ci ha provato per cavalcare l'onda del successo della miniserie con protagonista Bryan Cranston, nel suo primo ruolo drammatico in tv post-Breaking Bad. Una miniserie nata come tale, con un finale che chiudeva perfettamente il cerchio e per questo poteva dividere i suoi spettatori, che potevano accettare o meno la tragedia greca moderna messa in atto di fronte ai loro occhi.
Nonostante ciò, Cranston dichiarò che avrebbe partecipato ad un'eventuale seconda stagione solamente se la sceneggiatura fosse stata all'altezza e solo se si fosse trattato anche dell'ultimo capitolo per la storia del giudice Michael Desiato. Questo ci porta alla recensione di Your Honor 2 (di cui abbiamo visto in anteprima i primi quattro episodi), disponibile in Italia dal 3 febbraio su Paramount+ con appuntamento settimanale (non più su Sky e NOW come il ciclo inaugurale).
Una vita senza senso
Il dolore più grande per una persona è quello di perdere un figlio. Il Michael Desiato (Bryan Cranston) che ci viene mostrato da subito in Your Honor 2 è un uomo distrutto, devastato, squarciato dentro che è passato all'indifferenza più totale. È finito in carcere dopo la morte di Adam (Hunter Doohan) e la conseguente verità venuta alla luce sull'incidente di Rocco Baxter e su tutti i terribili eventi che ne sono conseguiti e di cui è stato in parte responsabile. Non gli interessa prendere chi ha sparato al figlio perché sa di aver innescato lui quella miccia. Non vede più un motivo per vivere se non aspettare pazientemente la fine dei suoi giorni dietro le sbarre. Gli autori - è interessante notare come nessuno dei primi episodi siano scritto dallo showrunner Peter Moffat - dovevano trovare un motivo valido per farlo tornare in gioco e, sebbene in modo ruffiano, ci sono riusciti. Ovviamente non vi sveleremo quale per non spoilerarvi ma possiamo dirvi che coinvolge anche alcune new entry della storia ambientata a New Orleans.
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Tre famiglie, un solo cuore spezzato
Quella di Your Honor è sempre stata la storia di un padre e un figlio e soprattutto di famiglie disfunzionali e delle loro complicate dinamiche interne. In questa seconda ed ultima stagione troviamo da un lato Michael rimasto solo, allontanato da tutto e tutti, dall'altro i Baxter che vogliono consolidare il proprio controllo della città. Ancora una volta i coniugi non sono d'accordo sulla strategia da adottare, Jimmy (un sempre ottimo Michael Stuhlbarg) che sembra succube della moglie Gina (una cattivissima Hope Davis) ma in realtà preferisce agire di testa e non d'impulso, al contrario del figlio Carlo (Jimi Stanton). La luce della famiglia in realtà è Fia (Lilli Kay), che non solo vuole allontanarsi il più possibile da loro ma è anche l'altra persona che amava Adam, pur non sapendo chi fosse in realtà, e che vorrebbe sapere di più su di lui e sull'onestà del loro amore ora che la verità è venuta alla luce. Non dimentichiamo la famiglia della gang Desire, capitanata da Big Mo (Andrene Ward-Hammond), che ora vorrebbe allargare e legittimare la propria attività di fronte all'hotel dei Baxter, legata come sappiamo all'ora sindaco di New Orleans ed ex migliore amico di Michael, Charlie Figaro (Isiah Whitlock Jr.). L'aspetto criminale in questa seconda stagione diviene però quasi secondario e pretestuoso per analizzare l'evoluzione (o involuzione) dei rapporti umani tra le parti coinvolte. Alla lotta per il controllo del monopolio criminale abbiamo già assistito in molte altre gangster story.
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Attenzione al dettaglio
C'è un contrasto di sentimenti incredibile che viene messo in scena nelle nuove puntate: negli sguardi, nei silenzi, nelle pause sofferte, nei respiri, di tutti i personaggi, nessuno escluso. Bryan Cranston dona un'interpretazione meravigliosa ancora una volta al suo Michael Desiato, che ora deve gestire tutto da solo, perché non ha come contraltare il promettente Hunter Doohan, che abbiamo potuto apprezzare anche in Mercoledì. Lo vediamo provare a raccontare l'elaborazione di un lutto che non si può compiere, che rimane lì in attesa di un qualcosa che non arriverà mai. Perché il cerchio si è già amaramente chiuso. La seconda stagione di Your Honor mette da subito le cose in chiaro con una sequenza d'apertura estremamente dolorosa, cruda e che sfrutta tutta la bravura di Cranston.
Solo una persona sembra entrare nel cuore del giudice reo confesso anche attraverso le sbarre della prigione, perché sono gli unici due ad aver amato Adam insieme alla suocera, ovvero l'interprete di Fia, Lilli Kay, che fa un bel salto in questi nuovi episodi dimostrando di poter trasmettere uno spettro di emozioni diverse e contrastanti, com'è normale dopo una perdita così giovani, mostrando empatia e chimica con Cranston. Ci sono poi le due new entry Rosie Perez, nei panni di Olivia Delmont, fastidioso assistente procuratore che punta Michael in carcere, e Mark Margolis (che già aveva lavorato con Cranston in Breaking Bad) nel ruolo di Carmine Conti, il padre di Gina, un gangster d'altri tempi tornato "per mettere a posto gli affari di famiglia". Insomma tutto sommato un buon inizio che sembra promettere bene, ma bisognerà vedere sull'onda lunga dei 10 episodi se la storia reggerà e se arriveremo a un finale altrettanto soddisfacente per la vicenda di Michael Desiato.
Conclusioni
Ci sentiamo di premiare con riserbo nella recensione di Your Honor 2 l’inizio di questa seconda ed ultima stagione (i primi quattro episodi). Premiare l’interpretazione di Bryan Cranston, che giganteggia sopra tutti e deve reggere la serie sulle proprie spalle, e quella della famiglia Baxter. Meno quella degli altri personaggi e la parte più crime della storia, già vista in altri show di genere e che interessa molto meno rispetto all’evoluzione dei rapporti e soprattutto dove porteranno.
Perché ci piace
- Bryan Cranston.
- L’incontro-scontro delle famiglie disfunzionali messe in scena.
- Il rapporto tra Michael e Fia.
Cosa non va
- Tutta la parte criminale è poco interessante e alquanto ripetitiva.
- Non a tutti i personaggi viene dato il giusto spazio e soprattutto una storyline forte.