È in onda dal 30 ottobre in prima serata su Rai 2 la nuova serie, coprodotta da Rai fiction e Pepito Produzioni, Volevo fare la rockstar, primo prodotto seriale a finire da mercoledì per intero in box set su RaiPlay, l'offerta on demand targata Rai. Questa non è, però, l'unica innovazione di cui si fregia questa fiction che, come affermeremo in questa recensione di Volevo fare la rockstar, tenta di portare novità e freschezza sfidando e scardinando, almeno in piccola parte, qualche stereotipo tipico delle produzioni di genere italiane. Durante le sei puntate di cui la serie è composta, il regista Matteo Oleotto mette in scena una commedia prevedibile ma efficace ambientandola nel nord-est italiano, una terra di confine a lui molto cara che ben si adatta a fare da palcoscenico per una vicenda moderna e, a suo modo, innovativa, ispirata all'omonimo blog (e successivo libro distribuito da Rai Libri) di Valentina Santandrea, giovane madre single che ha scelto il web per raccontare con tagliente ironia le sue esperienze.
Una trama prevedibile ma ben costruita
Olivia ha 27 anni, due figlie e tanti lavori per sbarcare il lunario. Rimasta incinta giovanissima, ha accantonato il suo sogno di mettere a ferro e fuoco con la sua musica i maggiori palchi europei per badare a Viola ed Emma, le sue due gemelle, e al fratello Eros, un adolescente problematico che, come lei, risente dei ripetuti abbandoni della madre Nadja. Una mattina, presa dalla stanchezza, Olivia ha un incidente che la costringerà a fare i conti con se stessa e con la vita che non ha potuto vivere, cercando di affrontare e superare la sua diffidenza verso il sesso opposto in un faticoso tentativo di conciliare il suo essere madre e giovane donna.
La storia è semplice e a tratti piuttosto prevedibile, anche se, nel raccontare le vicissitudini di questa famiglia disfunzionale, riesce con buon merito a dipingere uno spaccato il più possibile veritiero della società contemporanea e delle problematiche, non solo di una generazione, ma soprattutto di una provincia vittima dell'impoverimento dovuto alla post-industrializzazione che negli anni della crisi ha colpito diverse province italiane.
I personaggi, storie di provincia
Durante la conferenza Matteo Oleotto ha dichiarato: "La riuscita della serie è per la maggior parte merito della scrittura, così nuova, e al grande gruppo di attori" Se la trama, quindi, è ben scritta e pregna di contemporaneità, non posiamo affermare lo stesso per tutti i personaggi. Buona la caratterizzazione di Olivia, giovane madre single con due figlie e un fratello adolescente a carico, dei suoi problemi, delle sue fatiche, così come ci piace il personaggio di Francesco, padre imperfetto alla ricerca della stabilità emotiva per una figlia problematica. Promosso anche Eros, il fratello di Olivia che, con i suoi segreti e la sua incosciente inaffidabilità, disegna un personaggio a tutto tondo con cui empatizzare. Le note dolenti arrivano con i comprimari che inciampano in quegli stereotipi, tipici della fiction, che li rendono spesso macchiette, cedendo a un'ilarità scontata che non sempre funziona a dovere. Volevo fare la rockstar ha il pregio, però, di muovere bene le sue pedine usandole come specchio per mostrare di riflesso la vita di una provincia italiana vitale ma impoverita dalla crisi che ha tolto il lavoro a molti, spesso a intere famiglie.
Una serie imperfetta ma necessaria
Questa serie si presenta (ed in effetti è) come una lunga riflessione sulla crescita e la maturità, sulle responsabilità verso gli altri ma soprattutto verso noi stessi e quelle esigenze e desideri che troppo spesso rimangono sopiti, ricacciati in angoli bui del nostro essere in nome di quel bene superiore a cui votiamo la nostra quotidianità, che ci fa andare avanti giorno dopo giorno, ma al quale molte volte diamo più del dovuto.
Volevo fare la rockstar è quindi una serie imperfetta, ma innovativa e fresca, sia per la modalità in cui la storia è raccontata, sia per i temi che tratta, insoliti per la prima serata di Rai 2, ma necessari a una rete che vuole crescere e innovarsi, offrendo non solo intrattenimento ma anche spaccati di una società in naturale evoluzione, con quei problemi e difficoltà in cui è possibile riconoscersi ed empatizzare. La nuova fiction Rai risulta essere, quindi, un prodotto interessante del quale consigliamo la visione a chi ha voglia di vedere qualcosa di diverso nell'abitudinario palinsesto serale.
Conclusioni
Come affermato nella nostra recensione di Volevo fare la rockstar, questa fiction targata Rai risulta fresca e a suo modo innovativa, presentando una storia interessante e briosa nella troppo spesso abitudinaria tv generalista. Liberamente ispirata all’omonimo blog, si serve di una buona caratterizzazione dei personaggi principali per descrivere uno spaccato della società contemporanea: dalle problematiche giovanili all’impoverimento delle province nell’epoca della crisi. Nota dolente sono i personaggi secondari, stereotipati e poco interessanti.
Perché ci piace
- Una storia ben scritta, fresca e interessante.
- Una buona chiave narrativa che, attraverso i suoi personaggi, mostra uno spaccato delle problematiche che affliggono la provincia italiana.
- Personaggi principali vitali e ben caratterizzati.
Cosa non va
- Personaggi secondari che risentono degli stereotipi tipici della fiction italiana.