Oggi a Venezia va in scena la grande storia. E proprio di storia, ma trasfigurata attraverso il punto di vista letterario e poetico di Albert Camus, parla Loin des hommes. Il film racconta gli albori della guerra franco-algerina dal punto di vista di un algerino di seconda generazione, figlio di genitori spagnoli nato e cresciuto nei pressi dell'Atlante, che si trova all'improvviso catapultato nel dramma del conflitto quando gli viene affidato un prigioniero da scortare fino in città affinché sia sottoposto a un processo. Il viaggio intrapreso dai due uomini attraverso il deserto rappresenta un momento di conoscenza, di scoperta reciproca, ma anche una dura presa di coscienza della situazione politica.
Loin des hommes è ispirato a un racconto breve di Camus. Viggo Mortensen, sguardo di ghiaccio, capello biondissimo, passa con nonchalance dall'inglese all'italiano per raccontare la sua esperienza sul set algerino. "Per preparami al film ho letto tutto quello che c'era da leggere di Camus e poi sono andato in Algeria, un paese che non conoscevo. Prima di girare ho trascorso del tempo con gli abitanti del paese, ho camminato, viaggiato, ho visitato i luoghi di cui Camus parla. Ho ascoltato la gente. Mi piace farlo sempre, quando possibile, è un modo per aprirsi. Voglio assorbire tutto senza dare giudizi. Non era strettamente necessario andare lì, ma ho voluto farlo lo stesso. Credo che il nostro sia un film sovversivo. Oggi non c'è niente di più sovversivo che mostrare amore e comprensione verso il prossimo. Nei diari di Camus ho trovato una frase in cui lo scrittore dice:"_Non sono fatto per la politica perché sono incapace di desiderare la morte del mio avversario". Questa frase mi ha spiegato tutto sul suo modo di pensare"_.
La guerra d'Algeria secondo Camus
A dirigere Loin des hommes è il regista francese David Oelhoffen, il quale spiega le difficoltà dell'adattamento del racconto di Camus. "Quando ho letto il libro non avevo in mente l'idea di fare un film sulla Guerra d'Algeria. Però la lettura mi ha evocato un'atmosfera western. C'è il deserto, un prigioniero, un carceriere che lo trascina con sé. In più c'è la difficoltà dell'impegno politico, di fare chiarezza in un mondo complesso. Ho seguito la traccia dei racconti di Camus perché sapevo di non poter essere fedele a questo racconto, perciò ho cercato di preservare lo spirito dell'autore. Volevo fare un film sulla difficoltà di impegnarsi politicamente in un mondo invaso dalla violenza. Dopo 60 anni giudicare il colonialismo dall'alto del nostro confort è difficile. Io non volevo giudicare, ma volevo concentrarmi sulla difficoltà di questo preciso momento storico. Volevo far vedere le cose proprio come si sono svolte".
Riguardo alle difficoltà linguistiche legate al personaggio, che parla un misto di arabo e francese, Viggo Mortensen spiega: "Per me la vera difficoltà era cambiare il mio accento francese. Alla fine era più facile imparare l'arabo da zero che modificare il mio francese. Però è stata una bella esperienza perché ho imparato tante cose, non solo sulle lingue, ma anche sull'Algeria. Mi piace apprendere cose nuove, l'importante è mantenere una mente aperta e saper cambiare secondo le necessità".
Un western morale
Daru, il personaggio interpretato da Viggo Mortensen, è una figura dotata di grande spessore, un uomo che cerca di applicare la giustizia, ma secondo la propria morale. Una figura portatrice di una dimensione mistica, di un afflato religioso. Anche David Oelhoffen ammette che "in effetti un legame di questo tipo esiste, ma non è una dimensione religiosa nel senso rigoroso. E' un personaggio che cerca di essere giusto, cerca di fare le cose al meglio. Si ritaglia uno spazio in cui fare ciò che ritiene sia il bene, ma la storia lo rincorre e lo costringe a cambiare".
Riguardo ai richiami al genere western, il regista aggiunge: "Non volevo fare un film western, ma sono gli elementi del racconto che portano il film in quella direzione. Questo è un cugino del western perché riguarda la storia europea. Più che nei paesaggi, il punto di contatto con genere è il problema della legge. Ci sono due leggi a confronto, quella europea e quella tribale algerina. Nel western classico il motore del racconto è il confronto tra due civiltà, c'è un mito che è la conquista del West. Loin des hommes è un film che scava nel passato. Una delle scene chiave è quella in cui Viggo accompagna il prigioniero nel bordello. E' una scena malinconica, ma molto importante perché il personaggio riprende contatto col suo lutto e con suo padre. Nella Francia dell'epoca era uso che i padri portassero i figli nei bordelli per fargli conoscere il sesso. E' una cosa accaduta probabilmente anche al personaggio di Viggo e in quel momento il passato torna a galla".