È il tema del momento, ma è anche uno strumento che si sta inserendo con velocità e prepotenza delle nostre vite. Proprio per questo, per la rapidità con cui si sta diffondendo ed evolvendo, è un tema difficile da trattare: si rischia di essere obsoleti rapidamente e di non fornire al pubblico quell'approfondimento che si può aspettare e che desidererebbe avere. Per questo ci ha stupito Wider than the Sky, il documentario firmato da Valerio Jalongo che è stato presentato in anteprima come special screening alla Festa del Cinema di Roma e che sarà prossimamente al cinema distribuito da Wanted: perché il regista non si concentra solo sulla sfida tecnologica che l'IA rappresenta, ma anche sul mistero umano e il rapporto, destinato a mutare, con conoscenza e creatività.
Un approfondimento costruito grazie a una produzione internazionale e in collaborazione con la comunità scientifica europea dell'Human Brain Project, mettendo al centro dell'indagine pensatori e innovatori di fama mondiale, personalità in grado di aggiungere valore a un discorso così difficile da trattare e che nel film si sviluppa mostrando anche i punti di contatto tra ricerca neuroscientifica, arti performative e robotica.
Al di là della fantascienza
Abbiamo chiesto a Valerio Jalongo di spiegarci le scelte fatte nella costruzione di Wider than the Sky - Più grande del cielo, nell'approccio adottato per il suo documentario sull'intelligenza artificiale. "Quando si racconta qualcosa che riguarda il futuro, siamo spesso condizionati dall'immaginario che deriva dalla fantascienza, a immaginare una cosa un po' alla Blade Runner, con le luci blu, la pioggia, una sensazione di inquietudine. Questo aspetto dispotico non va ignorato, ma per fortuna l'intelligenza artificiale può essere qualcosa di molto diverso e dipenderà da noi, soprattutto dai ragazzi e dai giovani, come questa tecnologia evolverà." Come sempre, non è lo strumento a poter essere buono o cattivo, ma il suo utilizzo.
"Per me è stata una esigenza identitaria" ha continuato Jalongo, "nel senso che ci sentiamo sempre più in scacco da queste tecnologie e ci viene da chiederci 'noi dove siamo?', cioè 'cosa ci rende umani?'" Questo perché, sottolinea Jalongo, l'evoluzione sta andando in una direzione diversa da quella che ci si aspettava. "Quando ho iniziato a interessarmene nel 2020, nessuno si aspettava che sarebbe andata a sovrapporsi al lavoro che era considerato della parte superiore del nostro intelletto." Perché se è vero che si stanno sperimentando auto a guida autonoma e che in alcune città americane c'è un servizio di taxi disponibile per tutti con guida autonoma, è ugualmente vero che i lavori intellettuali stanno avendo grandi ripercussioni dall'uso dell'IA.
L'impatto dei Large Language Model
Se però l'integrazione dell'IA in servizi come quello suddetto di taxi o dei trasporti richiede degli investimenti economici importanti, e quindi richiederà un certo tempo per essere implementato in modo massiccio, i Large Language Model come ChatGPT o Gemini "sono più accessibili e ogni giorni centinaia di milioni di persone li stanno usando. C'è una trasformazione in atto, che è anche positiva se non ci fossilizziamo sul fatto che i ragazzi copiano e non lavorano, ma è un problema di prospettiva. Anche Platone parlava male della scrittura in fondo, no?"
Un nuovo strumento al servizio di tutti che ha una particolarità diversa dagli altri: "impara a una velocità incredibile, impara in maniera ricorsiva e a migliorarsi, quindi molto presto supererà le facoltà umane. E questo ovviamente va governato, per evitare che si metta contro di noi." Uno strumento usato sempre di più, forse perché abbatte le barriere tra uomo e tecnologia, perché con un tool di IA ci puoi dialogare per raffinare il risultato prodotto, come con un proprio pari.
La sorpresa di OpenAI
Un aspetto molto interessante di Wider than the Sky è il lavoro di Human Brain Project e il discorso relativo alla mappatura del cervello umano. "In OpenAI, i creatori di ChatGPT, non si aspettavano che funzionasse così presto e così bene" ci spiega ancora Valerio Jalongo, "e questo lancia un'ombra molto misteriosa su come funzionino questi LLM. Perché se chiediamo ai creatori di questi sistemi di intelligenza artificiale cosa succede esattamente, perché riesce a rispondermi in questo modo, non sono in grado di dirti esattamente cosa succeda, perché è talmente complesso che non sono in grado di ricostruire il funzionamento esatto. E questo crea un parallelismo con il cervello umano: non siamo in grado di ricostruire come funziona il pensiero umano, forse non lo saremo mai."
Un parallelo molto interessante da cui prende le mosse il film, da un'indagine sul mistero che è l'essere umano e che "in qualche modo si sta replicando e rispecchiando in scala gigantesca in quella che io chiamo intelligenza collettiva. Non credo che dovremmo chiamarla intelligenza artificiale, facendolo facciamo un po' un favore a Microsoft, a OpenAI e Meta, perché in realtà funziona solo perché hanno rubato tutto quello che c'era da rubare dai nostri dati, dalle nostre opere d'arte, dai nostri libri di storia e dai giornali tutto quello che è legato alla nostra vita. È un'intelligenza collettiva e in quanto tale profondamente umana."
I pericoli dell'IA
Con questa interessantissima suggestione in mente, ci leghiamo a una cosa che viene detta nel documentario e che ci ha lasciato con un senso di inquietudine: ovvero che stiamo affidando porzioni consistenti delle nostre esistenze a strumenti di cui non capiamo esattamente in funzionamento. Come evitiamo che questo possa diventare un pericolo? "Su questo ho un'idea molto chiara" ci ha spiegato Jalongo, "che mi sono fatto parlando con molti esperti nella Silicon Valley, con professori e autorità del campo: penso che la cosa più importante sia strappare l'intelligenza artificiale alla guerra tra Cina e Stati Uniti, perché il motivo per cui gli USA non vogliono regolamentare l'IA è perché hanno paura di essere superati dai Cinesi. L'Europa come sappiamo sta cercando di regolamentare ed è una posizione condivisa anche da alcuni dei creatori di questi sistemi, che più di altri sono consapevoli dei pericoli che l'intelligenza artificiale senza regole può produrre."