Recensione Fate come noi (2002)

Fate come noi è strutturato in due episodi, tratti da due racconti scritti dallo stesso Apolloni, che raccontano due "giornate particolari" della Capitale. Una Roma due volte bella, due volte eloquente, due volte funesta e due volte incantevole, diventa il luogo dove vivono due fate, Giustina e Livia.

Una Roma a misura di fata

Dopo tre anni e spiccioli dal termine delle riprese, debutta finalmente nelle sale questa pellicola indipendente, firmata dal giovane scrittore, teatrante e cineasta Francesco Apolloni, alla sua seconda prova di regia dopo La verità vi prego sull'amore, del 2001.
Fate come noi è strutturato in due episodi, tratti da due racconti scritti dallo stesso Apolloni, che raccontano due "giornate particolari" della Capitale. Una Roma due volte bella, due volte eloquente, due volte funesta e due volte incantevole, diventa il luogo dove vivono due fate, Giustina e Livia.
La prima è la leggendaria Pupella Maggio, nel suo ultimo ruolo: è una fata napoletana che vive sola in un appartamento al Celio, con tanti, tanti anni sulle spalle; ha un figlio che va sempre di fretta e un nipote che non la va mai a trovare. La Roma che ce la fa incontrare è quella assolata di Ferragosto, livida e amara di solitudine.
La seconda, Livia, è una sorpresa natalizia. Il volto invernale di Roma è più accogliente, festoso, rassicurante, ma non per questo si accorge della nostra fatina, che viene lasciata sola in casa da una madre amareggiata e tradita. Giustina e Livia sono destinate a sfiorare inopinatamente l'esistenza di due ventenni di borgata, Pechino e Bove - cui sarà riservata la scoperta della loro magia.

La storia è quasi tutta qui, ma questo non vuol dire che sia poca cosa. La storia è qui perché vive dei personaggi, tutti caratterizzati con grande tenerezza, realismo ed efficacia, e tutti ottimamente interpretati. Oltre all'impagabile Pupella, da encomiare sono i due giovani protagonisti, Mauro Meconi e Francesco Venditti, che offrono ritratti di ragazzi di periferia che vivono ai margini della legalità con un convincente cocktail di spontaneità e sicurezza. Così come sicura è la regia: Apolloni dimostra non solo di essere un talentuoso regista d'attori, ma anche di avere un buon occhio della messa in scena, e un piglio fresco e originale nell'uso delle musiche. Le sceneggiatura è esile e non manca d'ingenuità, ma è briosa e ricca di dialoghi credibili e intelligenti che contribuiscono a divertire e intenerire lo spettatore: tutti elementi che contribuiscono a fare di Fate come noi un film delizioso che scorre via senza fasi di tedio, per lasciare una piacevole sensazione di appagamento, se non di levatura intellettuale, di grande spessore umano. Senza ipocrite provocazioni, senza fronzoli virtuosistici, ad Apolloni riesce di raccontare una storia in maniera coinvolgente. E questo, per un "piccolo" film, non è un piccolo risultato.

Movieplayer.it

3.0/5