Fino al 1965 esisteva un solo, incontrastato Re dei mostri: Godzilla. L'impatto del primo film di Ishiro Honda, e di tutti i film seguiti a quello, sull'immaginario collettivo di mezzo mondo sembrava impareggiabile, tanto che nessuno studio di produzione aveva neanche tentato di fare qualcosa di simile.
Ci volle una considerevole dose di caparbia incoscienza, un pizzico (abbondante) di cialtroneria e una serie di trovate effettivamente azzeccate perché a Godzilla si affiancasse un altro kaiju che riuscisse a conquistare un posto d'onore nel cuore dei bambini giapponesi, e nei pochi, ma accorati, fan dei kaiju nel resto del mondo, pur non raggiungendo mai il successo e la fama del rivale.
La storia dei primi film di Gamera è una montagna russa fatta di partenze lente, salite a razzo e discese catastrofiche. Ma, con la fine del periodo denominato Showa (l'era della pace illuminata, che va dal 1926 fino al 1989), anche Gamera andò incontro all'apparente fine della sua carriera, in verità in modo piuttosto ignominioso.
Nonostante gli ultimi film fossero obiettivamente raffazzonati e, appunto, il predominio di Godzilla non sia mai stato davvero in discussione, il tartarugone sputafuoco e amico di tutti i bambini si era però difeso bene.
Poteva anche finire così, ma Gamera, evidentemente, aveva ancora qualcosa da dire.
Gamera rinasce ancora!
Negli anni '90 il Giappone è entrato nell'era Heisei, "l'era della pace raggiunta". Un periodo di esplosione e contrazione economica, in cui tutte le contraddizioni tra modello di vita occidentale e tradizioni culturali giapponesi iniziano a scontrarsi, amalgamarsi e trasformarsi reciprocamente.
Paradossalmente, dobbiamo di nuovo partire da Godzilla per spiegare la "seconda rinascita" di Gamera. Il lucertolone è, infatti, in un momento di quiescenza. Gli ultimi film, fino a Godzilla Vs. Destoroyah, nel 1995, hanno di nuovo incassato tantissimo e riportato Godzilla allo status di spaventosa minaccia ambulante, ma sembrano aver ormai raggiunto un limite strutturale, e la Toho sta tentando un esperimento, per così dire, alquanto azzardato: concedere a una casa di produzione americana, la TriStar, la possibilità di produrre un lungometraggio di Godzilla interamente pensato per il mercato occidentale.
Per amor di decenza, taceremo sul risultato di questo esperimento.
Ma se Godzilla è... impegnato altrove, per così dire, potrebbe esserci di nuovo spazio per un altro kaiju, in Giappone?
Ci sono tre elementi, a questo punto, che si intersecano tra loro e producono un risultato inaspettato.
Il primo è l'avvicinarsi del trentennale dell'esordio di Gamera, che cadrà appunto nel 1995.
Il secondo è la volontà del battagliero presidente della casa di produzione Tokuma-Shoten, il leggendario Yasuyoshi Tokuma, di riportare in auge il kaiju "amico dei bambini". Gamera è ancora una proprietà della Daiei, controllata proprio dalla Tokuma-Shoten, e Tokuma non ha mai rinunciato all'idea di far tornare il kaiju in attività, neanche dopo il flop di Gamera: Super Monster.
E il terzo è il fatto che Shusuke Kaneko è un nerd.
Piccolo passo indietro: chi è Shusuke Kaneko?
Un regista e sceneggiatore. Si è formato con la televisione, dirigendo diverse serie tokusatsu (le serie con mostri ed eroi mascherati popolarissime in Giappone, come Kamen Raider o Ultraman), ha diretto, sottobanco, qualche film erotico e poi ha iniziato a crescere sempre di più, realizzando alcuni titoli di discreto successo.
Fino a che non viene messo a capo del Progetto Gamera, con l'intento di resuscitare il tartarugone in tempo per l'anniversario. Solo che Kaneko ha un'idea alquanto diversa rispetto a Tokuma, che rivorrebbe il Gamera "amico dei bambini".
Kaneko, invece, che con i film di Gamera & co. c'è cresciuto, vede tutti i limiti che un progetto del genere comporta, alle soglie del nuovo millennio. E, d'altra parte, da bravo otaku sa anche che i tempi sono maturi per storie più complesse, per un approccio più adulto e anche per una realizzazione tecnica migliore.
Alla fine il presidente Tokuma cede e consente a Kaneko di proseguire con la sua idea, affiancandogli un team di professionisti selezionati (geek quanto e più del regista), ma con un'unica condizione non negoziabile: il nuovo look di Gamera non dovrà assolutamente essere "spaventoso".
Kaneko accetta, e poi fa comunque a modo suo.
Nel 1995, a trent'anni esatti dall'uscita del primo film, Gamera torna sugli schermi cinematografici giapponesi in Gamera: Daikaijū Kūchū Kessen (Gamera: La battaglia dei mostri volanti) o, come è meglio conosciuto, Gamera: Guardian of the Universe.
Ed è un successo che supera ogni aspettativa.
Nascita e caduta di Gamera: le origini del rivale di Godzilla
La grande trilogia di Gamera
Una nave contenente plutonio, la Kairyu-Maru, si schianta contro un misterioso atollo apparso dal nulla. Poco prima che l'atollo si inabissi, i membri della nave assistono alla comparsa di un misterioso mostro gigante.
Contemporaneamente, un'ornitologa e un detective giapponese stanno indagando sulla sparizione di uno scienziato su un'isola dell'arcipelago Goto, al largo delle coste giapponesi. Qui fanno una macabra scoperta: resti umani tra gli escrementi di una belva non identificata. Subito dopo vengono attaccati da mostruose creature volanti e assetate di sangue. Il governo giapponese interviene e decide di catturare queste strane creature. Il tentativo, però, fallisce e una delle creature alate riesce a fuggire, solo per essere abbattuta da un nuovo mostro comparso dal mare: una mastodontica e spaventosa tartaruga, capace di volare e sparare sfere di plasma infuocato dalla bocca, che si rivela essere lo stesso kaiju che avevamo intravisto sull'atollo.
A questo punto è guerra aperta tra la tartaruga gigante, ribattezzata "Gamera", e i mostri volanti.
E, tra queste due forze della natura, gli umani dovranno fare del loro meglio non solo per sopravvivere, ma anche per scoprire l'origine di Gamera e la natura del legame che il kaiju sembra avere con una giovane ragazza, e che potrebbe essere la chiave per comprendere il vero obiettivo del potente Guardiano dell'Universo.
Lo staff tecnico che segue il regista Shusuke Kaneko comprende e condivide l'intenzione di realizzare un kaiju movie innovativo. Alla sceneggiatura c'è Kazunori Ito, grande esperto di fantascienza dai toni maturi (sua è la sceneggiatura del film animato di Ghost in the Shell, per esempio), mentre a supervisionare gli effetti speciali troviamo un giovane ma agguerritissimo Shinji Higuchi, ovvero una delle menti creative più apprezzate del Giappone, e l'uomo che Hideaki Anno ha voluto al suo fianco nella realizzazione di Neon Genesis Evangelion e poi di Shin Godzilla e Shin Ultraman.
Proprio il connubio tra Higuchi e Kaneko risulta una mossa vincente. I due uniscono i loro sforzi per rinnovare completamente non solo il design, ma l'intera origin story di Gamera, creando un universo narrativo complesso e coerente, in cui il titanico kaiju diventa una forza a difesa dell'equilibrio della Natura, allontanandosi dal concept più "amichevole" dei film dell'era Showa.
Anche l'idea di utilizzare un misto tra effetti speciali meccanici e prostetici con la computer graphic si rivela azzeccata: Guardian of the Universe risulta una vera gioia per gli occhi, con integrazioni perfette tra modelli e set, esplosioni spettacolari e una perfetta resa della scala titanica in cui avvengono gli scontri tra creature alte quasi cento metri.
Risultato ottenuto, tra l'altro, con trovate semplici ma brillanti come utilizzare attori di bassa statura a cui far indossare i costumi dei mostri, in modo da ottimizzare sia i costi che le riprese (utilizzando attori bassi non c'è il rischio di inquadrare il soffitto dei set, per esempio).
Non è un caso che Guardian of the Universe ottenga quindi un riscontro straordinario ai botteghini giapponesi. A quel punto Tokuma, a cui va riconosciuto il merito di sapere quando fare un passo indietro, concede carta bianca a Kaneko e al suo team per proseguire la serie vincente.
E Kaneko non se lo lascia certo ripetere: con i due film successivi, Gamera 2 - Attack of Legion, nel 1996, e Gamera 3 - Revenge of Iris (in originale Iris Kakusei, o "Il risveglio del Dio Oscuro"), nel 1999, alza ancora di più l'asticella: porta a compimento il suo progetto di evoluzione del genere e consegna alla storia del cinema tre film che sono tra i migliori esponenti dei kaiju movie.
Legion e Iris sono due kaiju spaventosi: il primo è uno sciame di insettoidi alieni con tanto di mostruosa "regina", mentre il secondo è un'inquietante creatura quasi lovecraftiana e mitologica, che sfrutta il risentimento di una ragazza, convinta che Gamera sia il responsabile della morte dei suoi genitori, per acquisire potere e mettere seriamente a rischio l'esistenza dell'umanità.
Ma è il tono dei film, oltre che la realizzazione tecnica spettacolare, a fare la differenza: tutto è estremamente serio e drammatico, Legion ha momenti dichiaratamente horror e splatter, mentre in Iris serpeggia continuamente una sorta di "ambiguità morale" dei protagonisti e dello stesso Gamera, che scatena tutta la sua immane potenza distruttiva pur di sopraffare l'avversario, incurante delle migliaia di vittime che provoca nel frattempo.
E non ci sono bambini.
La trilogia Heisei di Gamera raccoglie consensi unanimi di critica e pubblico e, alla fine, riuscirà a sorpassare anche gli incassi dei film di Godzilla, settando un nuovo standard di riferimento per il genere. Standard che poi sarà, molto più dei film della Toho, il vero spunto da cui la Legendary trarrà ispirazione per il suo Monsterverse, tanto che il Godzilla della Legendary ha molti più punti in comune con questo Gamera che con la sua controparte giapponese.
Il trionfo di Gamera è finalmente realtà.
Purtroppo, però, durerà poco.
Nel 2000 Yasuyoshi Tokuma muore, la Daiei passa sotto il controllo della Kadokawa e Kaneko e Higuchi decidono di proseguire le loro carriere altrove, accantonando un già previsto quarto film, che era anche in uno stato di produzione avanzato.
E, ancora una volta, Gamera sparisce.
GAMERA -Rebirth-, la recensione: il ritorno del principe dei kaiju
Una piccola tartaruga, di nuovo
La trilogia Heisei aveva consegnato al pubblico un Gamera completamente rinnovato: un'arma biologica, creata dall'antica società atlantidea come baluardo contro i Gyaos (un altro esperimento, ma sfuggito al loro controllo) e contro ogni minaccia all'equilibrio della natura. Quasi una sorta di divinità guerriera, che solo incidentalmente combatte a fianco dell'umanità, ma che potrebbe anche schierarsi contro di noi, e con effetti devastanti, se il fragile equilibrio tra gli umani e la Terra dovesse rompersi.
Gamera evolve film dopo film, anche dal punto di vista del design, in una forma sempre più votata al combattimento: nuovi poteri, linee più aggressive, spuntoni e artigli. Elemento non solo di design, ma anche narrativo e canonizzato dagli autori, che hanno dotato Gamera di un'incredibile capacità adattiva a livello cellulare, cosa che lo rende sempre più forte dopo ogni scontro.
Il pubblico e la critica avevano premiato questo approccio più aggressivo e maturo, per cui, ovviamente, quando la Kadokawa decide di dare il via libera ad un nuovo film di Gamera...
Va nella direzione completamente opposta.
Gamera The Brave esce nei cinema giapponesi nel 2006, ma prima attraversa una serie di revisioni e riscritture che ne modificano, a volte anche in modo sostanziale, la struttura.
Ad esempio, ad un certo punto della produzione, la Kadokawa-Daiei cercò di coinvolgere la Toho per la realizzazione del film che tutti gli appassionati di kaiju sognano da sempre: l'incontro tra Gamera e Godzilla (o comunque qualcosa di molto simile). La Toho, però, rifiutò.
Alla fine, anche per sfruttare l'onda del successo di The Great Yokai War (Yokai daisenso), di Takashi Miike, che aveva riproposto la formula "bambini+mostri", e il contemporaneo fallimento di Godzilla: Final War (su cui andrebbe scritto un articolo a parte), si decise di rispolverare un vecchio concept, poi scartato, di Guardian of the Universe, scritto da Chiaki Konaka, ovvero l'autore di Digimon Tamer.
Se conoscete questo titolo, a questo punto avrete già un'idea di quale fu il risultato finale.
Nel 1973 Gamera è impegnato in una lotta disperata contro i Gyaos, tanto da arrivare ad autodistruggersi pur di abbattere i nemici. Trent'anni dopo, un bambino di nome Toru trova un uovo da cui nasce una piccola e dolce tartaruga che lui ribattezza Toto, il soprannome che la madre, morta da poco, gli aveva dato.
Col passare del tempo Toto cresce e dimostra di avere capacità straordinarie, come volare o sparare fiammate (e, allo stesso tempo, il potere di portare alle soglie dell'esaurimento nervoso lo staff tecnico, visto che sul set le tartarughe utilizzate per le riprese si rifiutavano sistematicamente di fare quello che ci si aspettava da loro).
Quando un mostro gigante, Zedus, appare e inizia a seminare distruzione, Toru sarà costretto a venire a patti con il fatto che la sua amata tartaruga è proprio la reincarnazione di Gamera, ed è destinato a combattere di nuovo.
Nonostante il film abbia diversi passaggi riusciti, come la staffetta dei bambini per portare a Gamera una pietra magica, e in generale abbia ricevuto critiche sostanzialmente positive, al botteghino fu un fiasco.
L'idea di un Gamera completamente ridisegnato e molto più "carino", totalmente diverso rispetto a quanto si era visto in precedenza, tanto da non avere neanche più il suo caratteristico ruggito (fu riciclato un verso del King Kong del 1976), non piacque agli spettatori, che videro il film come un passo indietro rispetto alla trilogia di Kaneko (cosa vera, in effetti).
Kadokawa-Daiei incassò il colpo e, di nuovo, Gamera scomparve per molti anni.
C'è voluto, ancora una volta, il ritorno in pompa magna di Godzilla e del Monsterverse per far risorgere Gamera. Questa volta non con un live action ma con una riuscita miniserie d'animazione in CGI, prodotta da Netflix.
GAMERA -Rebirth- è l'ennesimo reboot dell'eroico kaiju, che rielabora in chiave postmoderna tutti gli elementi caratteristici della lunga e travagliata storia di Gamera: dal ritorno dei mostri dell'era Showa, con un design più moderno ed efficace, all'idea che il nostro amato kaiju sia il prodotto di una civiltà scomparsa, che gli ha lasciato il compito di vegliare sulla Terra. Anche in questo caso i protagonisti sono dei ragazzini, ma le loro vicende e quelle dei mostri giganti sono ben integrate tra loro, e la storia, soprattutto nella seconda metà, perde ogni connotazione da commedia per concentrarsi sul dramma e sugli scontri. Nonostante qualche difetto tecnico, GAMERA -Rebirth- ha soddisfatto le aspettative di chi aspettava il ritorno di questo incredibile e amatissimo kaiju.
E resta sempre la speranza che, prima o poi, lo scontro/incontro con Godzilla possa finalmente diventare realtà.