Non è la prima volta che Ethan Hawke e il regista Michael Almereyda uniscono le forze per adattare per il grande schermo un'opera di William Shakespeare; nel 2000 si cimentarono con la tragedia delle tragedie,Hamlet 2000, oggi tocca a Cymbeline, presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti. Scritto tra il 1609 ed il 1610, il testo racconta la storia di un re britannico, Cimbelino, interpretato da Ed Harris, sposato in seconde nozze con una donna fredda e manipolatrice che tenta di organizzare un matrimonio tra il suo primogenito Cloten e la figlia del Re, Imogene. La ragazza però ama l'umile Postumo.
Una tragedia in piena regola insomma che Almereyda ha trasportato ai nostri giorni per mostrarne l'insita modernità, trasformando Cymbeline nel capo di un motoclub in guerra contro la Polizia corrotta. Ricchissimo il cast che, oltre ai già citati Hawke ed Harris, vede Penn Badgley nei panni di Postumo, Milla Jovovich in quelli della perfida sovrana, Dakota Johnson in quelli di Imogene e Anton Yelchin come Cloten. Con Hawke assente (ma parteciperà alle attività stampa per il film di Andrew Niccol, Good Kill, in concorso), ad attirare su di sé l'attenzione dei giornalisti è stato Almereyda, affiancato da una radiosa Milla Jovovich, da John Leguizamo e Anton Yelchin.
Cymbeline, un'opera poco conosciuta
Cosa ha spinto, quindi, il regista americano ad adattare per il grande schermo un'opera minore di Shakespeare? "Contrariamente a quello che pensano in molti, non ho scelto quest'opera perché avevo paura del confronto con drammi ben più noti - ha spiegato -, avevo già portato al cinema Hamlet. Semplicemente amo il Cimbelino e volevo presentarlo ad una nuova generazione di spettatori. E visto che è la prima volta che la tragedia viene portata al cinema, è bello non avere un paragone. Questo dramma non ha profondità psicologica, è quasi un libro di fumetti in cui si combinano molti personaggi". Diversi anche i temi che in esso trovano spazio, uno in particolare, però, ha colpito la fantasia del cineasta. "Non credo che la tragedia parli della sfida tra bene e male, quanto di mancanza di fiducia tra uomini e donne. E avere gli attori giusti era essenziale per realizzare bene il progetto".
Gli attori e la lingua del Bardo
Il cast scelto da Almereyda comprende interpreti di diversa nazionalità, che si sono confrontati con una solidissima tradizione di attori shakespeariani. "Non potevamo e non volevamo far finta di essere inglesi, non sarebbe stata la scelta giusta - ha detto il regista - , ciò non vuol dire che non abbiamo lavorato in modo preciso". "Ci siamo sentiti liberati da certi canoni - gli ha fatto eco Yelchin -, ed è stato entusiasmante poter agire in assoluta autonomia"
Per Milla Jovovich la sfida più grande è stata quella di lavorare ad una lingua completamente diversa. "Dovevo comprendere io per prima il senso delle parole che pronunciavo, altrimenti il pubblico non avrebbe mai potuto capire - ha rivelato -. Ho dovuto tradurre i dialoghi per incamerare bene le emozioni, un lavoro che al cinema è essenziale. Ricordo che nel primo giorno di riprese ho chiesto di rifare una scena perché solo dopo averla recitata ne avevo agganciato il senso. C'è magia nel giocare con le parole e Shakespeare è così ricco che è bello trovare il sottotesto nascosto, qualcosa che ogni attore può interpretare in maniera diversa".
"Shakespeare non smette di essere difficile - ha spiegato John Leguizamo - fortunatamente però il punto di vista di Michael è il più giusto. Mi piace pensare che grazie alla visione di questo film migliaia di ragazzi si possano avvicinare a certa letteratura. Da ragazzino non ci capivo niente di Romeo e Giulietta, fino a quando non ho visto il film di Franco Zeffirelli".
Questione di lingua
Traduzione, interpretazione, adattamento. Termini che ben racchiudono il senso di un lavoro sul testo molto complesso. "Non ho mai avuto timore di modificare la lingua di Shakespeare, amo prendermi certe libertà, e comunque non ho mai violato il testo, semmai ho distillato la lingua, usando invenzioni e scorciatoie che chiarissero i temi della storia", ha detto Almereyda. "Le emozioni si trovano qui, nel suono e nella poesia delle parole". Parole che appartengono alla fantasia e alla genialità creativa di un artista moderno. "Non chiedetemi perché Shakespeare sia ancora oggi così moderno, ci chiediamo forse perché è il Grand Canyon è così grande? Non c'è nessuno al suo pari nella storia della letteratura mondiale, egli è parte di una tradizione chiara e precisa, per certi versi invitante. E' pop nel senso che sa esprimere emozioni primarie in profondità".