Scrivendo la recensione di Way Down - Rapina alla Banca di Spagna, heist movie che in Italia arriva direttamente su Sky (e prima dell'uscita in Spagna, paese natale del regista), ritroviamo all'opera il cineasta catalano Jaume Balagueró, da diversi anni una delle firme più apprezzate nel panorama di genere in Europa, principalmente in ambito horror (ha vinto tre premi diversi al Festival di Sitges tra il 1994 e il 2007). Con questo, il suo nono lungometraggio per il cinema (al netto dell'uscita direttamente in TV/streaming in alcuni paesi), si allontana dalle sue consuete atmosfere intrise di brivido e si dà a qualcosa di più leggero, dove c'è la suspense ma in ottica tutt'altro che orrifica, rifacendosi agli stilemi di un Ocean's Eleven con l'idea di un caveau teoricamente inespugnabile. E di quella tradizione molto angloamericana c'è anche gran parte del cast e della lingua, che è di predominanza inglese (solo pochi momenti sono in spagnolo, e nel cast l'unica presenza locale di peso è quella di Luis Tosar, che ha già lavorato con Balagueró in altre occasioni).
Alla ricerca del tesoro perduto
Way Down - Rapina alla banca di Spagna inizia con una disputa territoriale per un tesoro sommerso, rivendicato dalla Spagna e ora custodito nel caveau della sede centrale della Banca di Spagna, a Madrid. Tale caveau è stato progettato per essere inaccessibile ai non autorizzati, grazie a un sistema di sicurezza ingegnoso ma anche un po' crudele: in caso scatti l'allarme, l'intero caveau verrà sommerso, e gli intrusi moriranno per annegamento. Walter (Liam Cunningham), la cui azienda aveva riportato in superficie la nave su cui si trovava il tesoro, non intende darla vinta al governo iberico, e decide così di reclutare un giovane ingegnere, Thom (Freddie Highmore), tra i migliori del suo corso di laurea a Cambridge. A lui spetta il compito di capire come ingannare il meccanismo interno che altrimenti ucciderebbe l'intera squadra messa in piedi da Walter. Come se non bastasse, l'arco di tempo a disposizione è limitato: siamo nel periodo dei Mondiali di calcio 2010, e il colpo va portato a segno entro la finale, dato che tutti saranno impegnati a seguire la partita.
Un'altra rapina spagnola
Difficile non pensare, anche solo per il bersaglio comune della Banca di Spagna, a La casa di carta, la serie iberica che è divenuta uno dei più grandi fenomeni popolari degli ultimi anni grazie a Netflix, che ha commissionato le ultime tre parti della serie dopo la messa in onda iniziale sul piccolo schermo spagnolo. È un accostamento che viene spontaneo, e purtroppo a discapito del film, perché al netto di tutte le falle narrative dello show di cui sopra, esso poteva avvalersi di un certo fascino "di serie B", tra usi di Bella ciao e figure inspiegabilmente cult come quella del Professore. Figure che nel film di Jaume Balagueró, in passato anch'egli creatore di presenze memorabili (basti pensare ad Angela e alla Niña Medeiros in Rec e i suoi vari seguiti), vengono a mancare del tutto, in parte per lo scarso entusiasmo delle performance (gli unici a mettercela veramente tutta sono Cunningham e Luis Tosar), in parte per una sceneggiatura elementare e svogliata a cui il regista, non coinvolto nella scrittura, non ha saputo dare quel tocco tipicamente suo, visionario e un po' folle.
Balaguerò e Plaza ci raccontano REC 2
Rimane un impianto action piuttosto solido, con cui Balagueró dimostra di essere in grado, per lo meno sul piano formale, di sapersi destreggiare anche fuori da generi a lui solitamente attribuiti, ma non basta una manciata di macrosequenze ben costruite per dare l'energia necessaria a un meccanismo che procede con il pilota automatico, senza mai deviare anche minimamente da un percorso votato allo stretto indispensabile. Nella tradizione di Ocean's Eleven e compagnia bella non manca neanche l'indizio su dove potrebbe andare a parare un possibile sequel, ma anche qui sa tutto di automatismo, senza quel qualcosa in più che potrebbe promettere un divertimento maggiore. E da quel punto di vista non è forse poi così male che il film, almeno da noi, finisca direttamente tra le offerte di Sky, perché al cinema un tale anonimato su schermo rischierebbe di spiazzare anche chi fosse lì senza sapere di chi è il nome in cabina di regia.
Conclusioni
Arriviamo in chiusura di recensione di Way Down - Rapina alla Banca di Spagna, sottolineando come si tratti di un thriller stanco e svogliato che neanche un regista del calibro di Jaume Balagueró riesce ad elevare al di sopra del mero lavoro su commissione, anonimo e insipido al netto di alcuni momenti action ben congegnati.
Perché ci piace
- La componente action non è del tutto da buttare.
- Liam Cunningham e Luis Tosar ci si mettono d'impegno come sempre.
Cosa non va
- Freddie Highmore è insolitamente privo di carisma.
- La scrittura è fin troppo elementare.
- Non c'è quel guizzo di divertimento che solitamente accompagna il genere.