Werner Herzog e lo sguardo nell’abisso: i suoi migliori film, da Aguirre a Nosferatu

Cineasta audace e visionario, Werner Herzog ha esplorato il conflitto tra uomo e natura, tra ragione e follia: ripercorriamo i film più importanti della sua lunga carriera.

La civilizzazione è come una sottile lastra di ghiaccio sopra un profondo oceano di caos e oscurità.

Werner Herzog
Un ritratto di Werner Herzog

Into the Abyss, il titolo di uno dei suoi più apprezzati documentari, è anche un'espressione che sintetizza con efficacia il nucleo del cinema di Werner Herzog: l'esplorazione dell'oscurità, degli abissi, del territorio misterioso che si trova a distanze siderali dalla superficie. E che si tratti della natura più selvaggia o degli anfratti reconditi dell'animo umano, il regista tedesco ci ha condotto più e più volte in questi viaggi estremi e irti di insidie: in alcuni casi appellandosi alla finzione, in altri adoperando gli strumenti del documentario e spesso miscelando i due linguaggi, in un costante gioco di riverberi tra invenzione e realtà. Quale maniera migliore, del resto, per rappresentare il caos che sembra dominare l'intero universo? Soprattutto laddove l'universo stesso, nella visione di Herzog, diventa il riflesso della condizione umana e dei nostri conflitti interiori.

Herzog Kinski
Aguirre, furore di Dio: Werner Herzog e Klaus Kinski sul set

Nato il 5 settembre 1942 a Monaco di Baviera, ma cresciuto nel piccolo villaggio di Sachrang, fra le Alpi Bavaresi, Werner Herzog trascorre l'infanzia e la giovinezza a diretto contatto con la natura del luogo. La povertà del contesto sociale e l'assenza di servizi quali l'acqua corrente o le linee telefoniche gli fanno sperimentare infatti una realtà ben lontana da quella del Boom economico, e più vicina semmai allo stile di vita rurale del secolo precedente: un imprinting che, in qualche modo, influirà sulla sua futura carriera di regista, intrapresa a partire dagli anni Sessanta. Il suo primo lungometraggio, Segni di vita, partecipa al Festival di Berlino 1968 (dove riceve un premio speciale) e già mette in luce uno dei temi-chiave della filmografia di Herzog: l'esplosione di una follia che dà forma agli impulsi più violenti dell'essere umano.

Nosferatu Herzog
Nosferatu, principe della notte: Isabelle Adjani e Klaus Kinski

Autore straordinariamente prolifico, in oltre mezzo secolo Werner Herzog ha firmato una ventina di opere di fiction per il cinema e più di trenta documentari per il grande e il piccolo schermo, a cui si aggiungono numerosi cortometraggi e regie teatrali e perfino diverse apparizioni in qualità di attore (la più recente nella serie sci-fi The Mandalorian). Un'attività dal ritmo infaticabile che testimonia in primo luogo la sua bulimica curiosità nei confronti del mondo, della natura, degli esseri umani e, ovviamente, del cinema stesso. Difficile selezionare solo pochi titoli all'interno di un corpus tanto ampio e variegato, ma per rendere omaggio agli ottant'anni di Werner Herzog abbiamo deciso di segnalare, in ordine cronologico, quelli che sono ritenuti i migliori film del suo multiforme percorso artistico.

1. Aguirre, furore di Dio

Aguirre
Aguirre, furore di Dio: un'immagine di Klaus Kinski

Considerato dalla critica il capolavoro di Herzog, nonché la sua pellicola più rappresentativa, Aguirre, furore di Dio, del 1972, si propone come un angosciante affresco della tracotanza dell'uomo nei confronti della natura e della sua ossessione di dominio, destinata a sfociare inesorabilmente nell'illusione e nella pazzia. A incarnare questo fatale senso di hybris è il personaggio del titolo, il conquistador Lope de Aguirre, che alla metà del sedicesimo secolo si inoltra, insieme a una quarantina di uomini, in una pericolosa spedizione lungo il Rio delle Amazzoni, con l'obiettivo di localizzare la leggendaria città di El Dorado. Davanti alla cinepresa di Herzog, l'avanzata nella giungla amazzonica si trasforma in una devastante odissea che vedrà emergere sempre di più la ferocia di Aguirre e la sua cieca determinazione; e a interpretare il comandante spagnolo è un memorabile Klaus Kinski, che da lì in poi sarà l'attore-feticcio del regista.

2. L'enigma di Kaspar Hauser

Kasparhauser
L'enigma di Kaspar Hauser: un'immagine di Bruno S.

Altra pellicola ispirata a una storia vera, L'enigma di Kaspar Hauser approda nei cinema tedeschi nel 1974 e l'anno seguente si aggiudica il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, consacrando a tutti gli effetti Werner Herzog fra i grandi talenti del Nuovo Cinema Tedesco. Il personaggio eponimo, vissuto in Baviera nella prima metà dell'Ottocento, è un ragazzo che compare all'improvviso nella piazza di Norimberga, sa pronunciare un'unica frase e non ha assolutamente alcuna esperienza della civiltà, ma in compenso è in grado di scrivere il proprio nome: Kaspar Hauser. Impersonato da Bruno S., un musicista di strada che non aveva mai recitato prima di allora, Kaspar viene dipinto da Herzog come un individuo 'alieno' alla comunità umana e costretto per la prima volta, in età adulta, a confrontarsi con i vari campi dell'educazione e con le regole di una collettività incapace di comprenderlo e di accettarlo appieno.

3. Nosferatu, principe della notte

Nosferatu
Nosferatu, principe della notte: un'immagine di Klaus Kinski

Presentato al Festival di Berlino 1979 e rivelatosi il suo maggiore successo di pubblico, Nosferatu, principe della notte costituisce il personale omaggio di Werner Herzog al mitico Nosferatu il vampiro diretto nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau, basato a sua volta sul romanzo Dracula di Bram Stoker. È Klaus Kinski a dare corpo, sguardo e, in questo caso, anche voce al Conte Dracula, il non-morto che dai Carpazi approda nella Germania settentrionale dopo aver imprigionato l'agente immobiliare Jonathan Harker (Bruno Ganz) e che prenderà di mira la sua giovane moglie Lucy (Isabelle Adjani). Se il vampiro di Kinski ed Herzog, privo di qualunque traccia di fascino maudit, ci appare come una mostruosa creatura zombiesca, la storia di Nosferatu, principe della notte si propone nel complesso come il racconto allegorico di una società al collasso, in procinto di essere consumata da pulsioni di morte - la peste dilagante nella città costiera di Wismar - che avranno il sopravvento sulla razionalità e la legge.

Nosferatu il vampiro: una sinfonia dell'orrore lunga un secolo

4. Fitzcarraldo

Fitzcarraldo Film
Fitzcarraldo: un'immagine di Klaus Kinski

Un altro, serrato braccio di ferro tra uomo e natura, contrassegnato da un autentico delirio di onnipotenza: è l'impresa compiuta dall'irlandese Brian Sweeney Fitzgerald, che agli albori del ventesimo secolo decide di piegare la giungla amazzonica alle esigenze del proprio concetto di civilizzazione, ma in parallelo è pure l'impresa dello stesso Werner Herzog, che per coronare il sogno del suo Fitzcarraldo si imbarca in una lavorazione travagliata e logorante, segnata da gravi incidenti sul set, dalla malattia di Jason Robards Jr, scelto come protagonista ma costretto ad abbandonare le riprese, e dalle tensioni crescenti fra Herzog e Klaus Kinski, ingaggiato in corso d'opera per sostituire Robards. Completato finalmente nel 1982 e ricompensato con il premio per la miglior regia al Festival di Cannes, Fitzcarraldo resta probabilmente il film più ambizioso di Herzog, nonché il più emblematico nell'esprimere il titanismo che accomuna il regista tedesco ai suoi personaggi più celebri.

5. Grizzly Man

Grizzly Man
Grizzly Man: un'immagine del film

Dal cinema di finzione passiamo poi a quello del reale, che conta decine e decine di titoli dedicati agli argomenti più disparati: dai primi 'diari' sull'Africa alla guerra civile in Nicaragua (La ballata del piccolo soldato), dalla Guerra del Golfo (Apocalisse nel deserto) all'Antartide (Encounters at the End of the World), dalle pitture rupestri (Cave of Forgotten Dreams) alla pena di morte negli Stati Uniti (Into the Abyss). Ma è nel 2005, con Grizzly Man, che Werner Herzog dirige uno dei suoi documentari più acclamati: una cronaca in presa diretta della storia di Timothy Treadwell, un esploratore che trascorse gli ultimi anni della propria vita nel parco nazionale di Katmai, in Alaska, nel territorio abitato dagli orsi grizzly. Rielaborata attraverso gli occhi di Herzog, la vicenda di Treadwell assume così i contorni di una nuova parabola sull'inesaudibile desiderio dell'uomo: quello di una totale compenetrazione con una natura 'matrigna', e pertanto impossibile da controllare e da sottomettere.

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