Il programma berlinese si tinge di nero con l'arrivo di Steven Soderbergh. Dopo aver strombazzato ai quattro venti la sua intenzione di abbandonare il cinema e dopo un paio di felici esperienze sul piccolo schermo, il regista non ha resistito e ha ripreso il suo posto dietro la telecamera. O per meglio dire, dietro l'iPhone. Sì perché il film presentato da Soderbergh fuori concorso a Berlino, Unsane, è stato girato col telefonino. "The Knick mi ha riattivato" confessa Soderbergh: "Avevo confuso le frustrazioni dello show business con il mestiere del regista. Quando sono tornato al lavoro, ho ritrovato energia e ho deciso di continuare. Questo film, più degli altri, mi è sembrato un ritorno al cinema che amavo quando ero giovane. Per me è stato un piacere girarlo".
La storia di Unsane ruota attorno a una giovane donna, Sawyer Valentini, che crede di essere perseguitata da uno stalker. Dopo aver espresso le sue paure a una dottoressa, la donna viene internata in una costosa clinica per malattie mentali contro la sua volontà. Il tutto col sostegno della sua assicurazione. L'idea nasce da un fatto realmente accaduto a uno degli sceneggiatori che, durante un check-up, ha scherzato col suo medico parlando di suicidio e si è trovato a vivere un'esperienza simile a quella di Sawyer. "La salute è un business" spiega Steven Soderbergh: "Gli ospedali hanno bisogno di pazienti così usano ogni mezzo per trovarli".
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"Il digitale mi permette il controllo totale dell'immagine"
Unsane è stato girato in due settimane con un iPhone. Come protagonista, Steven Soderbergh ha voluto l'inglese Claire Foy, straordinaria interprete di The Crown, qui in un'inedita versione bionda e convertita all'accento americano. La scelta, inedita per Soderbergh, di girare con un telefono ha portato a una serie di aggiustamenti nello stile del regista. "Il principale vantaggio di un iPhone è che potevo piazzare l'obiettivo ovunque volessi. Ho usato tanti primissimi piani, con la lente vicina al volto degli attori. Non è una composizione tipica per me, ma sentivo che era necessario per un film che doveva essere molto visuale. Tutti usiamo i telefoni per fare foto e la familiarità col congegno minimizza negli attori la sensazione di stare girando un film. Credo però che dopo i primi dieci minuti, quando il pubblico si immerge nella storia e si immedesima con Sawyer, la tecnologia diventi un fattore secondario".
Riflettendo sui vantaggi e sugli svantaggi di girare con un telefonino, Steven Soderbergh spiega: "Con l'iPhone diventa tutto immediato, il livello di energia sale perché dai subito il via alla ripresa. Il sensore, però, è molto piccolo perciò devi usare il fuoco selettivo. Occorre prevedere i movimenti e provare le scene. Comunque gli aspetti positivi, per me, superano di gran lunga quelli negativi. Il controllo sull'immagine, se si padroneggia la tecnica, è totale e questo mi piace. La prossima settimana darò il via alle riprese di un nuovo film con la stessa tecnica". Fondamentale, con una tecnologia di questo tipo il lavoro sulla luce compiuto dallo stesso Soderbergh, che firma la fotografia con lo pseudonimo di Peter Andrews. Quando gli viene chiesto di commentare le scelte artistiche compiute lui scherza: "Il mio direttore della fotografia era sempre ubriaco, ma è veloce e costa poco. È di poche parole, credo che continueremo a collaborare".
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Un thriller al femminile precursore del #metoo
La violenza contro le donne e lo stalking sono temi chiave che serpeggiano in Unsane. In tempi di rivendicazioni femminili viene spontaneo chiedere a Steven Soderbergh se aveva in mente questo aspetto mentre confezionava il film. "In realtà abbiamo girato lo scorso giugno, prima dell'esplosione del movimento #metoo. È una coincidenza, ma sono sensibile a queste dinamiche. Cosa succede alle persone quando vengono intrappolate in un sistema in cui perdono la propria identità? L'idea, mentre giravamo, era quella di fare un horror, ma devo stare attento a creare false aspettative. In realtà è un thriller psicologico che si trasforma in una stravaganza violenta".
Nel film, a fianco di Claire Foy, compare anche Amy Irving nei panni della madre della protagonista. "Le ho scritto un messaggio in cui le ho spiegato che vedendola sullo schermo mi sarebbe sembrato di tornare indietro nel tempo e che la volevo nel mio film. Siamo usciti a pranzo e lei ha ammesso di essere agitata all'idea di tornare sul set. Però alla fine ha accettato". A sorpresa troviamo, inoltre, in un cameo anche un amico intimo di Soderbergh, la star Matt Damon, in un ruolo piccolissimo. "Il progetto originario era un altro. Ho parlato del progetto con Matt al telefono, non lo stesso con cui ho girato il film, e lui si è incuriosito. Ha voluto sapere di più sulla produzione e mi ha detto che avrebbe voluto intervenire sul set per vedere come funzionava. Gli avevo dato un monologo di due pagine in cui rifletteva con Sawyer sulla vita che lei aveva condotto fino a quel momento, abbiamo lavorato su questa idea. Poi ho tagliato quasi tutto. Credo sia un record, su sette film Matt è l'attore più tagliato di sempre".