Recensione Le voyage en Arménie (2006)

Nonostante la lodevole cura con cui tratteggia i suoi personaggi, Le voyage en Arménie annega, sin dal principio, in un didascalismo piuttosto marcato, al limite della pedagogia antropoligicamente corretta.

(Volere) essere armeni

Dopo le chiacchierate mitterandiane e tanto cinema ambientato in Francia, Robert Guédiguian gira nella sua natale Armenia, per raccontare di Anna: cardiochirurgo di talento affiancata da una famiglia unita e premurosa, ma anche da suo padre Barsam testardo e orgoglioso, con cui mostra evidenti difficoltà di comunicazione. Diagnosticatagli una grave patologia cardiaca, Barsam rifiuta di operarsi, deciso a passare i suoi ultimi giorni nella sua nativa Erevan, cosrtingendo sua figlia a raggiungerlo e a scendere a patti con una realtà lontanna anni luce dalla Francia.

Nonostante la lodevole cura con cui tratteggia i suoi personaggi (la protagonista Ariane Ascaride in particolare, affiancata da un parco attori molto vicini al regista di origini armene) Le voyage en Arménie annega, sin dal principio, in un didascalismo piuttosto marcato, al limite della pedagogia antropoligicamente corretta. All'estremo opposto del criptico percorso meta-cinematografico dell' Ararat di Atom Egoyan, appesantito da un'intellettualismo fuori luogo, Guédiguian sembra così impegnato a fare un cinema intimo, tutto costruito sull'ipnotismo dei luoghi e dei volti e la calibratura delle parole che sembra non curarasi dell'alto rischio di patetismo e retorica insito nel suo discorso. Il percorso di Anna - con il suo passato di militanza comunista, spaesata e confusa in questa armenia post-sovietica abbandonata a sé stessa - alla scoperta della sua terra di origine, convince abbastanza per intensità psicologica ma irrita per rigidità narrativa. La progressiva crescita in lei del senso di appartenenza passa infatti per una serie di tappe di pedante schematismo, attivate dai personaggi che incontra sul suo cammino.

Durante il suo viaggio alla ricerca del padre, Anna infatti, avrà modo di imparare cosa significa essere armeni attraverso il confronto con una serie di personaggi fondamentali per il suo inserimento e la sua crescita. Dall'anziano Manouk, autista gentile con il monte Ararat nel cuore, alla giovane sconclusionata parrucchiera che sogna la Francia e per cui Anna è pronta perfino a impugnare la pistola. Dal cinico affarista Sarkis, abile a sfruttare l'anarchia economico-sociale armena, al medico coscenzioso; per finire con il personaggio centrale: l'educatore Yervanth, ex combattente ormai trapiantato in Armenia, quasi ossessionato dal volere illustrare a Anna la cultura, le tradizioni popolari e la bellezza fiera ma dimessa della travagliata Armenia. Ossessione condivisa da Guédiguian, autore di un cinema educativo e educato, dal chiaro intento sensibilizzatore ma dalle pratiche vetuste, e dalla drammaturgia televisiva. Fuori tempo massimo.