Francesco De Gregori come non l'avete mai visto. È forse un'espressione abusata, ma guardatevi Vero dal vivo. Francesco De Gregori, il film di Daniele Barraco dedicato al grande cantautore presentato alla Festa del Cinema di Roma, e capirete. Nel film appare un De Gregori davvero inedito. "Ogni artista ha un'armatura" racconta sui titoli di testa del film. "La barba, gli occhiali, il cappello. Decide che sta bene con quell'aspetto, e quello diventa quasi un'armatura. Ma i veri cambiamenti sono quelli interiori, quelli che avvengono dentro". Vero dal vivo segue il tour di Francesco De Gregori in tutta Europa e negli States, non proprio una comfort zone per un artista che è un mito in Italia, ma non una star all'estero. E mostra un De Gregori inedito: senza barba, senza cappello, senza occhiali scuri. Un De Gregori spoglio, messo a nudo, che si rimette in gioco. In scena, e fuori, appare vestito in nero, jeans e un maglione, come un attore di teatro, o come Steve Jobs, come ha notato qualcuno.
Ma com'è avvenuto questo cambiamento? "Avendo a che fare spesso con personaggi famosi, come Christopher Walken, Rosamund Pike, averli posati davanti a me non mi dà mai veramente modo di interagire dal punto di vista del look" ci spiega Barraco, noto fotografo. "Le star conoscono la loro immagine a memoria e sanno loro cosa darti. Con Francesco è tutto diverso, c'è un'amicizia che dura da otto anni. Arrivo a Roma alle prove del tour europeo che sarebbe partito a breve e vedo Francesco rasato, senza cappello, con gli occhiali da vista. Ne avevamo già parlato, ci piaceva l'idea di levare questi orpelli. Mi dice: io non vorrei che ti sconvolga questo cambio di look. Io ne ero felicissimo". Anche riprendere De Gregori, insieme alla moglie, in un pub, quando si beve qualcosa e si abbassano le difese, si è più veri, vuol dire togliere un'armatura. "Quella scena è una delle chiavi del film" concorda il regista. "C'è dentro tutto il rapporto con la moglie, che lì si apre e si capisce perfettamente. Il giorno dopo ho detto a Francesco, dopo aver vissuto quel momento in quel pub, che ci aveva regalato il cuore del documentario. Non ci credeva, ma poi è stato d'accordo. In quel momento al pub i due si danno un colpettino con il braccio, ridono insieme. È un momento che mostra come prendersi un po' meno sul serio e vivere un momento". Il film andrà in onda in prima serata su Rai3 sabato 1 dicembre alle 21.40.
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L'importanza di chiamarsi Alice
Ma come è nata l'amicizia tra Francesco De Gregori e Daniele Barraco? Tutto nasce dalla compagna del regista che si chiama Alice. Evidentemente era tutto nel destino. "Ho incontrato De Gregori per la prima volta a La Spezia, dove abito, e c'era un concerto benefico" ricorda Barraco. "Stavo facendo delle foto ai vari partecipanti. Alice, la mia assistente e compagna, a un certo punto mi dice che manca Francesco. Lei va dal manager e dice: guardi, ma io mi chiamo anche Alice... il manager va da De Gregori e lo porta da noi. Lui arriva nella sua austerità massima, non dice una parola, sta 30 secondi e se ne va. Io ho detto ad Alice: non lo voglio più vedere. Un anno dopo Francesco è in tour, io sono al mare, e alle sei e mezza di sera Alice mi dice: stasera ci vediamo con De Gregori. Volevo ammazzarla... quello mi odia, dico. Quella sera è nato l'amore".
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Peter Gabriel, Napoli e La leva calcistica della classe '68
Vero dal vivo. Francesco De Gregori alterna i momenti sul palco alle prove, i dietro le quinte ai momenti di libertà tra un concerto e un altro. Sentiamo parlare anche i fan che vanno ad ascoltarlo all'estero. Un bambino ricorda quando il papà fece ascoltare al fratello che giocava a pallone "Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore" e introduce La leva calcistica della classe '68. De Gregori e la sua band viaggiano tra Monaco di Baviera, Zurigo, il Lussemburgo, Bruxelles e l'Inghilterra. Registrano negli studi della Real World di Peter Gabriel, a Bath. Li vediamo sul tour bus, che è molto rock'n'roll. Anche presentare Chicca, la propria sposa, sul palco è rock. Anzi, è punk rock, come dice lei. Insieme, negli studi di Gabriel, e poi ancora, li sentiamo cantare Anema e core, una canzone napoletana che da De Gregori non ci saremmo aspettati. Il cantautore romano ama Napoli, tanto da dire, nel film, che "dovrebbe essere la Capitale d'Italia". "Quella canzone l'ha provata per mesi" ci racconta il regista. "Dimostra per l'ennesima volta che De Gregori è un grandissimo professionista, uno stakanovista, ha un'etica del lavoro impressionante. Ha l'entusiasmo di un adolescente. È avanti anni luce nell'approccio lavorativo, cosa che molti giovani di vent'anni non hanno". La sua etica del lavoro e la sua passione si vede nelle scene delle prove che sono state inserite nel film. "Francesco fa ogni volta il tuning, la messa a punto del pezzo" commenta Barraco. "Dice al pianista di cambiargli i bassi in una canzone. O cambia il finale. È un artista che cerca sempre di adattarsi al momento. Lui cambia le parole delle canzoni, in modo quasi impercettibile, usando dei sinonimi. Ogni suo concerto in qualche modo è unico".
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New York, Le strade di Roma e le canzoni
Se avete avuto modo di vedere l'altro film musicale di questo festival, Noi siamo Afterhours, qui siamo agli antipodi: in quel film c'è tantissima musica, in pratica è un concerto completo. Qui non si ascolta solo musica, le canzoni non sono mai eseguite per intero, (Buonanotte fiorellino è appena accennata) ma si dà spazio a dialoghi, scambi spontanei, tranche de vie, interviste con i membri della band. E anche quei momenti in cui non accade niente, quei momenti di "stacco" che ci sono in un tour, tra un concerto e l'altro. Abbiamo chiesto al regista quali ragionamenti abbia fatto sul fatto di lasciare più o meno musica nel film. "Non c'è stato un vero ragionamento, c'è stato molto istinto" ci ha risposto. "Ho messo dei pezzi di girato senza pensare al fatto che potessero o non potessero apprezzarli tutti". "Io non ero fan di Francesco De Gregori" aggiunge. "La mia formazione musicale è americana, grunge e post grunge, Nirvana, Soundgarden, A Perfect Circle. Non ero fan di De Gregori, sono diventato fan di Francesco, come uomo, e ora sono fan di Francesco De Gregori: ho capito dietro un grandissimo uomo c'è un grandissimo artista e viceversa".
Un bel momento del film è l'arrivo a New York, posto dove come arrivi sai già che fai cinema: non devi fare niente, solo accendere la telecamera. "New York è proprio un altro film. Sono andato a braccio, ogni cosa che riprendi è cinema" spiega il regista. "A New York si vede anche Alice, in una scena: lui la chiama, lei non risponde perché sa che io sto filmando, e lui la richiama e la esorta a venire". È girata lì anche la scena che chiude il film, sulle note de Le strade di Roma. "Francesco è rimasto colpito da quel montaggio, non immaginava che andassi a pescare quel pezzo" ci spiega Barraco. "È del 2015, dall'album Viva voce, in cui i brani sono stati riarrangiati da Francesco. Mi ha detto: lo stacco sonoro è pazzesco, passiamo da niente batteria alla batteria, arriva il rock, e siamo in America: c'è un contrasto tra le strade di Roma e Brooklyn. Io, da batterista, avevo bisogno di una cosa così. E mi ricordava l'arrangiamento di Hey Joe. C'era l'America, c'era De Gregori, si chiudeva un cerchio". Vero dal vivo non fa che confermare l'impressione che si ha di De Gregori: un artista vivo, sempre in movimento, un artista rilevante. Lo dimostrano le cover (Generale di Vasco Rossi aveva fatto storia), le collaborazioni (vedi quella recente con Elisa). "Spesso dico: sono stato un pazzo, mi sono messo a fare la mia opera prima su una persona che è un pezzo di storia della musica" riflette Daniele Barraco. "De Gregori è nelle nostre vite, volenti o nolenti".