Che dire, se non che viviamo nell'epoca dei turkish movie? Lo dimostra la programmazione della tv generalista, rimpinzata di soap e serie anatoliche, e lo dimostra l'offerta streaming che, settimanalmente, riempie i cataloghi di serie e lungometraggi prodotti in Turchia. Nessun pregiudizio, ci mancherebbe, ma è appurato che dietro la quantità non ci sia un corrispettivo in fatto di qualità. Poi potremmo ragionare sulla stessa qualità, magari non focale nell'intrattenimento usa e getta di certi prodotti streaming, complicati anche da recensire, non essendoci nulla al suo interno se non cliché, formule già rodate e storie tutte uguali.
Come nel caso di Un vero gentiluomo di Onur Bilgetay, bollente (vabbè, tiepida) commedia romantica - disponibile su Netflix - che gioca sulla mascolinità messa in crisi (e da mettere in discussione), tra apparenza e sostanza, tra perfezione e solitudine. Il risultato? A conti fatti, difficile da giudicare, essendo Un vero gentiluomo un'operazione tarata per essere vista e dimenticata.
Un vero gentiluomo: un gigolò sensibile
Il protagonista di Un vero gentiluomo è Saygın (Çağatay Ulusoy, star turca che sembra un po' il sosia di Leonardo DiCaprio), impeccabile gigolò al soldo di aitanti signore pronte a sborsare ingenti somme di denaro per consumare piacere e compagnia. Sicuro di sé, tirato a lucido e, ovviamente, bello e carismatico, Saygın ha una dote: legge le donne, comprendendole, stabilendo con loro una connessione che va oltre il prezzo di mercato. Tuttavia, non si aspetterebbe mai di trovarsi davanti l'amore vero. Quando incontra la dolce Nehir (Ebru Şahin), infatti, le cose cambiano e le sue prospettive vengono stravolte.
Un melò decisamente canonico
Ciò che tiene precariamente in piedi Un vero gentiluomo è il rapporto sfrigolante - e opposto - tra Saygın e Nehir. Il lato romantico prosegue quindi sui contrasti tipici del genere, senza però originalità o sostanziale intuizione. Lo script, firmato da Deniz Madanoğlu, si aggira senza mai mollare il protagonista, per un'evoluzione che ragiona sul materialismo, sulla sostanza, sulle peculiarità maschili, messe in discussione dalla vita stessa, inaspettata e sorprendente. La scoperta dell'amore da parte di Saygın sarà per lui una totale connessione emotiva fino a quel momento sconosciuta, che gli farà scoprire i lati più più belli di un'esistenza vissuta, davvero, in coppia.
E il resto? Una sfida estrapolare di più, in fatto di giudizio critico. Una sfida perché Un vero gentiluomo, tra melò, smancerie e frasi ad effetto (con un improponibile finale che vorrebbe riflettere un certo dramma), non ha alcun tipo di adiacenza rispetto alla minima originalità richiesta, esagerando costantemente, con un certo didascalismo musicale (la colonna sonora incessante, che anticipa e non accompagna), lasciando ben poco spazio al nostro trasporto di spettatori passivi e, ancora una volta, annoiati (considerando anche la durata relativamente importante, quasi due ore). Certo è, se poi siete fan dei film turchi, oppure credete nelle favole d'amore, Un vero gentiluomo è il film che fa per voi.
Conclusioni
Difficile giudicare in modo tecnico o sostanziale un film come Un vero gentiluomo. Difficile, in quanto all'interno del titolo c'è ben poco da analizzare. Dall'altro canto, il melò, senza nessun tipo di originalità, ma pensato solo per riempire il tempo degli spettatori Netflix, potrebbe piacere agli appassionati del genere, e a quella fetta di pubblico (sempre più nutrita) che segue con enfasi la narrativa turca.
Perché ci piace
- Alcune regole narrative funzionano sempre.
Cosa non va
- Il finale che sfocia nel dramma.
- Niente di originale.
- Dura troppo.
- Un senso artificiale preponderante.