La sua lingua originaria è il danese ma Susanne Bier, ormai da molto tempo non disdegna di esprimersi anche in inglese, soprattutto da un punto di vista cinematografico. Arrivata negli Stati Uniti grazie a Noi due sconosciuti, in cui dirige la coppia formata da Benicio Del Toro e Halle Berry, nel 2010 il suo In un mondo migliore vince l'Oscar come miglior film straniero.
Dopo quel momento la sua frequentazione di Hollywood diventa più intensa portando alla realizzazione di Love Is All You Need e ad Una folle passione, con cui riunisci Bradley Cooper e Jennifer Lawrence. Dopo due pellicole in inglese, ora la regista torna ad ambientazioni e personaggi dal carattere nordico con A Second Chance, presentato al festival di Torino. Tra i protagonisti di questo film che, indaga nella vita di due coppie e sul loro modo di essere genitori, Nikolaj Coster-Waldau, una delle star della serie tv della HBO Il trono di spade.
All'inizio fu un'immagine
Ci sono coppie destinate a non scoppiare e quella professionale tra la Bier e il suo sceneggiatore Anders Thomas Jensen sembra essere una di quelle. Dopo aver dato vita insieme a molti successi, i due hanno affrontato anche la scrittura e la realizzazione di A Second Chance, una storia che utilizza in parte la forma del thriller per raccontare i turbamenti personali di fronte all'arrivo di un figlio, mettendo in discussione quelle che sono le figure retoriche del padre e della madre. "Il nostro punto di partenza è sempre diverso. E per questo non ci chiediamo mai quali sono i temi principali intorno ai quali sviluppare la storia" - spiega la regista" - a volte ci lasciamo sedurre da un personaggio, da una scena o una semplice immagine. In questo caso si è trattato proprio di quest'ultima. In particolare era quella di un bambino sottratto da un luogo inadatto al suo benessere. Mi sono sentita intrigata da questo particolare e siamo partiti proprio da qui. Inoltre in Inghilterra c'era stato il caso del neonato Pete, visitato per sessanta volte dai servizi sociali senza che riuscissero a metterlo in salvo. Partendo anche dalla sua storia abbiamo iniziato a leggere varie cose e a costruire la storia."
L'apparenza inganna
Mai credere alle apparenze, soprattutto se ci propongono una realtà fin troppo perfetta e patinata. Così Andreas e sua moglie Anne potrebbero non essere "belli" come sembrano, mentre la tossica Sanne, con la giusta motivazione, potrebbe tirar fuori il meglio di sé. Sta di fatto che l'ambiguità e il dubbio sono alla base di questo film. "Le cose non sono come sembrano" - continua la regista - "almeno non sempre. Per questo abbiamo deciso, piuttosto chiaramente di mescolare le carte in gioco per creare confusione ed un po' di sconcerto. Per ottenere l'effetto sono state costruite situazioni speculari attraverso due famiglie poste in contesti diversi. Andando oltre la prima impressione, però, scopriamo che le cose non sono così distinte. Ci siamo divertiti a costruirli in modo che lo spettatore fosse posto in una situazione di disagio. Fin dall'inizio, infatti, si ha la sensazione che prima o poi accadrà qualche cosa, anche se non se ne capisce il motivo. Ed è proprio questo che confonde le acque."
La seconda possibilità
Elementi centrali della vicenda sono naturalmente i personaggi che, ognuno a modo loro, incarnano le ombre e le luci dell'essere umano. Sarà per questo che la Bier non intende giudicare ne le loro azioni, ne tanto meno le intenzioni. "Non è chiaro se li consideriamo colpevoli o meno. Forse questo sentimento può nascere in modo più evidente nei confronti della coppia dei tossico dipendenti. Nei confronti di Andreas e di sua moglie, invece, abbiamo solamente la sensazione che i due non stanno rivelando tutto. Vogliamo essere sedotti da loro ma, allo stesso tempo, capiamo che qualche cosa non va. Quasi tutti loro, però, hanno una seconda possibilità, Andreas fa qualche cosa di sbagliato per le motivazioni giuste, il suo collega, che sta distruggendo la sua vita, trova la forza per mettersi in sesto. Sanne è una tossica ma decide di liberarsi da questa dipendenza pur di cambiare. La cosa singolare è che le seconde possibilità ci vengono offerte ma non riusciamo a vederle"
Riflessioni di cinema
Dopo la parentesi americana, in quali condizioni ha ritrovato il cinema danese? Susanne Bier non ha alcuna esitazione a rispondere, visto che la salute artistica del suo paese sembra essere ottima. "Credo che questa condizione privilegiata dipenda da due fattori. Il primo riguarda il pubblico e la sua frequentazione assidua dei cinema. Il secondo, invece, è il rapporto sempre sano tra registi e sceneggiatori. Il pericolo, soprattutto per il cinema europeo, è che alcuni film siano tanto alternativi da alienarsi il pubblico. È importante fare film di qualità ma che riescano ad essere appetibili per il pubblico. Per questo motivo credo che il cinema europeo debba lavorare molto sul rapporto tra scrittura e regia"