C'è una nuova tendenza nel mondo televisivo: quella di prendere serie e miniserie apparentemente nate per essere autoconclusive e poi rinnovarle per nuove stagioni e nuovi episodi. Una tendenza che non tutti sembrano apprezzare e che certamente rischia di rovinare, almeno parzialmente, quanto di buono era stato fatto inizialmente con storie nate e pensate appositamente per una durata ben precisa e ridotta. Tra questa c'è sicuramente Top of the Lake, vero e proprio gioiello del piccolo schermo, scritta da Jane Campion e Gerard Lee e diretta, quasi totalmente, dall'unica regista donna ad aver mai vinto la Palma d'oro. Era il 1993 e il film, splendido, era Lezioni di piano.
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Se negli anni successivi la Campion non era mai riuscita a convincere allo stesso modo, proprio con questa miniserie era tornata a conquistare un successo plebiscitario di critica e pubblico, e ci aveva regalato con il personaggio del detective Robin Griffin, grazie anche all'interpretazione semplicemente maestosa di Elisabeth Moss, uno dei ritratti femminili più belli e complessi dell'ultimo decennio. E in un periodo storico in cui attrici e autrici lottano con sempre maggiore veemenza e intelligenza per provare quantomeno a pareggiare presenza e rilevanza in un'industria ancora troppo maschilista, non è certo difficile capire perché questo eccellente tandem creativo si riunisca a distanza di quattro anni. E perché, anzi, aumenti visibilità al progetto aggiungendo una superstar quale Nicole Kidman.
Piccole grandi donne
La seconda stagione parte qualche tempo dopo i tragici eventi della precedente, con Robin che ritorna in Australia per riprendersi il suo posto da detective dopo alcune vicissitudini personali/sentimentali (mostrate in un flashback) ma che deve fare i conti con l'atteggiamento poco amichevole dei colleghi. Tra i tanti però c'è anche la statuaria poliziotta Miranda (Gwendoline Christie) che invece è una vera e propria fan della nostra protagonista e cerca in tutti i modi di mettersi in mostra ed esserle d'aiuto. Anche quando la sua presenza è evidentemente non richiesta. Già questa nuova e bizzarra coppia di investigatori basterebbe da sola, insieme ad un nuovo mistero ovviamente, a giustificare i nuovi episodi, ma l'intenzione della Campion non è quella di ripetersi, di offrire semplicemente un nuovo setting ad una formula che ha già funzionato così brillantemente, ma soprattutto di andare a scavare ulteriormente nel personaggio interpretato dalla Moss, di partire ancora una volta dal suo tragico e tormentato passato per intraprendere nuove strade.
È proprio qui che arriva la Kidman, con un look "imbruttito" (virgolette d'obbligo) che ricorda quasi quello della regista che la dirige, ed un personaggio che si presenta potenzialmente ricco e stratificato quanto quello della sua controparte. Non vi anticipiamo nulla del rapporto che lega le due donne, così come quello di un'altra giovane protagonista (Alice Englert), ma di certo la sensazione è che questi primi due episodi che abbiamo visto in anteprima siano solo la punta di un iceberg che promette emozioni a non finire.
Dal fondo del lago a quello degli oceani
Allo stesso modo non anticipiamo nulla su quello che lega i personaggi di cui sopra al caso che dà il titolo alla seconda stagione, questa ragazza asiatica trovata morta in una valigia gettata sul fondo dell'oceano da individui poco raccomandabili che lavorano nel traffico di prostitute minorenni e che dirigono, agli ordini del viscido Puss (un sorprendente David Dencik), un bordello di Sidney. A dire la verità, da quello che abbiamo potuto vedere almeno, proprio il mistero è al momento la cosa meno entusiasmante di questi primi due episodi e il legame tra le varie storyline fin troppo forzato e innaturale, ma con ancora quattro ore mancanti alla risoluzione ci aspettiamo da Jane Campion e soci di essere ancora una volta stupiti ed ammaliati. E, perché no, a sognare, e non maledire, un'eventuale terza stagione.
Movieplayer.it
4.0/5