Recensione Memories Of Matsuko (2006)

Sfruttando il linguaggio a lui più noto del mondo televisivo, della pubblicità e dei videoclip, il regista accompagna lo spettatore all'interno di un racconto che analizza umanità e problematiche sociali.

Tutti i colori del dramma

Tetsuya Nakashima, classe 1959, era un già quotatissimo realizzatore di spot televisivi quando esordì alla regia cinematografica nel '97. Queste premessa non deve però turbare la sensibilità dello spettatore più raffinato, in Giappone si sa il passaggio dalla televisione al cinema non è necessariamente sinonimo di spazzatura, si prendesse ad esempio anche il solo nome di Kitano.
Memories of Matsuko, quarto lungometraggio del regista, è il racconto (tra prigioni, porno show ed amori impossibili) della vita e delle sventure di una donna, ricostruiti da un nipote che non l'ha mai conosciuta. Informato dal padre della morte della zia, Shou si reca nella casa di Matsuko scoprendo le drammatiche verità di un avventuroso passato e le ragioni della taciuta esistenza della donna.

Trailer ed immagini del film ci presentano Memories of Matsuko inondato di colori, una delle locandine ricorda anche vagamenteIl favoloso mondo di Amelie, ma il film di Jean-Pierre Jeunet era senza dubbio una commedia. Queste immagini possono di fatto apparire irrimediabilmente incompatibili con la trama evidentemente drammatica e cupa del bestseller di Muneki Yamada da cui è tratta questa pellicola ma è proprio in questo scarto di identità - quella melò del soggetto e quella traboccante ottimismo della sua messa in scena - che si mostra il talento di Tetsuya Nakashima. Sfruttare il linguaggio a lui più noto del mondo televisivo, della pubblicità e dei videoclip, è solo il passo iniziale per accompagnare lo spettatore all'interno di un racconto che analizza umanità e problematiche sociali. Accadeva lo stesso in Kamikaze Girls, suo precedente lavoro consacrato anch'esso dal pubblico del Far East, dove, attraverso il surreale racconto degli scontri tra i diversi stili e i differenti modi di vivere di due adolescenti, Nakashima riusciva a cogliere i disagi ed i malesseri giovanili della società contemporanea.

Gli opposti narrati in Memories of Matsuko sono quelli dei diversi modi di vedere la vita e di leggere gli eventi da parte dei vari personaggi. Fermandosi in superficie si possono riconoscere nella protagonista solo le stramberie di un'outsider, spingendosi oltre però si ricostruisce il ritratto di una donna sensibile ed innamorata della vita, ogni suo gesto è una sfrontata risposta alle circostanze ed un tenace rifiuto della solitudine. Ed è proprio abbattendo i cliché del dramma che Nakashima con il suo stile offre la giusta lettura di queste vicende. Il regista bombarda lo spettatore con la vitalità dei colori, lo svaga con personaggi folli, con siparietti demenziali e mini video musicali (l'intera sequenza ambientata nella prigione in cui Matsuko è rinchiusa è da sola un gioiellino indimenticabile), ma lo fa con gusto squisitamente cinematografico accostabile a quello dei grandi musical, decisamente più maturo ed equilibrato rispetto a Kamikaze Girls. È vero quindi che Memories of Matsuko è un film sull'importanza dell'amore e dell'amare, ma demagogia e retorica sono fortunatamente lontane anni luce.

Necessaria è infine una nota sulla protagonista, come sempre meravigliosa Miki Nakatani veste a pennello i panni di Matsuko adulta, i suoi svariati look e i differenti stati d'animo (e le strampalate espressioni!). Abituati a vederla principalmente in film horror (Ringu e Loft tra i più noti), ci si augura che l'interpretazione in Memories of Matsuko (che le è valsa svariati premi tra cui quello come miglior attrice ai prestigiosi Asian Film Awards) non si limiti ad essere una sola conferma del suo talento, ma una promessa di poterne in futuro riapprezzare le doti di attrice comica.