Un amico nell'orto
Tenera storia di due uomini del tutto diversi che si ritrovano dopo tanto tempo e riscoprono nella bellezza delle piccole cose un'amicizia fanciullesca irresistibilmente commovente.
Il mio amico giardiniere, diretto da Jean Becker (Effroyables Jardins), è un racconto sulla ricchezza della semplicità, sulle straordinarie avventure della routine quotidiana, sul valore inestimabile degli affetti genuini.
Il film, pervaso da un tragicomico humour francese, dipinge a piccoli tratti, come su uno dei quadri del protagonista pittore, un rapporto d'amicizia che emoziona come una storia d'amore.
Daniel Auteuil interpreta un artista di successo che, fuggito da Parigi e dal divorzio per rifugiarsi in campagna nella casa dei genitori, assume come giardiniere un suo vecchio compagno di scuola.
Quell'uomo, che sembra all'inizio un po' noioso per la sua puntigliosa attenzione al lavoro, si rivela subito dopo stravagante ed originale nel suo essere preciso e abitudinario, sincero e semplice. Unico per la sua autenticità e spontaneità, affascina pian piano il pittore e lo allontana dalla concezione forse troppo snob e superficiale che aveva sia della vita sia dell'arte.
I due diventano ben presto veri e propri amici, riscoprendo le bighellonate che facevano da bambini in piccoli gesti da adulti che non crescono mai.
La passione per il giardino di uno si fonde all'amore per la pittura dell'altro e i due poli inversi si avvicinano in modo dolcemente inaspettato.
Il giardiniere, interpretato con essenziale bravura da Jean-Pierre Darroussin (Il cuore degli uomini), è un personaggio sorprendente, che cela nel suo buon senso e nella praticità di un vivere operaio una sua filosofia naturale, quasi naturalistica.
Le vicissitudini dei due protagonisti si alternano tra le gioie e i dolori di tutti i giorni: le vacanze a Nizza come ogni anno, il genero idiota licenziato, il motorino nuovo, il cavolfiore appena colto come un gioiello, un vino pregiato ritrovato in cantina, la baguette calda la mattina.
Questo sguardo attento al microcosmo del quotidiano restituisce alle cose semplici il loro prezioso valore, riducendo la vita all'essenzialità e alla forma più pura di felicità.
Il giardiniere sembra quasi ingenuo a volte per il suo accontentarsi di un'esistenza povera e senza pretese, ma sta proprio qui la sua forza: nella sua purezza di spirito, nell'onestà sopra ogni cosa.
Il mio amico giardiniere, film tratto dal romanzo di Henri Cueco, ha un approccio registico minimalista, che si limita a seguire i movimenti dei personaggi e a mostrare i vividi colori della campagna. L'immagine vive di luce propria e non c'è mai l'aggiunta di musica di sottofondo che offuschi i rumori degli alberi, dei cinguettii degli uccelli, del vento tra le foglie. Solo verso la fine, si sentono un frammento del Nabucco e di Mozart, quando il giardiniere, nella sua ignoranza, riconosce quei suoni come le melodie che hanno accompagnato da sempre la sua vita.