Unicorni e la libertà di una generazione (d'attrici): intervista a Viola Gabriele

Il teatro, il set e poi i compagni di scuola, l'emozione e l'evoluzione della ribellione: la nostra chiacchierata con un'attrice esordiente già matura, nel cast del nuovo film di Michela Andreozzi.

Viola Gabriele. Foto di Alessandro Pensini

Come dire, il primo film non si scorda mai. Così come non si scorda la prima intervista. Raggiungiamo al telefono Viola Gabriele - quasi diciassette anni, esordiente, nel cast di Unicorni di Michela Andreozzi - per chiacchierare con lei di cinema, di scuola, di libertà e di identità. L'attrice, decisamente giovane ma con un percorso teatrale alle spalle, interpreta nel film Diletta, sorellastra del protagonista, Blu, un bambino di nove anni che in casa si veste da ragazzina e preferisce giocare con le bambole piuttosto che giocare a calcio. I genitori, interpretati da Edoardo Pesce e Valentina Lodovini, sono aperti e permissivi, ma quando Blu decide di mascherarsi da Sirenetta per la recita scolastica le cose cambiano.

Unicorni Scena Film Edoardo Pesce Viola Gabriele
Unicorni: Edoardo Pesce e Viola Gabriele

Unicorni si basa tutto su una frase emblematica: "io voglio essere io". Un moto, un concetto generazionale, splendidamente libero, secondo Viola Gabriele: "In Unicorni si parla di genitori in crisi, di genitori che credono di avere le idee chiara, quando invece non le hanno, viene detto nel film", ci dice l'attrice, sciogliendo l'emozione parola dopo parola. "Il film gira attorno alla ricerca della felicità da parte di Blu. Non è un problema di genere, né di ideologia o di politica. Blu vuole giocare con le bambole, vuole vestirsi da femmina perché lo fa stare bene. È il fulcro del film, ma anche della mia generazione".

Unicorni: intervista a Viola Gabriele

Viola Gabriele Attrice
Una foto di Viola Gabriele. Credit: Alessandro Pensini

Unicorni, per Viola Gabriele, è - e ne siamo certi - l'inizio di un percorso. "Il primo giorno di lavoro ero incredula", spiega l'attrice, "Fino all'ultimo non avevo ben realizzato. Non sapevo bene come funzionasse la vita da set, tra trucchi e parrucco. Ero insicura e dovevo prendere la mano. Un'insieme di emozioni, bello corposo. C'era l'adrenalina e la paura di sbagliare. Tutto mischiato con l'emozione di stare su un set. In mezzo tanta voglia di provare e mettermi in gioco".

Viola frequenta lo storico Cine-Tv Roberto Rossellini, raccontandoci come ha vissuto l'esperienza del confronto con i suoi coetanei. "Ho dovuto prendere dei giorni di scuola, una settimana circa. Non ho saltato molto. A scuola il cinema lo viviamo in pieno, e quindi i miei compagni mi hanno fatto delle domande tecniche, diciamo. Fuori dalla scuola ho sentito forse più curiosità, c'è un entusiasmo curioso attorno al cinema". Ma come vivono il cinema, oggi, i diciassettenni? "Sono un'amante della sala. Mi piace andare al Cinema Troisi, è un luogo che adoro. Sono circondata da persone stimolate da questa magnifica arte. Conosco però tante persone che non al cinema non ci vanno. Oggi forse è tutto più accessibile, e un film lo guardano a casa. Personalmente, quando scelgo un film punto al cinema sperimentale, che ti lascia delle domande".

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Il concetto di ribellione secondo la Gen Z

Interessante lo spunto che arriva da Unicorni, in quanto il personaggio di Viola Gabriele rifiuta ogni tipo di etichetta. "Come generazione vogliamo sentirci più liberi. A volte ci sentiamo intrappolati nelle etichette. Altre volte le etichette ti danno perà sollievo. A livello di relazioni, beh, cerchiamo di abolirle, in altre situazioni è importante far capire cosa pensiamo, e quindi alcune etichette ci aiutano a sentirci parte di qualcosa. Quando ci mettono in difficoltà cerchiamo di rifiutarle, in nome di una sorta di libertà".

Unicorni Donatella Finocchiaro Viola Gabriele
Viola Gabriele insieme a Donatella Finocchiaro

Ma la ribellione, da un certo punto di vista, non è essa stessa omologazione? "La ribellione per noi è apparenza, forse, e per questo diventa conforme. La realtà del personaggio di Diletta è vicina a me, viviamo un cambiamento. Per esempio: con i miei genitori ho un bel rapporto, ma nel film ci sono classiche conversazioni tra me e mia madre. Non mi definiscono ribelle, non si è mai davvero ribelli fino in fondo. Però sperimento. La linea secondo me è sottile, c'è chi riesce ad essere ribelle e ribelle d'animo. Solo così la ribellione arriva fuori, portando un cambiamento".

Tra cinema e teatro

Viola Gabriele, ormai a suo agio, sta entrando (in)consapevolmente nel contesto della promozione che anticipa il film, e spiega infine quanto il mondo del cinema, per lei, sia vissuto in modo sfumato, quasi conflittuale. "Non sono abituata a certe cose. Le interviste, le foto... mi fanno sentire poco umile. Se devo essere sincera un po' mi spaventa. Sono approdata al cinema, è vero, ma vorrei restare nel mondo del teatro. Non voglio essere famosa, ma involontariamente la mia immagine sarà un poco più pubblica. Ho paura di non riuscire a far vedere agli altri cosa io sia davvero", e prosegue, "Il cinema porta una grande visibilità, ma nulla mi ha donato tanto quanto il teatro. È una forma di espressione diversa rispetto al cinema. C'è un rapporto diretto con il pubblico, ed esprimo meglio me stessa".