Terzo film "londinese" per Woody Allen che torna dopo Match Point e Scoop ad ambientare un film nella metropoli europea che meglio si adatta alle nuove esigenze stilistiche e drammaturgiche del regista americano, sempre più orientato verso tematiche dal respiro tragico e attraversato da uno spirito dostoevskiano che, con sempre minore ironia, affronta tematiche a lui care come il senso di colpa, l'imprevedibilità del destino, il delitto e il castigo. Cassandra's Dream, questo il titolo dell'ultimo lungometraggio del cineasta settantunenne, racconta della sorte che lega a doppio taglio due fratelli londinesi, Terry e Ian, rispettivamente interpretati da Colin Farrell ed Ewan McGregor. Due perdenti, la cui aspirazione a una vita migliore si scontra contro un favore che il ricco e potente zio Howard (Tom Wilkinson) richiederà loro in cambio come contropartita: un favore che ha i contorni di un macigno. Le due star erano presenti a Venezia insieme allo stesso Allen e a una delle due interpreti femminili, l'emergente, affascinante, Hayley Atwell, che nel film è Angela, la donna che fa perdere la testa al personaggio di Ewan McGregor. Nel corso della conferenza stampa sono stati sviscerati i temi cardine della pellicola, con qualche piccolo accenno al progetto spagnolo di Woody Allen, le cui riprese in Catalogna sono terminate da appena 5 giorni
Woody Allen, Cassandra's Dream è il nome della barca che i due fratelli comprano insieme all'inizio del film, la quale avrà un ruolo fondamentale nello scioglimento dello sviluppo narrativo. Il film è incentrato sull'importanza che questo nome eserciterà sul destino dei due protagonisti oppure è un film che vuole mostrare come imprenditori cinici quali il personaggio dello zio Howard (Tom Wilkinson) e di Ian (Eawn McGregor) siano più cattivi rispetto a un giocatore incallito come l'altro fratello Terry (Farrell)?
Woody Allen: Nessuna delle due ipotesi. Il film è la storia di due giovani simpatici e carini che, a causa delle loro debolezze e ambizioni, vengono intrappolati in una situazione tragica, che più grande di loro. Sono stati cresciuti in un ambiente decoroso, ma la vita e le loro azioni li conducono verso una fine tragica.
Match Point, Scoop e Cassandra's Dream formano un'ideale trilogia dell'omicidio. Come mai le interessa così tanto quest'argomento?
Woody Allen: L'omicidio rappresenta una stampella di base del dramma e sono sempre stato interessato a questo aspetto oscuro della tragedia. L'omicidio è uno degli strumenti più utilizzati da cineasti, scrittori, drammaturghi, dai tragici greci, Shakespeare, fino ad arrivare ai suicidi nelle opere di Arthur Miller. L'omicidio fornisce la possibilità di raccontare una storia che attragga e sappia mantenere l'attenzione del pubblico e, al contempo, permetta di esplorare le debolezze dell'animo umano fino al compimento estremo.
Il rapporto che lega i due fratelli, Ian e Terry, non può che far pensare a Caino e Abele. E' stata una scelta consapevole?
Woody Allen: Il fatto che poi il complotto centrale avvenga in un giardino contribuisce a ricordare l'episodio, ma non si è trattato di un'azione deliberata. Le mitologie bibliche che ho avuto modo di leggere in passato sono emerse inconsapevolmente nella scrittura.
Lei si è innamorato di Londra. Che differenze trova nel processo cinematografico rispetto a New York?
Woody Allen: Mi piacerebbe girare un altro film a Londra: è un posto seducente dove abitare per un lungo periodo. Le condizioni cinematografiche sono ideali per il tipo di fotografia che piace a me, e anche per l'alto livello di professionalità degli addetti ai lavori. Londra e New York sono due centri cosmopoliti che hanno in comune molti elementi. Queste grandi città condividono, infatti, un alto livello di sofisticazione e, per questo, non è dissimile girare un film a Londra piuttosto che a New York.
Ritiene che il suo cinema sia cambiato in questi ultimi anni?
Woody Allen: Non penso che i miei film siano cambiati in modo radicale. E qualsiasi idea mi venga in mente la metto in pratica, che sia un'idea tragica oppure una commedia. Il film girato a Barcellona sarà una comedy-drama, un film romantico con alcuni aspetti divertententi.
Questo prossimo film segnerà la sua terza collaborazione con Scarlett Johansson, che sembra essere diventata ormai la sua musa ispiratrice. Come paragona questa intesa professionale a quella che nel passato ha avuto con Diane Keaton?
Woody Allen: Io e Scarlett ridiamo quando leggiamo che lei è la mia Musa, perché non è vero. Con Diane Keaton, con cui ho girato otto-nove film, non ricordo bene, ho sempre recitato accanto a lei perché tra noi c'era una chimica molto forte e ci divertivamo a recitare insieme. Scarlett non ha bisogno di me come spalla. E' una giovane attrice fantastica, bella, di talento e con un radioso futuro, ma non ho mai pensato a lei come a una musa ispiratrice.
E come si è evoluto il leit-motiv del senso di colpa all'interno della sua filmografia?
Woody Allen: Ho sempre lottato con il senso di colpa che si presta a due versioni: un sentimento che si può esagerare, in maniera divertente, come ho fatto soprattutto all'inizio della mia carriera; oppure legarlo al lato tragico dell'esistenza. Una prospettiva sulla colpa, quest'ultima, che diventa davvero una cosa seria e viene utilizzata per sottolineare un punto di vista morale su questi personaggi, come Terry e Ian, torturati e ossessionati dal senso di colpa. E' una struttura tragica vedere due ragazzi provenienti dallo stesso background affrontare in maniera così diversa lo stesso avvenimento.
Perché la scelta è caduta sul legame tra fratelli e come mai proprio Ewan McGregor e Colin Farrell?
Woody Allen: In tanti miei film ho parlato del rapporto uomo-donna. Qui invece mi sono concentrato su quello tra fratelli, perché pensavo fosse interessante rappresentare come si possa essere far dipendere i propri sogni da un membro della famiglia, e in particolare da un personaggio che, come controparte, è capace di chiederti un favore tragico. Ho sviluppato i personaggi, cercando di descriverli al meglio, ma tutti gli attori hanno dato moltissimo al film. Un contributo che non proveniva dalla sceneggiatura, ma dalla personalità e dalla partecipazione degli interpreti stessi. I personaggi in questo caso vivono, non sono più scritti solo sulla carta.
Invece per gli attori, come è stato il rapporto con il maestro?
Ewan McGregor: Da sempre volevo lavorare con Woody Allen. Abbiamo girato in tempi brevi, costringendoci a dare a il meglio in scene girate spesso in un'unica sequenza, con molto dialogo e poche possibilità di ripetizione. Tanto che io e Colin abbiamo realizzato diverse prove prima delle riprese vere e proprie, anche durante le sedute di trucco. Woody Allen ci diceva di sentirci liberi di cambiare le battute, mentre noi non volevamo cambiare alcuna battuta del copione.
Colin Farrell: La penso esattamente come Ewan. E' stato straordinario girare per sei settimane e mezzo nell'estate londinese, con una grande pace sul set e una totale mancanza di auto-celebrazione.
Hayley Atwell: Ho lavorato a questo film un anno dopo essere uscita dalla scuola di teatro e non potevo sperare in un'introduzione migliore alla mia carriera. Si respirava sul set un senso ludico e di umiltà. Ci si sentiva a nostro agio, anche se naturalmente, vista la preparazione perfetta improntata da Woody Allen, ci si aspettava altrettanta precisione da tutti noi.
Colin Farrell, come ti sei sentito a dover interpretare un personaggio per una volta fragile, e non duro e a tutti i costi eroico?
Colin Farrell: E' stata una liberazione per me cogliere l'essenza dell'uomo della strada perché io stesso mi sento un uomo comune, sebbene il personaggio di Terry non sia necessarimente quello che mi assomiglia di più, tra quelli che ho interpretato fino ad ora. Si è trattato di un percorso liberatorio verso la libertà.
Un'ultima domanda per Woody Allen. Esaminando le sue ultime opere, emerge una parabola dell'esistenza che da comica converge sempre più verso la tragedia. E' questo il nostro destino?
Woody Allen: La vita è un avvenimento tragico, un caos con delle oasi, dei momenti comici, di piacere e di divertimento. Anche se i miei punti forti all'inizio vertevano più sul lato comico, ho sempre voluto essere uno scrittore di tragedie e ora che sono più vecchio posso farlo, con una visione cupa e pessimista della condizione e del destino umano.