Your Eyes Tell, recensione: un melò potente, estremo e stratificato

Il remake della pellicola sudcoreana del 2011 è un titolo che ribalta diversi preconcetti sul genere per potenziarne alcuni aspetti chiave per creare un racconto mitico, basato su una geografia action e un mix trasversale di immaginari differenti.

Una scena di Your Eyes Tell.

Ci sono dei film che vale la pena vedere solamente perché sono in grado di ribaltare i preconcetti intorno ad un genere, estremizzandone il senso, alterandone i tempi, potenziando gli archetipi e moltiplicandone i sottotesti. Film che giocano talmente bene con le regole del proprio immaginario da far scoprire allo spettatore come ci sia la possibilità di farci tante cose, anche inaspettate, a patto che tutto sia pensato per andare verso la stessa direzione. Il melodramma si presta moltissimo a questo esercizio.

Your Eyes Tell Ryusei Yokohama Scena
Ryusei Yokohama in Your Eyes Tell.

Il senso di Always, pellicola sudcoreana del 2011 diretta da Song Il-gon, rientrava in questo meccanismo che nella fattispecie costruiva un grande impianto filmico per esaltare la componente action del melò. Componente spesso sottovalutata, ma che c'è ed è valida perché adopera i sentimenti per parlare la lingua del neorealismo, cioè è poesia e brutalità, come ci hanno insegnato i grandi maestri statunitensi e europei (soprattutto quelli statunitensi). Un senso talmente forte che è anche quello del remake, Your Eyes Tell del giapponese Takahiro Mihi.

Una pellicola pensata per esplorare immaginari e lingue diverse, cercando di parlare ad un pubblico il più trasversale possibile, ma che nella sua testa tiene sempre fissa la ricetta essenziale per far funzionare questo genere: il gioco degli opposti, che solo nella loro disperata unione possono raggiungere la reciproca, totale, salvezza dell'anima, ma anche sociale.

Due come questi qua non si trovan facilmente

Your Eyes Tell Yuriko  Yoshitaka
Yuriko Yoshitaka in Your Eyes Tell.

Rui (Ryusei Yokohama) non parla molto, si limita a chiedere scusa ogni tanto e ogni volta che gli è possibile abbassa il capo, come cercando di nascondere degli occhi già ampiamente celati dietro una capigliatura provvista di una frangia che ha la stessa funzione di una grata. Una grata tipo quella che sigilla il box dove si è rintanato per lavoro, mentre scruta entrate e uscite di un parcheggio pubblico e, occasionalmente, uno sceneggiato.

Akari (Yuriko Yoshitaka) parla tantissimo, preoccupandosi di avere sempre un tono affabile e gentile come si conviene ad una call center professionista. Uno dei pochissimi lavori che può fare una persona non vedente come lei, che però non si preoccupa mai di nascondere lo sguardo, anzi, dentro di loro c'è più vitalità che in quelli che la circondano. I suoi sono occhi che mettono soggezione, soprattutto perché chiedono con una gentilezza che esige rispetto.

Your Eyes Tell Ryusei Yokohama Foto
Il kick boxer con la frangia.

Dal loro incontro, fatto di boutade, scambi di persona, prese in giro e continui inciampi, nasce una storia d'amore dalla forza incredibile perché voluta dal destino. Un'opportunità di riscatto personale e allo stesso tempo la possibilità unica di riappropriarsi ad un passato violento che ha finito con il tradire entrambi e che ora chiede prepotentemente di tornare per chiudere i conti.

Your Eyes Tell è un concentrato esplosivo di sentimenti

Your Eyes Tell Ryusei Yokohama Immmagine
Sempre lui, con il sacco.

Your Eyes Tell è un titolo "parlante" abbastanza azzeccato per il senso di un film che, come diverse volte è capitato nei melò, si basa interamente sullo sguardo dei protagonisti. I loro sguardi sono ciò che danno forma a tutto quello che lo spettatore vede e sono sempre loro che forniscono il tono e il ritmo del continuo vortice di sentimenti che animano il film, da quelli picchiano duri come fanno i kickboxer su un ring a quelli che accarezzano delicatamente come fanno le mani di un'aspirante ceramista.

L'amore che li unisce è ovviamente il centro di questa ideale geografia e tutto il resto ne ricalca la medesima struttura. Esso è pensato per assumere le fattezze di una detonazione gentile, in parte calorosa, accogliente e lirica e in parte disperata, violenta e rabbiosa. Un continuo controsenso, che è quello che riempie la vita, l'animo umano e gli spazi che esso abita, specialmente se sinonimo di una città in fermento, anch'essa stratificata tra un sottosuolo che ribolle e una superficie luminosa.

Your Eyes Tell Yuriko  Yoshitaka Ryusei Yokohama
Chi guarda chi.

Su queste basi Your Eyes Tell costruisce un racconto mitico, con l'eroe che si deve redimere per scrollarsi di dosso il peso del mondo e sconfiggere il suo io del passato, in qualche modo coinvolto nella missione per riuscire a salvare una dama innocente. Un eroe a metà tra l'outsider nipponico e uno dei cavaliere solitari della New Hollywood (anche se con qualche anno in meno sulla carta d'identità). Tantissimi stimoli, immaginari diversi e spunti provenienti da cinema molto lontani, tutti messi al posto giusto, per una pellicola che si presta benissimo all'esercizio del potenziamento del genere come neanche l'opera originale era stata in grado di fare.

Conclusioni

Your Eyes Tell è una pellicola pensata per giocare con le regole del melodramma così da estremizzarne l'aspetto action e adoperarlo per un racconto mitico, disperato e suburbano in grado di rivolgersi ad un pubblico trasversale. Un titolo che, pur conservando il cuore del genere di appartenenza, viaggia tra immaginari e cinema differenti e si presenta complesso e intrigante.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Le prove dei due protagonisti con il loro gioco di sguardi.
  • La sceneggiatura è ben legata, nonostante i tanti toni.
  • Ottimo l'uso dei codici del genere.

Cosa non va

  • Il titolo non è per chi non ama i melò.
  • La voglia di estremizzare gli archetipi a volte crea ridondanza.