Prendete un cast a dir poco stellare e aggiungete uno spunto iniziale non malvagio tra ex militari tormentati e veterani andati fuori di testa, un incipit che lascia presagire un film stuzzicante. E allora come è possibile che Tin Soldier, thriller d'azione appena approdato su Amazon Prime Video, sia un mezzo disastro? Evidentemente i buoni ingredienti non bastano se poi in cucina si sbagliano le dosi e la cottura.

Quando parliamo di super cast, solo per citare i nomi principali, ci riferiamo a una leggenda come Robert De Niro, a un premio Oscar come Jamie Foxx e a un big come Scott Eastwood. Una storia di sette paramilitari nella quale la vendetta, i traumi post-bellici, la redenzione e l'amore giocano un ruolo fondamentale, sembra la cornice ideale a cotanto cast, che invece viene clamorosamente sprecato. Ecco perché la delusione e lo sconcerto per il film sono grandi. Ma forse è ancora maggiore il rimpianto per quello che l'action thriller diretto da Brad Furman poteva essere e invece non è stato.
Il gruppo di ex veterani di guerra diventa una pericolosa setta

In Tin Soldier l'ex soldato Leon K. Prudhomme (interpretato da Jamie Foxx) ha fondato un gruppo chiamato Il Programma, per raccogliere attorno a sé e supportare veterani di guerra dimenticati dallo stato una volta tornati in patria, e in gran parte affetti dalla sindrome da stress post-traumatico. Via via però il gruppo si è trasformato in una pericolosa setta terroristica militarmente addestrata con seguaci che ormai venerano il loro capo, nel frattempo ribattezzatosi Bokushi.

L'organizzazione, che ha lo scopo di vendicarsi del governo, è regolamentata da norme rigidissime e dittatoriali. E per chi non le segue non c'è nessuna pietà. Come ben sa Nash Cavanaugh (Scott Eastwood), che faceva parte del gruppo ma per qualche motivo ne era uscito: proprio lui però si trova adesso a far parte di un'operazione militare che ha lo scopo di stanare una volta per tutte la minacciosa organizzazione.
Un pasticcio confuso e caotico che assomiglia a un trip

Come abbiamo sottolineato all'inizio, nonostante il cast d'eccezione e l'idea di base foriera di tante belle cose, la parola che viene in mente per giudicare Tin Soldier è pasticcio. Come definire altrimenti la sequenza confusa e caotica di scene che si srotola davanti agli occhi dello spettatore e si traduce in una narrazione criptica, illogica e disarmonica? Sequenze che nonostante si parli in fin dei conti di operazioni militari, vengono riprodotte come una sorta di trip, un vortice nel quale presente e passato si confondono e sono accomunati dal fatto che, non si sa perché, qualsiasi momento deve essere girato come un'allucinazione lisergica che dopo un po' diventa un incubo per chi guarda. Senza trascurare che non è ben chiaro il piano dei terroristi nè tanto meno il comportamento di adepti, avversari o eventuali infiltrati. E Bokushi che sembra un aspirante colonnello Kurtz, in realtà ha un centesimo del carisma di Marlon Brando, anzi invece della pelata esibisce un'improbabile acconciatura che lo rende ancora più assurdo.

Un cast sprecato in mezzo a una serie di flashback disorganici

Al di là del cast roboante, in realtà De Niro che ordina la missione è un personaggio ambiguo che compare solo in un paio di scene quasi insignificanti, Foxx fa lo sciroccato totale a briglia sciolta, ma il film è tutto sulle spalle (non robustissime a dire la verità vista la recitazione monocorde) di Scott Eastwood: è lui che dopo essere stato forse l'allievo prediletto di Bokushi ora deve rivivere i demoni di quell'avventura che aveva abbandonato mentre cercava di fuggire con la moglie Evoli Carmichael (Nora Arnezeder), conosciuta nel gruppo e morta in un incidente d'auto proprio nel tentativo di fuga.

Ma adesso pare che lei sia ancora viva e per questo Nash si getta nella missione con ardore. Peccato che la missione venga continuamente travolta da una serie di flashback frammentari e disorganici, resi ancora più confusi da un montaggio a dir poco schizofrenico. Per poi finire in un duello finale che risulta imbarazzante e la cui conclusione segna una sorta di liberazione per lo spettatore. Che con sollievo guarda l'orologio e vede che in fondo non sono passati neanche 80 minuti prima dei titoli di coda. E conclude che gli sembrano comunque troppi.
Conclusioni
Il thriller d’azione diretto da Brad Furman è una storia stuzzicante di vendette e traumi post bellici, ma spreca il super cast capitanato da Robert De Niro, Jamie Foxx e Scott Eastwood, bombardando lo spettatore con una narrazione confusa e frammentata ricca di flashback disarmonici e maldestri, e con immagini che sembrano inutilmente un lungo trip allucinogeno.
Perché ci piace
- Il prestigioso cast ha comunque un suo carisma.
- La breve durata.
Cosa non va
- La confusione di una narrazione criptica e illogica.
- L’utilizzo disomogeneo e caotico dei flashback.
- Lo stile inutilmente improntato a un trip.