Recensione Alla deriva (2006)

Non ci si aspetta grande spessore da uno spensierato e adrenalinico divertissement estivo, ma in questo caso sono proprio gli escamotage narrativi che sono strutturati in maniera approssimativa e si finisce per annegare nel tedio.

Travolti dalla noia nell'azzurro mare di agosto

Un gruppo di giovani, in occasione del compleanno di uno di loro, si avventura a bordo di un lussuoso yacht per una breve e spensierata vacanza da trascorrere in alto mare: ma dopo essersi tuffati nelle fresche acque del Mediterraneo si rendono conto di non aver abbassato la scaletta che gli consente di risalire a bordo e restano quindi in balia dei flutti, lasciando una neonata sull'imbarcazione. Gli ingredienti per uno spensierato e adrenalinico divertissement estivo ci sarebbero tutti: una situazione tesa e potenzialmente pericolosa, qualche battuta piccante e tanti centimetri di pelle nuda, e c'è persino un trauma infantile, vissuto da uno dei protagonisti e che si materializza nelle immagini serrate e cupe di un flashback. Tutto già visto, dunque: ma Alla deriva si distingue da buona parte delle pellicole di questo genere perchè a seminare il terrore non ci sono squali feroci, nè velenosissime meduse ma qualcosa di peggio: la stupidità dei protagonisti di questa disavventura e la scarsa esperienza degli sceneggiatori.

Se per tutta la prima metà di questo film vi aspettate che accada qualcosa, che qualche pericolosa creatura marina emerga dalle acque per dispensare brividi e tensione, mettetevi l'anima in pace: non sarete accontentati. Piuttosto assisterete ad una sfilza di sconcertanti scelte narrative che inevitabilmente finiranno per sfociare nel ridicolo involontario. Il punto più debole, anzi per restare in tema nautico, la vera falla di questo film, è la sceneggiatura: il pubblico sarà certamente disposto a chiudere un occhio sulla distrazione iniziale che da il via all'incubo dei protagonisti, ma non su un cellulare recuperato fortunosamente dall'imbarcazione e gettato di proposito in acqua, ed ancor meno su tragicicomici incidenti che costeranno la vita ad alcuni ragazzi.
Non convincono neanche i deboli tentativi di dare spessore ai personaggi come la sexy sirena bionda che tenta di rovesciare il suo archetipo pregando e il figlio di papà strafottente ed egoista che invece si abbandona ai flutti nel tentativo di espiare le sue colpe. Non ci si aspetta certo grande spessore da un film di puro intrattenimento - e che altrove è stato spacciato per un sequel di Open Water - ma in questo caso sono proprio gli escamotage narrativi che sono strutturati in maniera approssimativa e si finisce per annegare nel tedio.

Il pubblico più attento alle recenti produzioni televisive americane riconoscerà tra i protagonisti del film gli interpreti di alcune serie televisive di grande successo, tra cui Eric Dane, che in Grey's Anatomy veste i panni del dottor Mark Sloan, ma questo non basta a rendere più interessante la pellicola, di produzione tedesca, ma girata a Malta con un budget ridotto e un cast a stelle e strisce da Hans Horn, il cui curriculum discontinuo, non si può certo definire memorabile. In conclusione, se si è in cerca di brividi, in questa calda estate povera di cinema, meglio un bel tuffo a mare.

Movieplayer.it

2.0/5