
A concludere il Pride Month è recentemente approdato su Disney+, la piattaforma streaming della Casa di Topolino, Trevor: Il Musical. L'opera dà nuova vita allo spettacolo teatrale che amplia il soggetto del cortometraggio di 23 minuti vincitore di un Premio Oscar nel 1995; lo stesso che ispirò la celebre fondazione no-profit The Trevor Project, la più grande organizzazione al mondo per la prevenzione del suicidio dei giovani esponenti della comunità LGBTQIA+. E con questa recensione di Trevor: Il Musical andiamo a vedere come è avvenuto il passaggio da off-Broadway al piccolo schermo.
La storia

Dallo Stage 42 allo schermo di tablet e televisori la storia non cambia: siamo nel 1981 in America. Uno studente dell'ultimo anno di scuola media, Trevor Nelson (qui un perfettamente convincente Holden William Hagelberger), cerca come tutti un posto nel mondo, ma a differenza di tanti suoi altri coetanei, lui ha già ben in mente il suo Golden Dream, il sogno della vita. Trevor punta a una carriera nello show business, ispirato dal suo grande idolo, Diana Ross (Yasmeen Sulieman), che tra l'altro vedremo spesso comparire sul palco, con un espediente o con un altro. Ma immaginate quanto facile potesse essere per un ragazzino come Trevor negli Stati Uniti degli anni '80 cercare di restare fedele a se stesso e ai suoi sogni. Specialmente quando a questi si aggiunge una scoperta ancora in divenire sulla sua sessualità, che ovviamente diverrà fonte di scandalo nella sua bolla personale, familiare e scolastica.

Bulletti e scene alla Mean Girls, discorsi e provvedimenti "terapeutici" (dalla chiacchierata con il parroco alla terapia elettroconvulsivante che il ragazzo cerca di autoimporsi dopo vari accadimenti a scuola) e la quasi inevitabile piega che prenderà a un certo punto la vicenda: sono temi importanti quelli affrontati da Trevor: Il Musical, e tristemente ancora estremamente attuali. E anche se si pecca un po' di pigrizia lasciando troppo spazio ai cliché (rappresentati, a volte, anche con una buona dose di quel che definiamo ormai "cringe"), il portare sullo schermo una storia così universale è raramente futile, specialmente quando permette di fornire un'opportunità ai più giovani e inconsapevoli di scoprire come poteva e può ancora andare davvero il mondo, e far sapere a coloro che invece vi hanno ritrovato in una qualche misura la propria esperienza personale che non sono soli.
Dal palcoscenico al piccolo schermo

Nel 2020, nel mezzo di una pandemia che ha sconvolto il mondo, è arrivato a darci conforto e intrattenerci Hamilton, uno dei musical più celebri nella storia di Broadway (e non solo), che in forma cinematografica ha raggiunto ancor più spettatori e si è imposto ancora di più come fenomeno culturale e sociale. Un'operazione che, anche allora, portava la firma di Disney+, e che sembra voler diventare pian piano uno dei pezzi forte della piattaforma (trovate, ad esempio, anche Newsies tra i titoli disponibili).
Trevor: Il Musical pare dunque una delle scelte più ovvie per continuare questa tradizione, ma riuscirà a replicare un tale successo? Difficile, considerando il fatto che se ne sta parlando ancora troppo poco (è approdato il 24 giugno sulla piattaforma) e non è stato pubblicizzato allo stesso modo. In più, l'opera non gode della medesima fama di partenza di Hamilton né, duole dire, di una colonna sonora altrettanto accattivante. Se, infatti, a distanza di anni stiamo ancora fischiettando My Shot o The Room Where It Happens, o magari ci torna ancora alla mente dal nulla il Re Giorgio di Jonathan Groff che intona You'll Be Back, in Trevor: Il Musical sono davvero pochi i brani originali - frutto della collaborazione di Dan Collins e Julianne Wick Davis - che potrebbero competere (ma ce ne sono davvero?) su questo piano, sebbene si dimostrino un ottimo modo per veicolare sentimenti e stati d'animo dei personaggi in scena.

Per quanto riguarda scenografia e costumi, questi riescono a farsi notare pur non trattandosi di un'opera che, eccetto in alcuni casi specifici, vi deve necessariamente fare affidamento (prendiamo La Fabbrica di Cioccolato o Il Re Leone, per dirne un paio in cui sicuramente questi aspetti hanno un maggiore impatto sull'intero spettacolo), mentre le performance attoriali e canore sono adatte, ma in pochi casi bucano davvero lo schermo, come ad esempio in quello del giovane protagonista.
Conclusioni
Nella nostra recensione di Trevor: Il Musical abbiamo visto quanto importante possa essere rappresentare sullo schermo e rendere accessibile a quante più persone possibile una storia come quella di Trevor, ma anche come il titolo in questione sia sì godibile e di intrattenimento, sebbene un po' altalenante nel confezionare il tutto.
Perché ci piace
- Porta sullo schermo una storia universale.
- Scenografia e costumi non passano inosservati, nonostante il rischio che potesse accadere in un'opera che non ne fa necessariamente il proprio punto forte.
Cosa non va
- Canzoni originali efficaci nel contenuto, ma abbastanza dimenticabili dal punto di vista melodico.
- In alcuni momenti ci si abbandona troppo ai cliché, non sempre rappresentati al meglio.