Nonostante fosse dato quasi per scontato, Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson non è nel programma della Mostra del Cinema di Venezia 82. Un'assenza che apre un'obbligata riflessione: oggi, i festival di cinema, sono ancora rilevanti nel contesto della promozione? Oppure, vedi alla voce Joker: Folie à Deux, possono rivelarsi un'arma a doppio taglio per le distribuzioni? La verità, in questo caso, non è oggettiva. Ma andiamo con ordine: sia gli appassionati che gli addetti ai lavori credevano che One Battle After Another, che adatta in chiave contemporanea Vineland di Thomas Pynchon (è la seconda volta che PTA porta al cinema un romanzo dell'autore americano), fosse uno dei film di punta al Lido.

Gli indizi c'erano tutti: la data di uscita, 26 settembre, perfetta per cavalcare la scia dell'anteprima mondiale; la vicinanza dell'autore alla Mostra, che nel 2012 aveva trionfato con il Leone d'Argento nel capolavoro The Master; nonché il saldo rapporto tra la Mostra e Warner Bros. Discovery che, negli ultimi anni, ha usato Venezia come trampolino per i suoi titoli: Joker, Dune, Don't Worry Darling, Beetlejuice Beetlejuice e, appunto, Joker: Folie à Deux.
Il caso Joker: Folie à Deux

Sempre procedendo con ordine, il caso di Joker: Folie à Deux targato Todd Phillips è emblematico e, forse, potrebbe aver "fatto scuola": il sequel con Joaquin Phoenix e Lady Gaga non è stato accolto bene dalla critica, tutt'altro. Basti pensare che sull'aggregatore Rotten Tomatoes ha un indice di gradimento del 31%. Il feedback (stampa e pubblico) arrivato da Venezia è stato perlopiù negativo, inficiando sul risultato al box office: 207 milioni incassati a fronte di un budget di 200. Ad ottobre 2024, Variety definiva il titolo un "disastro al botteghino", considerando il peso di 100 milioni sborsati dalla Warner per il marketing e la distribuzione. Perché, sembrerà banale dirlo, ma presentare un film di tale grandezza in un festival richiede ingenti somme di denaro, senza che queste cifre abbiano un ritorno garantito. In chiave comunicativa il cammino si fa ancora più impervio se poi il film è mal accolto dalla stampa (che ha ancora un peso determinante, nonostante sia sempre più marginalizzata a favore di creator e influencer, al soldo degli studios). Dunque, perché rischiare?
Una battaglia dopo l'altra: come promuoverlo?
Ci spostiamo quindi su Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson che, insomma, è Paul Thomas Anderson. Da un certo punto di vista, e qui ragioniamo per ipotesi, alla Warner avrebbe infatti convenuto portare il film al Lido, dato che, notizie recenti, sembra ci siano delle perplessità sulla strategia comunicativa che dovrebbe accompagnare l'uscita. Anche qui parliamo di soldi, 140 milioni di dollari, il più alto budget per un film diretto da PTA (basti pensare che Licorice Pizza era costato appena 40). Un problema dettato dal tono del film, e dalla sua poca attinenza alla categorizzazione, purtroppo (ancora?) essenziale quando si vuol promuovere un film ad alto budget, nonostante il regista non abbia bisogno di presentazioni.
WorldOfReel, blog insider sempre molto addentrato, scrive che la Warner, a seguito delle proiezioni-test, stia ancora cercando di capire come il film dovrebbe essere promosso, elaborando una strategia di crowdsourcing adatta. L'ultima idea? Come anticipato da Discussing Film, Una battaglia dopo l'altra potrebbe finire su... Fortnite. Una collaborazione quasi impensabile, se consideriamo i dettami della poetica di Paul Thomas Anderson, che poco c'azzeccano con un videogioco on-line frequentato soprattutto dai giovanissimi.
Certo, va pure detto che il legame tra il lungometraggio di PTA e la Warner vive già da tempo una forte conflittualità, in quanto il regista ha dovuto lottare per avere il final cut dopo diverse proiezioni prova - risalenti alla scorsa primavera - dai risultati altalenanti. Proiezioni prova che, come riferito da Variety, sono state accettate dall'autore solo per via del budget elevato. Facendo uno più uno, sembra chiaro quanto un autore complesso e indipendente poco si sposi con le logiche di una major come la Warner (del resto sia Licorice Pizza che Il filo nascosto erano stati distribuiti da Focus Features, unit indipendente della NBCUniversal).
Venezia 82 e le parole di Alberto Barbra
Infine, torniamo al principio, e sul ruolo che un Festival internazionale dovrebbe avere. Il direttore della Mostra Alberto Barbera, intervistato da ScreenDaily, ha rivelato di più sull'affair PTA. Queste le testuali parole rilasciate al giornale: "Siamo riusciti a vedere la maggior parte dei film che volevamo. L'unico che ci manca davvero, si può dire con certezza, è il film di Paul Thomas Anderson. Lo considero uno dei registi americani più importanti del momento, ma a quanto pare non gli piace più andare ai festival. Devo confessare che non sono riuscito a ottenere una risposta chiara né da lui né dalla Warner Bros. sul fatto che desiderassi vedere il film. Questo è l'unico film mancante, e mi dispiace di non averlo potuto vedere".
Se Paul Thomas Anderson si svincola dai festival

Uno stretto e ossessivo riserbo attorno al film, se pensiamo che anche il direttore del festival più importante del mondo (non te la prendere, Cannes) non sia riuscito a vederlo, trovando di fatto un muro: né la Warner né PTA hanno fin ora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, lasciando campo aperto alle solite speculazioni del caso. Certo è, che il territorio festivaliero, al netto del glamour e degli introiti, si sta rivelando sempre più proibitivo, un po' per tutti: i costi sono schizzati alle stelle (restando in Italia, il delegato generale delle Giornate degli Autori, Giorgio Gosetti, ha sottolineato quanto i budget diminuiscano intanto che i prezzi del Lido aumentano sempre più) disincentivando gli studios alle trasferte; vengono presentati troppi film (e quindi si tende a confonderli all'interno del calderone); la stampa non riesce quasi più ad accedere ai talent di Hollywood, e quando ci riesce vengono proibite domande sulla politica, svilendo di fatto il lavoro giornalistico. Tra l'altro, molti film presentati arrivano al cinema mesi e mesi dopo, esaurendo l'attenzione dettata dalla cronaca.
Chiaro che lo spazio di un festival di cinema - e in particolare la Mostra di Venezia - debba essere preservato e rispettato, sottolineando non tanto gli aspetti legati alla promozione di un determinato titolo, bensì enfatizzando quelli molto più importanti che hanno a che fare con il confronto tra l'autore, il pubblico e la stampa. Se un regista come Paul Thomas Anderson ha deciso ormai da tempo di evitare i festival, bisogna chiedersi se non sia arrivato il momento di evolverli, liberandoli da logiche di mercato ormai vetuste e superate. Come sono superate le etichette di genere che dovrebbero indirizzare il pubblico in coda al botteghino.