Tutto l'oro che c'è, la recensione: Cinque esistenze che non si incontrano mai

La recensione di Tutto l'oro che c'è: il film di Andrea Caccia, fuori concorso al Torino Film Festival, si affida alle esistenze di 5 personaggi che non si incontreranno mai e un fiume che li osserva.

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Tutto l'oro che c'è: una sequenza del film

Bisogna fare una premessa prima di iniziare la recensione di Tutto l'oro che c'è di Andrea Caccia: non è un film ma un'esperienza da fare, un'ode all'intrecciarsi degli elementi che compongono la natura. Forse per la sua impossibilità a venir categorizzato sotto un particolare genere, il film è stato presentato fuori concorso nella sezione TFF Doc al Torino Film Festival ma uscirà nelle sale a dicembre con Dugong.

"Il film è privo di parole ed è chiaro che un'opera del genere richiede allo spettatore un'immersione completa nelle linee narrative del film" dichiara Andrea Caccia che spiega l'attitudine con cui bisogna approcciarsi a Tutto l'oro che c'è.

Diversi punti di vista

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Tutto l'oro che c'è: una scena del film

Un ragazzino, un anziano, un cacciatore, un carabiniere e un naturista, questi i personaggi che compongono la narrazione, i protagonisti attraverso i quali Andrea Caccia osserva una realtà a lui cara, vissuta da bambino da un versante del Ticino (quello piemontese) e ripresa da grande, adulto e padre, sul versante lombardo. Diversi punti di vista sulla complessità di un mondo, personaggi che cercano qualcosa, alcuni più chiaramente come chi cerca l'oro, e alcuni più confusamente, come una sensazione, un'epifania, un mistero da risolvere, un bosco con segreti da rivelare.

Tirare i sassi nel fiume

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Tutto l'oro che c'è: una scena del film di Andrea Caccia

"Il film nasce da un'esperienza di vita, sono nato sul versante piemontese del fiume e da una quindicina d'anni invece vivo sul suo versante lombardo. Quando ero piccolo andavo al fiume con mio padre e ora ci vado con i miei figli e da questo cambio di prospettiva è nata l'idea del film, dall'incontro con le persone": le parole di Andrea Caccia sono chiarificatrici del valore personale che hanno queste storie.

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Tutto l'oro che c'è: una sequenza del film

Tirare i sassi nel fiume e guardarli rimbalzare diventa un'attività che lo spettatore fa con religioso silenzio così come guardare avanti, con il vento in faccia, mentre una piccola barca attraversa il Ticino. Rumori, odori e ricordi di chi siamo o chi potremmo essere messi nelle mani di persone che diventano, occhi e corpo di chi vede il film e lo vive.

Incontrarsi non incontrandosi

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Tutto l'oro che c'è: un momento del film

Si rimane in silenzio seguendo le azioni dei personaggi di Tutto l'oro che c'è, a volte quasi in soggettiva, perché si aspetta il momento in cui convenzionalmente tutti i nodi verranno al pettine, gli interlocutori di questa storia si uniranno e diverranno un'unica linea narrativa. "È un film che nasce da una modalità di osservazione della realtà di matrice documentaristica ma che alla fine in fase di scrittura ha preso un altro orientamento" approfondisce Caccia che rende chiare così le sue intenzioni. I suoi personaggi si incontrano nel modo di vivere quella realtà e quel posto che li tiene uniti ma nessun desiderio di connessione narrativa verrà invece soddisfatto nello spettatore.

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Tutto l'oro che c'è: un primo piano

Tutto L'oro che c'è non è un film per chi ha bisogno di chiudere il cerchio, di tirare le somme di un percorso e sentirsi risolto. La pellicola di Andrea Caccia fa esattamente il contrario e lascia che ognuno tragga sensazioni e conclusioni personali in quei momenti di vita di persone e personaggi che non si incontreranno e non dialogheranno, almeno non convenzionalmente.

Non è un caso quindi che il film sia stato presentato al Film Festival di Rotterdam, famoso per l'apertura ad un modo di narrare la realtà attraverso il cinema del tutto peculiare e inaspettato. Resta da vedere se il pubblico italiano sarà aperto e pronto ad immergersi in un percorso tutt'altro che prevedibile, gli spettatori del Torino Film Festival sicuramente hanno fatto un grande passo in tale direzione.

Conclusioni

A fine recensione di Tutto l’oro che c’è, va nuovamente sottolineato che più che un documentario o un film da una convenzionale e rassicurante linea narrativa, si presenta come un’esperienza da vivere per lo spettatore. Nel seguire questi personaggi, il loro modo di interagire con la realtà e quel fiume che li divide, li attrae ma non li fa mai incontrare, una scelta ci si pone davanti: farsi trasportare totalmente dal fascino di un percorso senza parole né conclusioni ovvie oppure non riuscire a entrare nel flusso di una anti-narrazione che di fatto può presentarsi come un limite. Se non cattura da subito, Tutto l’oro che c’è rischia di rimanere un’opera per pochi eletti, coloro che non hanno bisogno di una linea narrativa a guidarli.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • È un’esperienza godibile se ci si lascia trasportare dalla curiosità dell’esplorare.
  • Il punto di vista sul fiume e sulla realtà è visivamente molto coinvolgente.

Cosa non va

  • La mancanza di una o più linee narrative lascia spaesati.
  • La non interazione tra i protagonisti può essere difficile da capire.
  • Il silenzio non sempre riesce a sostenere un intero film.