Recensione Scarface - Lo sfregiato (1932)

In un clima di proibizionismo, feste e bar clandestini, senza dimenticare i numerosi movimenti di moralizzazione, si svolge la parabola di un potente boss, tra ascesa e caduta, tra colpi di mano e tradimenti.

Una tragedia in stile Borgia

Tony Camonte è un giovane malavitoso di origini italiane, intraprendente, dal forte temperamento, ma soprattutto con la chiara intenzione di assumere il potere della criminalità organizzata nella Chicago degli anni 20. In un clima di proibizionismo, feste e bar clandestini, senza dimenticare i numerosi movimenti di moralizzazione, si svolge la storia personale di questo boss, tra ascesa e caduta, tra colpi di mano e tradimenti. Tutti vivono in un equilibrio di potere, tutti hanno la propria zona di influenza, ma ciò non evita cambi di potere definiti con il tradizionale colpo di rivoltella, così infatti Luis Costello viene freddato dal giovane Tony (era il suo braccio destro) per diventarlo del nuovo, Johnny Lovo, figura debole e ostacolo insignificante per le stesse ambizioni di Tony. A colpi (numerosi i "passaggi a mitraglia") di attentati ed estorsioni diventa ben presto l'imperatore indiscusso di Chicago, ma sarà l'amore morboso, quasi incestuoso per la sorella Cesca (Ann Dvorak) a causare la sua definitiva caduta. Scoprirla amante e moglie del suo braccio destro Guino Rinaldo (George Raft), provocherà in lui una rabbia cieca, causandone l'inevitabile morte, e per la polizia l'unica prova per porre fine al suo regno di malaffari e delinquenza.

In un finale in crescendo, dove distruzione emotiva del boss e odio della sorella si mischiano in una buia stanza illuminata dai fari della polizia che circondano l'ultimo rifugio di un uomo all'apice della propria tragedia, accade che l'odio di Cesca si manifesta in un amore viscerale, in una situazione di tragico barricamento dove il livello di drammaticità giunge agli apici grazie a delle interpretazioni sopra le righe. Il dramma monta soprattutto con la morte di Cesca causata dal tentativo estremo del fratello di riuscire a scappare, quando una pallottola rimbalza su di lei uccidendola. Camonte, ormai diventato un uomo senza nessuna dignità, resiste ad una prima carica per essere in fine bucherellato dalla giustizia nella strada sotto casa.
Così finisce la storia di un uomo diventato un Dio; ma questo è solo uno dei tre finali realizzati da Hawks, infatti negli altri due o veniva processato e impiccato (visto negli Stati Uniti) o moriva su una montagnola di letame (inedito).

Il regista Howard Hawks voleva, con Scarface - Lo sfregiato (1932), raccontare la vera storia di Al Capone (con una evidentemente diversa conclusione) descrivendo lui e il suo entourage come dei Borgia contemporanei calati nell'incubo americano. Obiettivo raggiunto solo in parte, perché poca libertà è stata lasciata ad Hawks intenzionato a voler approfondire il rapporto fratello-sorella. Ma questo, assieme ai finali, non rimane solo l'unico caso di "censura" che ha dovuto affrontare questo film: l'Ufficio Hays aveva infatti ordinato la realizzazione di una sequenza non prevista nella sceneggiatura, nella quale degli onesti cittadini italiani lamentavano la cattiva fama acquisita dalla loro comunità a causa proprio delle tremende azioni criminali di Tony Camonte. Inoltre la sequenza pare non essere stata girata dallo stesso regista, fatto da non escludere perché il tratto realistico evidenziato dalle numerose riprese ad angolazione naturale, così come il celebre piano sequenza iniziale che termina con la morte del vecchio boss, si riduce in un semplicistico e fisso piano totale su una scena tanto inutile quanto banale.

Hawks che non si definiva un artista ma semplicemente un regista di storie popolari , ma amava ugualmente aggiungere nei suo film diversi tipi di simbolismi spesso legati anche alla contemporaneità dei fatti, così come in Scarface; sin dall'inizio notiamo la continua presenza di una X (sulla guancia del protagonista proprio per dirne una) ottenuta in diversi modi, dall'architettura dei luoghi ai particolari giochi di luce: ciò indicava l'imminente morte di un personaggio, ma al periodo di Al Capone era anche il simbolo che nelle foto identificava il luogo dove morivano tutti quei malviventi dopo le numerose sparatorie tra le bande criminali rivali.
Assieme a Piccolo Cesare di Le Roy e Nemico pubblico di Wellman, Scarface contribuisce alla nascita del genere gangster-movie dove i tipici cliché (mitra, pupe e origini italiane) convivono con caratteri particolareggiati - in questo caso i dettagli caratterizzanti sono la megalomania e l'erotismo incestuoso. Da non dimenticare la presenza nel cast della "mummia" Boris Karloff, che interpreta quiTom Gaffney, ultimo ostacolo verso la conquista del potere.