Cominciamo questa recensione di Titans 2 anticipandovi che nelle prossime righe potreste imbattervi in qualche spoiler o anticipazione necessari a spiegare la struttura di questa nuova annata in relazione alla precedente. Per chi non lo sapesse, la serie di Akiva Goldsman, Geoff Johns e Greg Berlanti si incentra sui cosiddetti "sidekick", le spalle dei più noti eroi DC che vengono perciò nominati senza troppe cerimonie, come se facessero parte di un disegno più grande: un escamotage che ha saputo dare alle avventure di Robin, Wonder Girl e compagnia un sapore molto diverso da quello che hanno le altre serie DC trasmesse, per esempio, su The CW.
Titans ha avuto un buon successo grazie a una scrittura matura, a un intreccio interessante e a un cast azzeccato per personaggi meno conosciuti che raramente abbiamo visto in carne e ossa. Ha inoltre generato un ottimo spin-off, Doom Patrol, e valorizzato l'offerta della piattaforma DC Universe, che ha quindi deciso di rinnovare la serie per una terza stagione ancora prima che si concludesse la seconda. Purtroppo, però, questa seconda annata ci ha lasciato molto più tiepidi rispetto alla prima.
Arriva Batman...?
Avevamo lasciato i Titans in un bel guaio: il demone Trigon aveva imprigionato Dick, Rachel e Gar in una villa stregata, mentre gli altri eroi si riunivano per correre in loro aiuto. La prima stagione della serie televisiva DC Universe, distribuita nel nostro paese da Netflix, si concludeva così, sul più bello, con un teaser piuttosto sconclusionato che anticipava l'arrivo di Super Boy e del cane Krypto. Questo succedeva perché, in realtà, quello non sarebbe dovuto essere il season finale: è la seconda stagione che comincia col season finale della prima. Confusi? Anche noi. Questa decisione ha naturalmente un certo impatto sul ritmo della nuova annata, che parte in quarta con lo scontro finale tra Rachel e suo padre e poi rallenta subito per imbastire il nuovo intreccio.
Superata la crisi, i nostri eroi si trasferiscono a San Francisco con l'aiuto di Bruce Wayne: ebbene sì, Batman entra fisicamente in scena già nel primo episodio di questa seconda stagione con le fattezze di Iain Glen, il Jorah Mormont de Il trono di spade. L'attore scozzese garantisce alla controparte civile di Batman tutto il carisma, l'eleganza e la solennità di cui è capace, rappresentando il mentore e la figura paterna con cui Dick (Brandon Thwaites) fatica ormai a relazionarsi. Glen non indossa mai il costume di Batman, e si ritaglia un esilarante spazio da allucinazione negli episodi più deboli della stagione, diventandone uno dei pochi picchi qualitativi. Il problema, infatti, risiede proprio nella seconda metà dell'annata, quando evidentemente gli scrittori si sono trovati a barcamenarsi con molti più personaggi di quanti potessero gestire.
L'uomo, la maschera e il simbolo: diamo i voti ai Batman cinematografici
Il ritorno di un vecchio nemico
Nonostante avessero promesso di puntare maggiormente i riflettori su Rachel (Teagan Croft) e Gar (Ryan Potter), gli sceneggiatori hanno finito col metterli in disparte per gran parte del tempo, concentrandosi piuttosto sui Titans originali e sui loro nemici con una serie di flashback azzeccati e coinvolgenti. Nel corso della stagione scopriamo infatti come mai i Titans si erano sciolti cinque anni prima e qual è il segreto che grava sulle spalle di Dick fin dalla prima stagione, un segreto che lo ha logorato dentro e fuori, facendolo chiudere in un vero e proprio guscio. Tutto ha a che fare con Deathstroke, uno dei più famosi avversari di Batman, qui interpretato dal carismatico Esai Morales.
All'inizio della stagione, infatti, Dick cerca di reclutare nei Titans nientepopodimeno che la figlia illegittima dello spietato mercenario, Rose, senza sapere che la ragazzina, interpretata da Chelsea Zhang, vuole vendicare la morte del fratello, ucciso apparentemente da suo padre. La verità tuttavia è molto più complicata e riguarda proprio lo scioglimento dei Titans: quando essa viene finalmente a galla, più o meno a metà stagione, riaffiorano tutti i vecchi rancori e la squadra si sgretola di nuovo sotto gli occhi di Dick, perdendo non solo i vecchi membri, ma anche quasi tutti i nuovi, compreso l'insolente Jason Todd (Curran Walters).
Ovviamente fa tutto parte del diabolico piano di Deathstroke, e fino a questo punto la seconda stagione di Titans coinvolge il giocatore in una spirale di flashback e storyline parallele che si intersecano in un disegno più grande. Nei vari episodi, infatti, si insinuano anche quelle che probabilmente saranno le trame portanti della prossima stagione con l'arrivo della perfida aliena Blackfire, le scelte scellerate del secondo Robin e il risveglio dei poteri di Rachel. Il problema è che al finale di questa seconda stagione, con i protagonisti superstiti pronti a combattere il crimine per le strade di San Francisco, Titans ci arriva col fiato corto e le idee molto confuse.
Una stagione che diventa noiosa
Fino al sesto o settimo episodio, Titans 2 fila che è una meraviglia. Le sottotrame si intrecciano con intelligenza e gli scrittori riescono anche a innestare con una certa scaltrezza un personaggio complicato come Super Boy, interpretato dal massiccio Joshua Orpin. In realtà, è proprio a questo punto che la seconda stagione di Titans va a catafascio: semplicemente ci sono troppi personaggi da gestire, troppa carne al fuoco, e la sceneggiatura fatica a reggere il ritmo di tutte queste interazioni. Nel momento in cui la squadra si scioglie e ognuno va per i fatti suoi, la serie perde quasi completamente il focus e comincia a seguire i vari personaggi con ritmi e tempi diversi, annoiando lo spettatore con una manciata di episodi ridondanti e inverosimili che si risolvono in modo prevedibile e forzato.
Tra lavaggi del cervello, incarcerazioni, esperimenti segreti e amori adolescenziali, Titans cerca di intrecciare tutto con la storyline principale, senza riuscire a mantenere i riflettori puntati con convinzione sul vero nemico, Deathstroke, e sul mistero di Jericho, un personaggio con cui si entra difficilmente in empatia a causa della risicata presenza in scena del giovane Chella Man. Il risultato, insomma, è una stagione che nella seconda metà annoia e non poco, e che si conclude con un finale frettoloso e prevedibile... eccezion fatta per la dipartita banalissima e improvvisa di un Titan di cui non vi riveleremo l'identità, un lutto che avrebbe meritato un'elaborazione sicuramente più concreta se si considera l'importanza del personaggio in questione.
La famiglia si allarga
Al di là di una conclusione affrettata e poco studiata a tavolino, Titans 2 riconferma le potenzialità che avevamo intravisto nella prima stagione, specialmente per il modo in cui sono tratteggiati i personaggi, e in particolare la coppia formata da Hawk (Alan Ritchson) e Dove (Minka Kelly). Il rapporto tra i due vigilanti è ancora una volta il fiore all'occhiello della serie, anche perché affronta tematiche dure ma verosimili che esplorano il lato oscuro dei supereroi senza super poteri. Ma che Johns e gli altri sappiano scrivere questi personaggi è evidente già nel singolo episodio in cui compare Aqualad, è solo che probabilmente hanno bisogno di un cast meno ampio che permetta di dare a tutti il giusto tempo di crescere. Per questo ci preoccupano un po' le premesse della prossima stagione, ora che i Titans si sono allargati e gli showrunner dovranno seguire anche le vicende di quelli che si sono temporaneamente allontanati da San Francisco.
Le 30 serie tv più attese del 2020
Conclusioni
In questa recensione di Titans 2 non vogliamo bocciare del tutto la seconda stagione della serie, che per una buona metà ci ha intrattenuto grazie ai dialoghi frizzanti, la caratterizzazione curata dei vari personaggi e la prospettiva diversa dai soliti serial supereroistici. Poco importa se gli effetti speciali sono stati mediocri anche quest'anno - fortunatamente le coreografie nelle scene d'azione sono state anche migliori - ma gli episodi finali purtroppo mancano di suspense e concludono la stagione con poca convinzione. Fortunatamente i Titans sembrerebbero aver risolto i loro problemi come squadra e possiamo solo sperare che, superata questa ingarbugliata partenza, la terza stagione mantenga un ritmo e una narrazione più coinvolgenti dall'inizio alla fine.
Perché ci piace
- Il conflitto tra i Titans e Deathstroke è la forza motrice di quasi tutta la stagione.
- Le scene d'azione sono ben girate e spettacolari.
- Iain Glen è un sorprendente Bruce Wayne.
Cosa non va
- Gli scrittori non riescono a gestire troppi personaggi e troppe storyline contemporaneamente.
- Gli effetti speciali a basso budget sono un pugno nell'occhio.
- Gli ultimi episodi sono noiosi, prevedibili e scritti in maniera estremamente frettolosa.