Era l'8 maggio 2020 quando il personaggio creato dalla penna della scrittrice e blogger spagnola Elísabet Benavent, trovava il suo corrispettivo sul piccolo schermo, su Netflix per l'esattezza, trasformandosi nella serie Valeria, creata da María López Castaño con Diana Gómez nel ruolo della protagonista. Con la stessa Benavent nel ruolo di consulente creativa, la prima stagione di 8 episodi, fin da subito ha presentato una struttura, nel suo scheletro, del tutto simile ad un Sex and the city, ma in versione iberica: quattro amiche dal legame indissolubile, a navigare dentro il mare di relazioni e passi falsi che si fanno nella fascia d'età 25-35 le cui gesta, vengono narrate da una di loro, con la piccola differenza che qui si parla di libri e non di rubriche.
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Valeria è la Carrie di Madrid mentre Nerea, Lola e Carmen sono, rispettivamente, un po' le Miranda, Samantha e Charlotte della situazione. Con questa base simile, la serie ha tentato, in questi ultimi quattro anni, di dimostrare di poter fare la differenza rispetto a questa base imitativa, investendo sul fattore local (Madrid e uno spirito passionale latino-europeo), sull'attualità e su di una consapevolezza che potremmo definire anti-patriarcale sicuramente più fluida e naturale di quella spesso woke e prevedibilissima alla sequel di SATC, And just like that.
Valeria 4: la chiusura
Sebbene i libri di Benavent sulla sua eroina scrittrice siano quattro, Nei panni di Valeria, Valeria allo specchio, Valeria in bianco e nero e Valeria senza veli, a giugno 2023 sembrava che la serie fosse giunta al capolinea con le quattro attrici protagoniste a salutare i loro personaggi definitivamente con tanto di ultime interviste in commozione e messaggi di "despedida" alle compagne e compagni di viaggio. Colpo di scena, qualche tempo dopo, Netflix decide di chiudere la saga in maniera fedele al libro e sbloccare la quarta stagione, corrispondente al Valeria senza veli.
Ora è arrivata, con soli 6 episodi di 40 minuti, la stagione finale e segna il ritorno di Valeria (Diana Gómez), Nerea ( Teresa Riott), Lola (Silma López) e Carmen (Paula Malia) e le loro avventure sentimentali, giunte alla svolta definitiva. Chiude fedele a se stessa la serie di María López Castaño, con ancora una volta poche idee originali ma dalla sua, più di una scelta meno scontata e in sintonia con le donne "moderne" e coscienti di se stesse e del loro posto nel mondo.
Dove eravamo rimasti
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Valeria 3 si concludeva con un evento da avanguardia pura, direbbe la Miranda Priestley di Meryl Streep ne Il Diavolo veste Prada: un matrimonio e una gravidanza. Erano quelle di Carmen che, con anche una bella promozione a lavoro, faceva incetta di traguardi sentimentali e professionali. Nerea, dal canto suo, decide per un definitivo cambio di attitudine verso i rapporti di coppia, fino ad abbandonarsi al sentimento per Georgina, fotografa conosciuta a lavoro.
Dopo quasi tre stagioni nel tentativo di rievocare il suo alter ego 90's a Manhattan, Samantha (Kim Cattrall), Lola ne ripeteva il percorso amoroso, dando una possibilità a Rai, di circa 15 anni più giovane ma molto più maturo e deciso a investire anima e corpo nel legame con l'irrequieta interprete. E infine Valeria, la cui vita sentimentale e lavorativa era stata vittima della passione incontrollabile per Victor (Maxi Lopez) che aveva definito non solo le tre stagioni precedenti ma il vero e proprio cammino della giovane donna. In chiusura di stagione 3, dunque, la nostra caposquadra salutava definitivamente la continua incertezza e instabilità del suo Mr Big dagli occhi azzurri a favore di un rapporto adulto e meno tumultuoso con Bruno, collega scrittore ed anche papà di una bimba di 5 anni.
Coralità parziale
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La navicella madre di Valeria, Sex and the City, aveva dimostrato la capacità, come accade per le serie ben fatte e scritte, di poter andar oltre Carrie, sempre meno protagonista, stagione dopo stagione e man mano sempre più narratrice di vicende che spesso non la vedevano al centro della scena. Di Miranda, Charlotte e Samantha ricordiamo le fissazioni, le ossessioni, i pregi, i difetti e gli uomini (o le donne) che hanno spezzato loro il cuore. Già a metà della stagione finale di Valeria è ben chiaro che, per quanto ci si possa affezionare alle vicissitudini di Nerea, Lola e Carmen, ci importa il giusto perché nulla è più polarizzante del costante contrasto che vive Valeria, che con il corpo è con Bruno ma con la mente viaggia nei ricordi con Victor.
Se ciò porta l'interesse dello spettatore a nuovi livelli, perché qui stiamo mettendo sul piatto della discussione l'annoso scontro tra passione e razionalità, stabilità o impulsività del "chi vivrà vedrà", di Valeria 4 non resta altro che questo. Unica vera eccezione al dominio della protagonista sulla serie a lei intitolata, la fa Carmen che, nel frullatore della maternità, deve fare i conti con nuove versioni di se stessa e capire con Borja come esser veramente genitori senza perdere le identità acquisite precedentemente.
La lezione di Carrie
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Rimettiamo un'ultima volta in campo il confronto con Sex and the city perché, udite udite, Valeria 4, come anticipato in apertura recensione, supera Carrie nell'area che definiremmo di realizzazione personale. Se vent'anni fa, il massimo a cui potevamo aspirare, audiovisivamente parlando (e forse non solo) era che l'uomo giusto ci portasse via dall'uomo sbagliato, nel 2025 non possiamo che fare tesoro della lezione di Carrie e andare oltre, scegliere noi stessi, indipendentemente da una relazione sentimentale. È questa indipendenza di idee e questo orgoglio per ciò che è, fa e scrive che acquisisce la Valeria di Diana Gómez ed anche solo per un momento si emancipa da Carrie e qualsiasi altra donna sia dipesa fin troppo da un uomo, per sentirsi arrivata. Peccato che, dopo questa fase di lucidità, si finisca, nuovamente, irrimediabilmente e quasi letteralmente, a tarallucci e vino.
Conclusioni
Valeria, versione di Sex & the City millennial in salsa iberica, con la sua quarta e ultima stagione, conferma di non riuscire a portare veramente nuove idee nell’offerta delle serie TV romantico-sensuali perché troppo legata ad una base imitativa. Va però detto che, la consapevolezza della nuova generazione di donne che mette in scena, regala qualche inaspettata svolta femminista e meno scontata che rende la serie relativamente più credibile e godibile.
Perché ci piace
- Ha un cast fresco e in perfetta sintonia.
- Mostra donne che puntano alla realizzazione personale come obiettivo primario.
- Per il percorso di emancipazione da varie dipendenze affettive che fanno le 4 protagoniste.
Cosa non va
- Continua ad imitare Sex & the City ed altre serie simili senza nuove idee.
- Vanifica una leggera svolta femminista con un finale scontatissimo.