Per aiutare Jason e Cynthia a risolvere la crisi coniugale pressochè irreparabile in cui sono piombati, tre coppie di loro amici decidono di concedere ai due la possibilità di far rinascere l'amore accettando di partecipare tutti e otto insieme ad uno speciale pacchetto vacanza 'terapeutico' immersi nelle bellezze uniche della Polinesia francese. Si tratta di una settimana di relax e psicoterapia di coppia all-inclusive all'Eden, un resort da sogno sull'isola di Bora Bora in cui le coppie in difficoltà possono tentare di recuperare la passione e l'amore perduti seguendo il programma speciale e personalizzato che il famoso couple-whisperer Monsieur Marcel (Jean Reno) ha preparato per loro. Poche distrazioni, pochi divertimenti, zero attività accessorie: si mangia bene, ci ri rilassa e ci si concentra unicamente l'uno sull'altro. Una tariffa di gruppo a metà prezzo che darebbe a tutti loro la possibilità di staccare la famosa spina e di passare qualche giorno in un vero paradiso terrestre ma soprattutto darebbe a Jason e Cynthia la possibilità di scoprire se il loro matrimonio è veramente giunto al capolinea oppure se c'è ancora possibilità di un ritorno di fiamma. Joey e Lucy (Jon Favreau e Kristin Davis), il cui matrimonio è naufragato ormai tanto tempo fa, non hanno nulla da perdere e si preparano alla partenza, così come il neoseparato Shane e la sua nuova fiamma ventenne Trudy. Gli unici avere dei grossi dubbi sulla partenza sono Dave e Ronnie (interpretati da Vince Vaughn e Malin Akerman) una coppia felice che non ha mai avuto alcun problema e che ha costruito un legame solido fondato sull'amore sulla famiglia, e che alla fine non riuscirà a dire di no ai due amici in difficoltà accettando di lasciare i bambini con il nonno e concedendosi la luna di miele che non hanno mai avuto.
Prossimo alle nozze lui, dopo anni da scapolo ambitissimo sempre al centro del gossip a stelle e strisce, sposata ad un giovane italiano lei, Vince Vaughn e Malin Akerman recitano ne L'isola delle coppie nel ruolo di moglie e marito, innamorati l'uno dell'altra talmente presi dalla routine familiare, dalla casa e dai loro lavori che hanno ormai perso l'abitudine di divertirsi e di dedicarsi reciprocamente le attenzioni che in una coppia non dovrebbero mai mancare.Li abbiamo incontrati a Roma in occasione della presentazione della divertente commedia, campione d'incassi USA nello scorso weekend, accompagnati dal regista esordiente Peter Billingsley, grande amico e socio di Vaughn nella società di produzione Wild West Picture Show Productions grazie alla quale ha dato vita a tutte le sue commedie più famose (Ti odio, ti lascio, ti..., 2 single a nozze e Tutti insieme inevitabilmente. Nel cast anche l'attore e regista Jon Favreau, anche co-sceneggiatore e compagno da sempre di Vaughn, nei panni di un marito annoiato e senza stimoli in cerca di donne e di divertimento. L'isola delle coppie, una commedia dalle grandissime potenzialità al box office, sarà nelle sale a partire dal 4 dicembre prossimo distribuito da Universal, nel cuore della stagione natalizia a contendersi gli incassi con i cinepanettoni nostrani.
Girare un film così sarà stato divertente ma anche molto complicato, se pensiamo che Bora Bora è a circa 24 ore di aereo dall'Italia ci si rende conto di come questo magnifico posto sia in mezzo al nulla e senza alcun supporto tecnico. E' la vostra prima esperienza in location del genere?
Peter Billingsley: Abbiamo girato un mese sull'isola di Bora Bora, e i problemi da affrontare sono stati molti, ma li abbiamo risolti insieme, pensate che è stato il primo film girato in quel posto magnifico negli ultimi trent'anni. Per me è stata una sfida, ma solo perchè le condizioni tecniche in cui muoversi non erano le più comode. Un posto meraviglioso che ricorderemo tutti con grande piacere a prescindere da tutto.
Malin Akerman: Certo da parte mia sarebbe da ingrati lamentarsi per la lavorazione di un film che mi ha portato in un posto così straordinariamente bello. Un'isola paradisiaca in cui abbiamo anche nuotato con gli squali, cose che fai una volta nella vita e poi mai più, un' esperienza incredibile.
Vince Vaughn: E' stato un po' alienante in effetti recarsi in quei posti per noi abituati al caos cittadino, soprattutto il volo verso la location, che non era lontana da Los Angeles come dall'Italia ma è stato in ogni caso un viaggio interminabile. Ho dormito tutto il tempo e mi ricordo che quando mi sono svegliato era passato talmente tanto tempo che le hostess si erano cambiate di abito.
Vince Vaughn: Il film è andato molto bene nel primo weekend e non solo in America, e il motivo è semplicemente che io scrivo e interpreto i film che piacciono alla gente, in cui gli spettatori possono riconoscersi. L'ho fatto sin dall'inizio della mia carriera, da quel lontano 1996, anno in cui uscì Swingers da me interpretato insieme al mio amico Jon Favreau, che era anche autore dello script. Nessuno lo considerò all'epoca ma ad oggi è considerato uno dei film indipendenti più importanti degli anni '90, ed è stato omaggiato più volte. In questo film però c'è qualcosa di diverso, la mia idea era di rivolgermi alle famiglie, alle coppie, fare un film a favore dei figli e del matrimonio, un film che sottolineasse l'importanza di trovare oggi una persona con cui condividere la vita e la quotidianità. E' un film che esplora il rapporto di coppia in tutte le sue sfaccettature e in chiave comica, e la coppia è coppia ovunque, non solo in America.
Visto che oltre ad essere produttore del film è anche co-sceneggiatore, avrà sicuramente attinto alle sue esperienze personali per scrivere le scene più divertenti. Quanto è stato intenso il suo lavoro con i suoi compagni di squadra?
Vince Vaughn: Ho sempre scritto le sceneggiature di tutte le commedie che ho interpretato, ho sempre un po' improvvisato e un po' inventato, soprattutto in una commedia è importantissima la scrittura, bisogna pensare a quello che si fa mentre lo si fa, mi capita di recitare mentre scrivo e di scrivere mentre recito. La scena della seduta di yoga di gruppo per esempio è tratta da un episodio accaduto qualche anno fa, quando con una mia ex-fidanzata andai a seguire un corso di yoga. Trovavo assurdo che il maestro che doveva insegnarci a trovare finalmente il famoso equilibrio tra corpo e spirito sembrava avvicinarsi alle donne come se volesse accoppiarsi con loro, a tratti sembrava un incontro di wrestling, era tutto un po' strano, bizzarro, non mi pareva tanto divertente vedere la propria partner nelle mani di questo strano tipo un po' troppo macho. Mi sono ricordato di questa cosa e ci ho trovato un risvolto comico non indifferente.
Da quel 1996 quando Swingers venne presentato al Festival di Venezia, lei e Favreau come attori avete avuto un'evoluzione interessante, da due single impenitenti a Las Vegas a due uomini sposati con figli, ma sempre ugualmente capaci di far divertire il pubblico scrivendo, dirigendo e interpretando i vostri film senza mai sbagliare un colpo. Quanto è stato difficile per voi sviluppare negli anni questo concept di commedia e di vita?
Vince Vaughn: Venezia è stato uno dei pochi festival che accettò di ospitare Swingers e che riconobbe l'importanza dell'opera a suo tempo, per noi rimane uno dei ricordi più belli della nostra carriera. Io e Jon siamo stati sempre molto amici, veniamo da due famiglie unite e molto umili, sia io che lui abbiamo origini italiane, i nonni paterni e il padre di Jon erano immigrati italiani a New York, tutti insegnanti che vivevano nello stesso palazzo. Io sono nato a Chicago e i miei parenti erano agricoltori, mio padre è stato l'unico commerciante della famiglia. Quando io e Jon ci siamo conosciuti abbiamo capito di avere molto in comune, di essere figli della classe media americana e di grandi lavoratori, per di più ci siamo accorti di avere prospettive simili di vita ed è per questo che Swingers è stato importante, ha segnato un inizio vero per entrambi nel mondo del cinema. Quello era un periodo in cui uscivano film indipendenti 'fighetti', noi invece eravamo scorretti, grezzi, ci mostravamo in quel film per come eravamo, raccontavamo di ragazzi imperfetti che facevano i loro errori e vivevano situazioni normali in cui molti nella vita si sono ritrovati.
Come si è trovato un regista esordiente a lavorare con una coppia consolidata come Jon Favreau e Vince Vaughn?
Peter Billingsley: Credo che Vince sia quanto di più vicino ad un regista possa esistere. Siamo soci da molti anni, lo siamo stati per altre commedie di successo e abbiamo sempre preso decisioni tutti insieme. Per me avere il loro sostegno alla prima volta da regista è stato fondamentale. Poi mettiamoci che noi tre siamo anche molto amici e ci fidiamo l'uno dell'altro, in queste condizioni è assai più semplice esplorare e sperimentare, perchè so che alla fine ogni decisione importante verrà presa per il meglio del film da ognuno di noi. Quando non si ha esperienza di regia si ha di solito un po' paura ma io sono stato fortunato, essere loro amico mi ha reso tutto più semplice.
Malin Akerman: E' stato un sogno lavorare con loro, li ho sempre ammirati e guardati nei loro film e mi ero sempre molto divertita con le loro storie. Per questo ero molto elettrizzata all'idea di iniziare anche se ero un po' preoccupata del fatto che loro si conoscevano da molto e io invece ero 'nuova'. Invece ho trovato molta collaborazione da parte loro, mi hanno sostenuta, ed è stato importante per me perchè quando si è lontani da casa e si trascorre molto tempo insieme devi per forza trovare sintonia e serenità altrimenti non fai bene neanche il tuo lavoro. Abbiamo avuto modo di conoscerci approfonditamente, anche con le altre attrici, abbiamo instaurato rapporti di vera amicizia e questo ha reso il tutto più veritiero.
Vaughn, Lei non è mai stato sposato ma si ritrova ad interpretare un film che parla dei problemi delle coppie sposate, qual è a suo avviso il messaggio di fondo di questo film?
Vince Vaughn: Non c'è bisogno di vivere certe cose, siamo attori e il nostro lavoro è quello di interpretare personaggi diversi in situazioni diverse e in epoche diverse. Come uomo ho una personalità sfaccettata così come in veste di attore penso di essere piuttosto eclettico. Il messaggio che volevo trasparisse da questa storia sui rapporti di coppia è che non si possono risolvere tutti i problemi, non ci sono sempre risposte univoche o manuali ad aiutarci. Se non ti fermi a prendere fiato, a riflettere e non pensi a divertirti ogni tanto potresti perdere delle opportunità importanti, quella di vivere momenti indimenticabili con le persone che ami di più. La vita è un soffio, gli affetti vanno coltivati e alimentati, e a volte quando te ne accorgi può essere troppo tardi.
Nel film la vediamo nuotare in mezzo a squali veri, ma con gli squali di Hollywood ad inizio carriera come se l'è cavata?
Vince Vaughn: Io ho sempre fatto quel che mi andava di fare, scrivere sceneggiature e recitare era quello che volevo fare più di ogni altra cosa, non ho mai lavorato con persone che non mi andassero a genio, non mi interessava neanche frequentarle o parlarci. Facevo quello che mi piaceva, cercavo nuove idee e persone con cui creare qualcosa di importante per realizzare il mio sogno di fare film. Il lavoro è la cosa migliore per la vita di una persona, le difficoltà insegnano molto di più delle cose semplici, è questo uno dei grandi regali della vita. Col lavoro si impara a conoscere se stessi e il proprio potenziale, all'inizio è stato frustrante, non avevo nessuno che poteva aiutarmi economicamente ma alla lunga è stata la mia caratteristica vincente. Scrivere, recitare e produrre mi hanno aiutato a diventare un uomo migliore.
Com'è stata la sua esperienza con Todd Phillips? Tornerete a lavorare insieme?
Vince Vaughn: Mi è piaciuto moltissimo Una notte da leoni, ha avuto un ottimo successo e sono felice per lui. Quando ho lavorato con lui in Old School è stato bellissimo, per spiegarvi il suo film e il suo cinema userò una metafora musicale. Quelli erano anni in cui andava di moda il rock rozzo, quello dei gruppi emergenti come Motley Crue, i Poison, i Guns n' Roses, poi è arrivato Kurt Cobain e il rock ha iniziato a significare qualcosa di più. Per il suo cinema è stato un po' come per il rock, il suo era cinema di puro e semplice divertimento, scorretto e sbagliato, senza messaggi profondi, solo intrattenimento. Mi piace questo approccio, mi piacciono i suoi lavori, e lavoreremo senz'altro insieme ancora per divertirci con quel genere di film.
Vince Vaughn: Si mi piacciono molto, ma sono pericolosi se non li sai usare con moderazione. Rischi di affezionarti talmente a quel gioco e di non vedere più nulla. Perdi di vista la fidanzata, gli amici, il lavoro, smetti di fare tutto per settimane fino a che non hai finito il gioco e ti accorgi che c'è in qualche parte del mondo un ragazzo asiatico che l'ha finito prima di te e con risultati migliori. Giocare ai videogame è bellissimo ma non bisogna perdere mai il contatto con la vita reale.
Signora Akerman, lei ha lavorato sia in grandi produzioni che in film indipendenti, che differenze ha riscontrato a livello di lavorazione con registi di esperienza ed esordienti?
Malin Akerman: Se di fronte hai registi esperti come i fratelli Farrelly de Lo Spaccacuori, che nella loro carriera hanno diretto tante commedie è sempre tutto più semplice. Già dal primo giorno di riprese puoi capire se un regista sa quel che sta facendo o se non ha idea da dove iniziare. Il modo di lavorare è diverso, se non ho piena fiducia nei confronti del regista cerco di improvvisare e di prendere io l'iniziativa. Se al contrario se mi fido di chi sta dietro la macchina da presa, allora sento di avere in mano il mio ruolo e di poter dare il meglio al mio personaggio. Non dimenticate che anche io sono agli inizi ed è molto importante per me avere di fronte un regista di cui posso fidarmi. Con Peter è stato un po' fuori dal comune, non era un vero e proprio esordiente, ha una grande esperienza come produttore è uno che sa dare ma anche chiedere consigli. Nei film indipendenti poi si diventa come una grande famiglia, siamo pochi, l'atmosfera è più intima e tutti fanno un po' di tutto. Quando si lavora con i grandi Studios ci sono tanti soldi in ballo, ognuno ha il proprio camper e il proprio spazio e si lavora come in un mosaico. Resta il fatto che su ogni set è sempre una sfida, entusiasmante e nuova, questo è il bello del mio lavoro.
Finora ha partecipato solo a commedie sentimentali, è perchè è il genere che lei preferisce anche come spettatrice?
Malin Akerman: Mi piace vedere tutto come spettatrice, ma da attrice ad inizio carriera non hai molta possibilità di scelta, alla gente ero piaciuta in veste comica e mi hanno continuato ad offrire gli stessi ruoli, è difficile avere una parte oggigiorno, bisogna anche fare gavetta. Ora sto cercando di fare qualcosa di diverso ma non è facile perchè quando la gente si abitua a vederti in certi panni è difficile poi toglierteli di dosso, inevitabilmente vieni categorizzata. Il mio ruolo in Watchmen è stato per me una sorta di trampolino di lancio per provare a fare qualcosa di drammatico.
Pensa che ci sarà un seguito per Watchmen?
Malin Akerman: A mio avviso no, era un unico libro di fumetti e il grande Alan Moore non ci pensa nemmeno a scrivere un seguito di queste avventure. Si perderebbe gran parte dell'interesse per l'opera a mio avviso. D'altronde Alan odia Hollywood e i suoi remake e non ha tutti i torti: quando scrivi qualcosa dentro quell'opera c'è la tua anima e quando qualcuno ne fa qualcosa di completamente diverso può dare molto fastidio. Mi spiace che non abbia mai voluto vedere Watchmen al cinema, è a mio avviso un film straordinario, fatto da un grande fan come Zack per tutti i fan.
I progetti futuri di Malin Akerman sono quindi in ruoli drammatici?
Malin Akerman: Si, ho appena finito di lavorare in due film indipendenti molto emozionanti. Il primo è Bang Bang Club, ambientato in Sud Africa alla fine dell'apartheid e diretto da un regista esordiente con un passato da attivista alle spalle, interpreto il ruolo di una fotoreporter molto molto seria inviata in zona a documentare la situazione. L'altro è Happy Thank You More Please, una commedia nera dalle sfumature sentimentali in cui interpreto il ruolo di una donna affetta da alopecia universalis, un disturbo che impedisce a qualsiasi pelo di crescere sul corpo di chi ne è affetto, che non si vuole accontentare del primo che capita e cerca il Brad Pitt della situazione. E' un film scritto molto bene che racconta la storia di quattro protagonisti in cerca d'amore in mezzo a mille difficoltà umane e affettive. All'inizio mi era stato offerta la parte della fidanzata di uno dei protagonisti, ma era una cosa che avevo già fatto e ho deciso di lottare per avere uno dei ruoli principali. Quando la protagonista originale ha rinunciato per un impegno con una serie-tv ho lottato con tutte le mie forze per avere la sua parte e ce l'ho fatta. Non so se arriveranno mai in qualche festival ma spero che non passino inosservati.
Vince Vaughn: La mia idea di comicità non è quella in cui si mette il grande attore comico al fianco di una partner femminile che fa da spalla, guarda e sta lì ad ascoltare, mi piace che ci sia alchimia, interazione, che si creino situazioni di incomprensione e fraintendimento nel rapporto a due. Non importa che sia un uomo o una donna, l'importante è riuscire a creare situazioni estreme in cui tutti si possono indentificare, situazioni paritarie e comiche ma che abbiano un fondamento di realtà. L'importante è saperci ridere su tutto ciò.
Signor Vaughn, se attori comici di grande talento arrivano a prodursi e a scriversi i film da soli significa che Hollywood tende ad etichettare e che non offre possibilità di cambiamento?
Vince Vaughn: Beh in parte si, quando un ruolo funziona la gente ti vuole vedere sempre più impegnato in quei ruoli, s per quel che mi riguarda scrivendomeli da soli ho più ibertà di azione. Credo sia sempre importante seguire se stessi e il proprio istinto, non ho origini da comico o cabarettista o showman, mi sono evoluto nel tempo e ho sempre seguito quello che il cuore e la mente mi suggerivano, mi piace scrivere e continuerò a farlo.