Walter Hill, oltre I guerrieri della notte: “Il cinema di oggi è pigro. Gli Stati Uniti? Sono troppo divisi"

"Le serie tv hanno reso il pubblico più distratto. E la Marvel ha cambiato tutto". Ospite de Il Cinema in Piazza, mezz'ora di intervista sciolta con un regista capace di riscrivere il concetto di cult.

Walter Hill al parco della Cervelletta, in talk al Cinema in Piazza. Foto di Emilia De Leonardis

Tiriamo fuori il computer dalla nostra bag, non appena ci sediamo al tavolo di un albergo nel cuore di Trastevere. Walter Hill, accanto a noi per mezz'ora, sembra incuriosito e divertito dagli adesivi che colorano la cover del MacBook. "Yes, a lots of stickers", gli diciamo sorridendo, prima di iniziare una lunga intervista. Il regista è arrivato a Roma per "raccontare" il suo capolavoro I guerrieri della notte, in occasione della proiezione - gremita, come sempre - al Parco della Cervelletta, targata ovviamente Il Cinema in Piazza.

I Guerrieri Della Notte
Una scena de I guerrieri della notte

Hill, ottantatré anni e una filmografia che ha tagliato verticalmente ogni genere, riscrivendo il concetto di cult, ragiona diversi secondi prima di rispondere alle domande, guardandoci negli occhi. Con lui partiamo dallo stato dell'arte del cinema americano, e finiamo per chiedergli, invece, come se la passa - socialmente e politicamente - il suo Paese. Lo stesso Paese che ha raccontato nelle tante pellicole - da 48 ore a Danko, fino a Geronimo e Wild Bill -, sempre osservato con uno sguardo divergente, svincolato e, nemmeno a dirlo, originale.

Walter Hill: la nostra intervista

Walter Hill Roma Foto Emilia De Leonardis
Walter Hill a Il cinema in piazza. Foto di Emilia De Leonardis

Secondo lei, che stagione sta vivendo il cinema americano?
"Da regista dico che sta vivendo un periodo di trasformazione. Siamo nel centro caldo delle cose, puntellate dallo streaming. Netflix, le piattaforme... non è roba negativa, ma certo non è la forma filmica migliore. Diciamo che un buon film, ti porta ad una risoluzione, che può essere anche negativa, ma che ti conduce attraverso un'esperienza. Posporre una storia per otto settimane non è sempre positivo...".

La serialità sta quindi annacquando il cinema?
"La risposta è sì. Quarant'anni fa... Quando uscì Toro Scatenato, mi venne detto l'America stava perdendo il dono dei 90 minuti. Un tempo sufficiente per intrattenere, e poi per andare a cena e discutere del film. Se fai un film di due ore e mezza alcuni elementi attorno al film vanno perduti".

A proposito, Scorsese ha detto che non va più al cinema perché in sala c'è troppo chiasso. Che ne pensa?
"Innanzitutto, più invecchi e meno ci vai al cinema, da giovane andavo molto di più, sicuramente il pubblico è molto più maleducato e gretto... chiacchiera, è rumoroso... anche se I guerrieri della notte viene citato come un film che tira fuori la parte più selvaggia di noi!".

Walter Hill Guerrieri Della Notte
Walter Hill sul set di The Warriors

Possiamo dire che il pubblico oggi è troppo distratto?
"Sì... c'è sempre una tensione tra quello che cerchi di raccontare in una storia e quello che si cerca di trasmettere al pubblico. Come narratore sono importanti le decisioni giuste: cosa svelare e non svelare al pubblico. È attraverso queste decisone che il narratore esprime le proprie personalità, se poi ti fai troppe domande arrivi ad un foglio della sceneggiatura con una scena d'azione ogni cinque righe".

Kurosawa, la Marvel e Il Padrino

Fare oggi un film d'azione prevede effettivamente una certa canonicità
"In realtà le persone chiedono: come si scrive l'azione? Semplicemente è ciò che viene fuori, e penso al lato drammatico. Nei Guerrieri, i personaggi sono personaggi semplici, per scelta, come se fossero personaggi di un fumetto. Di conseguenza l'azione è semplice, l'azione deve corrispondere al loro mondo. Deve essere tutto consequenziale. Anche perché sono un regista vecchio stile, i film della Marvel hanno cambiato il mondo per come lo conoscevamo. Le battute sono divertenti ma le pallottole sono reali. Ecco, non è come nei film della Marvel, dove gli eroi non muoiono mai... E ti chiedo: preferisci vedere un film di Kurosawa o un film Marvel?".

Walter Hill Stallone
Insieme a Stallone

Se me lo chiede, oggi le dico un film di Kurosawa... E le chiedo io: lei è stato emblema della New Hollywood. Oggi Hollywood sembra pigra. Certo, poi Sean Baker, indipendente, vince l'Oscar...
"Sean Baker è bravo, ed è un mio amico. Devo dire che la risposta alla tua domanda è abbastanza semplice: coloro che finanziano i film lo fanno con l'idea di guadagnarci dei soldi. Dall'altra parte, chi fa i film deve sempre ricordarsi di essere partner del pubblico. Il pubblico ha determinate esigenze e richieste. Non si possono fare film pensando solo ai soldi, ma se guardi solo all'arte non incassi. E quindi c'è una combinazione da calcolare. Con un'eccezione: Il padrino. Da un punto di vista artistico è riuscito a parlare al grande pubblico".

I guerrieri della notte: un cult generazionale

Lei al Cinema in Piazza ha portato I guerrieri della notte davanti ad un pubblico giovane. Che effetto le fa aver diretto un film che scavalca le generazioni?
"Sono felice... è qualcosa che ho fatto oltre 40 anni fa. Il film è sempre stato esaltato e celebrato dai giovani, ma attaccato dai più grandi, perché poteva essere un esempio sbagliato. Ma il cinema non è didattica. La critica che veniva mossa riguardava la guerriglia tra le bande, trasformate in un fumetto. Secondo qualcuno si banalizzava il tema".

David Harris, Michael Beck, Brian Tyler e Deborah Van Valkenburgh in una scena de I GUERRIERI DELLA NOTTE
I protagonisti di Warriors. Sullo sfondo Coney Island

Che generazione racontava in quel film?
"Era un grido da parte della classi più basse, di coloro che sono privati di tutto. Il film veniva percepito come un problema sociale, ma solo perché le gang non venivano viste come parte di una vera tragedia. Non è una predica nei loro confronti, non esalta i valori della borghesia. Tuttavia nella disperazione di quei ragazzi c'è coraggio, c'è una presa di posizione".

Per chiudere... Secondo lei, come se la passano gli Stati Uniti d'America?
"Forse stai parlando con quello sbagliato. Siamo divisi, è chiaro. I due principali partiti sono disintegrati, non c'è rispetto né responsabilità verso i valori e le tradizioni americane. Ma non penso che non ci sia speranza. Credo si possano sistemare le cose. Chiaro, oggi stanno cambiando molte cose, ma non credo che i Padri Fondatori fossero delle figure negative, come viene detto adesso. Sembra lo stesso attacco che ricevette The Warriors. Voi in Italia vivete in un Paese dalla grande tradizione culturale. Noi abbiamo poco più di 200 anni. Ci siamo aggregati attorno ad un'idea, in Europa invece c'è stata una confluenza rispetto alla Storia".