Cinema di frontiera raccontato con la leggerezza di una commedia "rock". È un film politico e stravagante quello di cui vi parleremo nella recensione di Torna a casa, Jimi!, esordio alla regia del greco Marios Piperides in sala dal 18 aprile e trionfatore al Tribeca Film Festival.
Gli fa da sfondo Nicosia, ultima capitale del mondo ad essere ancora oggi spaccata in due: dal 1974 infatti la parte meridionale della città è capitale della Repubblica di Cipro, membro dell'Unione Europea, mentre quella settentrionale fa capo all'autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta esclusivamente dalla Turchia. Soltanto nel 2003 fu ufficializzata l'apertura del check-point, che consentì un lento riavvicinamento tra la zona greco-cipriota e quella turco-cipriota, un processo che avrebbe permesso al regista allora quasi trentenne di "visitare una parte della mia patria dove non avevo mai messo piede".
Una trama da commedia paradossale
Quell'area oggi demilitarizzata è una zona cuscinetto sotto il controllo di truppe Onu: ne rimane un'anacronistica recinzione di filo spinato con barili, sacchi di sabbia e caschi Blu schierati per garantire il cessate il fuoco del 1974 e sorvegliare sulla convivenza pacifica tra le due comunità. Un territorio straniante, dove il tempo sembra essersi fermato tra un passato che fa capolino dagli edifici abbandonati e una modernità incombente. La trama di Torna a casa Jimi! parte proprio da qui: per la legge nessun animale, pianta o prodotto può passare dal settore turco di Cipro a quello greco. Ma questo Yiannis (Adam Bousdoukos, l'attore di Soul Kitchen di Fatih Akin), rockettaro fallito pronto a lasciare Nicosia per ripartire dall'Olanda, non lo sa. Così, quando il suo cane Jimi attraversa accidentalmente la zona cuscinetto finendo nell'area turca, dovrà fare di tutto per riportarlo indietro. Anche violare la legge, visto che il povero Jimi è diventato merce di contrabbando. Ad aiutare Yannis in questo spericolato viaggio su e giù attraverso quel confine senza tempo, la sua ex fidanzata, Kika (Vicky Papadopoulou), il contrabbandiere Tuberk (Özgür Karadeniz) e il colono turco Hasan (Fatih Al), l'uomo che con la sua famiglia abita nella casa dove Yannis è cresciuto. Un rocambolesco andirivieni a soli tre giorni dalla partenza, che porterà il protagonista altrove.
Marios Piperides tesse una storia ai limiti dell'assurdo, un bizzarro road movie che è anche metaforica riflessione sull'inutilità delle frontiere con chiari ed evidenti rimandi all'attualità. L'invito ad una convivenza pacifica e ad un mondo senza muri sottende all'intero film a partire dalla scritta "No Borders", che campeggia sull'insegna luminosa del negozio di intimo femminile con cui la commedia si apre e si chiude.
Yannis si muove in un mondo paradossale e il cagnetto Jimi che zampetta inconsapevole da una parte all'altra della frontiera facendosi beffa di tutti, politica compresa, assurge a straordinario simbolo di umanità.
L'odissea dei personaggi
Nell'epoca delle dogane e della chiusura dei confini, le vicende dei personaggi di Torna a casa Jimi! assumono un valore fortemente simbolico e le loro peripezie diventano il filtro più adatto per narrare della difficoltà di un dialogo, delle storture della politica e dell'urgenza di un'umana comprensione delle differenze.
Con la risata Piperides veicola a un ampio pubblico altrimenti irraggiungibile, una riflessione sulla situazione sociopolitica di un'isola mezza greca e mezza turca, spesso ignorata dal mondo come denuncia una battuta del film: "La principessa Diana non è mai venuta qui. È andata in tutti gli altri paesi, ma qui non viene nessuno", neppure Angelina Jolie, conclude ironicamente.
I volti di uno straordinario trio d'attori, Bousdoukos, Al e Karadeniz, completano il ritratto surreale di quest'odissea già ben definita sulla carta. Insieme sono l'espressione di un melting pot di storie e tradizioni e ciascuno è a suo modo in fuga verso una terra promessa: che sia il sogno dell'Europa o di un indecifrabile e generico altro luogo della mente, poco importa. Ciò che conta è la libertà di ciascuno di inseguire quella possibilità e attraversare i confini con la stessa disinvoltura del piccolo Jimi.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Torna a casa Jimi! consapevoli di aver assistito alla nascita di un nuovo autore, che speriamo di poter rincontrare presto. Marios Piperides dimostra di saper usare con disinvoltura il linguaggio del paradosso e della comicità surreale, firmando un’opera prima godibile e scanzonata, che pure ha l’abilità di portare sotto i riflettori il dramma della politica dei muri. La scrittura è raffinata e ironica, capace di trasmettere attraverso luoghi e personaggi, il senso di straniamento proprio di un terra di confine, come quella “zona cuscinetto” sorvegliata dall’Onu che spacca l’isola di Cipro in due.
Perché ci piace
- Una commedia scanzonata che intrattiene con ritmo senza rinunciare alla riflessione politica.
- Il cagnetto Jimi, motore della storia, assurge a simbolo di un mondo senza barriere. Il pubblico lo amerà.
- Le situazioni paradossali di cui i personaggi sono prigionieri.
Cosa non va
- Forse qualche lungaggine di troppo nella prima parte del film.