Time Cut, la recensione: uno slasher nostalgico che non fa paura (ma tenerezza)

Viaggi nel tempo e killer dimenticabili, ma anche una certa dolcezza per uno slasher sdentato che ci porta indietro agli anni Duemila. Su Netflix.

Madison Bailey e Antonia Gentry, protagoniste di Time Cut

Nonostante tutto, c'è qualcosa di convincente in Time Cut di Hannah MacPherson. Tratto leggerissimo, mai inquietante (nonostante la presenza di un killer), e aperto verso una certa idea che, in modo altalenante, finisce addirittura per funzionare. Pur scritto tenendo ben presente certi schemi legati alla narrativa streaming (per farla breve: l'algoritmo), quello della MacPherson ha l'intuizione di unire lo slaher al nostalgico.

Time Cut Scena Film Protagonista
Madison Bailey è Lucy

Come? Sfruttando l'utopia per eccellenza: il viaggio nel tempo. Qui, però, i paradossi sono piuttosto famigliari che scientifici (ma la citazione a Ritorno al futuro non può mancare), ragionando più sugli affetti che sulle stringhe temporali. Tutto molto semplicistico, tutto molto minimizzato e didascalico, a portata di divano (il film è arrivato su Netflix), ma retto da un sentimento in un certo qual modo efficace nella sua innocenza.

Time Cut: tra killer e viaggi nel tempo

Ora, lo scriviamo subito: Time Cut, che si etichetta horror-slaher, di paura ne fa davvero poca. Anzi, non ne fa per niente. Il killer in questione, chiaramente legato alle vibrazioni di Scream, diventa secondario. Un pretesto che finiamo addirittura per dimenticare. Più interessante la costruzione generale della storia: protagonista la liceale Lucy Field (Madison Bailey) che, dal 2024, si ritrova per caso nel 2003 (imbattendosi in una macchina del tempo). Occasione perfetta per impedire al misterioso killer di uccidere sua sorella maggiore Summer (Antonia Gentry), morta appunto dieci anni prima.

Poca (anzi, nessuna) paura e tanta tenerezza

Tutto qui? Più o meno. L'intreccio finale di Time Cut, marcatamente leggibile, potrebbe in qualche modo asciugare l'idea narrativa, così come l'ingenuità generale che sembra rivolgersi ad un pubblico abbastanza distratto. Dettagli, se poi la ri-scoperta degli anni Duemila - ormai quadro temporale di molte produzioni cinematografiche e seriali - è sempre apprezzata, avendo un serbatoio di storie e situazioni ancora tutte da esplorare (siamo d'accordo che la moda degli anni Ottanta si è finalmente esaurita?). Diversi scambi, poi, sembrano funzionare. Come quello di matrice, diciamo, politica: "Arnold Schwarzenegger è diventato presidente?", chiedono a Lucy, piombata nel 2003, che risponde laconica "è molto peggio di così". Un sorriso ce l'ha strappato.

Time Cut Scena Film Killer
Il killer di Time Cut

Piccole trovate, e un'avventura che si consuma giusto il tempo di un veloce sguardo, allietata da una soundtrack che pesca proprio nei 00s: Avril Lavigne, Vanessa Carlton, Wheatus. Musica per chi, con certi brani, ci è cresciuto, tra CD e lettori Mp3. Chiaro dunque che lo scopo orrorifico della sceneggiatura firmata da Hannah MacPherson e Michael Kennedy (che lo slasher l'ha già affrontato molte volte, basti pensare a Freaky) è svilito e sotto-utilizzato, poco incisivo, mai inquietante. Dall'altra parte, Time Cut ha invece uno sguardo tenero, addolcito, che ragiona seguendo l'architettura del miglior mondo possibile (gli anni Duemila!), e di quanto sia fondamentale godersi il momento. Tutto molto retorico, tutto molto banale. Ma per questa volta almeno ci siamo lasciati convincere.

Conclusioni

I viaggi nel tempo al centro di Time Cut, per una ragazzina del 2023 che si ritrova indietro al 2024. Se lo spunto slasher tiene incollati i presupposti, la paura non c'è mai, e anzi il film sembra optare per una certa dolcezza, innocua ed emotiva. Nulla di entusiasmante, anzi, ma l'architettura generale sembra comunque convincere, tra ammiccamenti, sonorità nostalgiche e riflessioni retoriche sull'attimo da vivere.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Gli anni Duemila!
  • La soundtrack.
  • Una certa dolcezza.

Cosa non va

  • Uno slasher che non fa paura. Anzi.