India Hair, Camille Cottin e Sara Forestier sono le trois amies, ossia le Tre amiche che danno il titolo al film di Emmanuel Mouret, presentato prima a Venezia 81 e poi al Rendez-Vous 2025. Al centro del film, appunto, tre donne legate da un rapporto profondo. Ma la vita, lo sappiamo, è inaspettata, e allora un evento decisamente inatteso (e sorprendente) scapiglia e scuote gli equilibri. Rivelazioni, segreti, malintesi, il regista francese cuce e scuce il concetto di relazione umana puntando ad esaltare l'ironia e la leggerezza, ma anche la profondità e il sentimento.

Non a caso, per molti, Mouret è il Woody Allen d'Oltrealpe. Tuttavia, il paragone, secondo lui, è fin troppo largo. "Ammiro Allen", spiega l'autore, che abbiamo intervistato in occasione dell'uscita in sala di Tre Amiche, "Quando mi paragonano al lui mi sono lusingato ma al tempo stesso colgo le differenze. Capisco quando i giornalisti me lo chiedono, tuttavia tendo a rimarcare le differenze tra le nostre opere".
Tre amiche: intervista a Emmanuel Mouret
Tre amiche è ambientato a Lione, ma Emmanuel Mouret è nato a Marsiglia, pur frequentando Parigi. C'è una vitalità tutta francese che si respira negli spazi urbani del Paese, rivisti in un cinema contemporaneo dal forte respiro. "Vivo una settimana a Parigi e una settimana a Marsiglia, da sempre. Mi piace questa tensione tra queste due città, sono due culture molto diverse che sicuramente hanno un effetto su di me, ma che non riesco a sintetizzare", prosegue l'autore, che poi si sofferma sui tre elementi drammaturgichi che caratterizzano il suo film: amore, amicizia, tradimento.

Spiega così: "L'elemento importante della drammaturgia è il modo in cui gli esseri vivono insieme, nonostante tutte le crudeltà che possono esserci tutti i giorni. Anche se si tratta solo di personaggi che cercano di fare del loro meglio, ciò non impedisce che ci sia molta crudeltà nelle situazioni. Penso che i racconti della letteratura teatrale e cinematografica servano a richiamare gli spettatori alla complessità della vita sociale A mio parere, l'elemento drammaturgico centrale della storia è riuscire a capire in che modo gli esseri umani riescono a vivere insieme, a convivere, nonostante tutto. Il racconto serve a questo: avvicinare gli spettatori alla complessità della vita".
La libertà artistica
Con Emmanuel Mouret, poi, abbiamo affrontato anche il tema della libertà artistica, sempre più spesso minacciata, in Italia così come in Francia. "La lotta, la resistenza che gli artisti dovranno continuare a portare avanti è proprio questa: difendere a tutti i costi i colori, le differenze, le peculiarità di ognuno di noi. Il cinema che amo è quello che si pone delle domande, perché secondo me ci sono due tipi di registi: quelli che si interrogano sul mondo e quelli che, in realtà, pretendono di darci delle risposte, facendo un po' la morale"_.

E prosegue, "Spero di poter dire di appartenere al primo gruppo di registi, cioè a quelli che si interrogano sul mondo, su ciò che facciamo, sui nostri comportamenti, sul modo di riuscire a vivere insieme. Penso che sia importante continuare a valorizzare l'importanza della complicità, piuttosto che pensare a risolvere la complessità, e quindi eliminare tutto ciò che è estremo, di conseguenza eliminare le differenze e le diversità. Credo che, piuttosto che la soluzione della complessità, dovremmo arrivare all'accettazione della complessità".