Thom Yorke: "Il nuovo disco dei Radiohead si avvicina alle atmosfere di Taxi Driver e di Charles Mingus"

Thom Yorke, il leader dei Radiohead, è stato il protagonista dell'ultimo degli Incontri Ravvicinati alla Festa del Cinema di Roma: ha parlato del rapporto tra musica e film, di Kubrick, Scorsese, Lynch, Guadagnino; e del nuovo album dei Radiohead...

Una foto di Thom Yorke
Una foto di Thom Yorke

Che Thom Yorke, leader e cantante dei Radiohead, non fosse un semplice musicista rock lo avevamo capito da tempo. Già dai tempi di Romeo And Juliet di Baz Luhrmann è stato evidente il carattere fortemente cinematico della musica dei Radiohead. Le loro Talk Show Host ed Exit Music (For a Flim), scritte appositamente per la colonna sonora del film con Leonardo Di Caprio e Claire Danes, erano intense, evocative, un paesaggio sonoro perfetto per un film che dava una nuova immagine alla tragedia di Shakespeare. Ma un altro brano dei Radiohead, Everything In Its Right Place, è al centro di una delle sequenze più suggestive del cinema degli ultimi vent'anni, quella di Vanilla Sky di Cameron Crowe in cui Tom Cruise si trova in una Times Square completamente vuota: il suono martellante, ossessivo, ipnotico dei Radiohead gioca una parte fondamentale per la riuscita della scena. Thom Yorke ha anche inciso in duetto con Bjork, la versione per l'album Selmasongs di I've Seen It All, brano portante di Dancer In The Dark di Lars Von Trier. E sono storia recente la colonna sonora che ha firmato per Suspiria di Luca Guadagnino, e il film Anima di Paul Thomas Anderson. Thom Yorke è perfetto per essere il protagonista dell'ultimo degli Incontri ravvicinati di questa quindicesima Festa del Cinema di Roma, che si è svolto sabato 24 ottobre. È stato un incontro avvincente, ricco di spunti, che ha chiuso in bellezza un'edizione della Festa molto particolare.

Vestito di nero, una lunga redingote con una stampa sulla schiena, i pantaloni gessati con risvolto a scoprire le caviglie, i capelli lunghi tirati all'indietro, gli occhi piccoli e lo sguardo tagliente, Thom Yorke sembra una rockstar matura. Ma sembra anche un elfo, o un mago, un personaggio che, parlando di cinema, starebbe benissimo in un fantasy come Il Signore degli Anelli. L'incontro all'Auditorium Parco della Musica ha avuto come tema il rapporto tra la musica e il cinema. E Yorke ha parlato anche della direzione che potrebbe prendere la musica dei Radiohead nel nuovo album...

Incontri ravvicinati del terzo tipo

Incontri ravvicinati del terzo tipo, una scena del film di Spielberg
Incontri ravvicinati del terzo tipo, una scena del film di Spielberg

La prima sequenza scelta da Thom Yorke è dedicata a Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg. È la celebre sequenza finale, con il dialogo con gli alieni tutto improntato sulle note musicali, composte da John Williams. "La cosa che mi ha colpito di più è il suono, le tonalità da questi strumenti" ha spiegato Yorke. "Pensavo fosse stato realizzato tutto al sintetizzatore, invece sono degli strumenti. La tuba, anche se si tratta di un unico strumento, permette di ottenere delle tonalità che sono molto articolate". "Non so come l'abbia composta John Williams, ma suona molto moderna" continua Yorke. "È una sequenza che viene modificata, per essere ripetuta e ripetuta ancora". Thom Yorke ha un rapporto molto particolare, personale con il film. "È il secondo film che ho visto, il primo era La spia che mi amava, e mi ha fatto impazzire quando ero bambino. Da quel momento in me è nata un'ossessione nei confronti degli alieni, ancora oggi mi capita di scarabocchiare e disegnare figure di alieni... mi ricordo che comprai quel pessimo libro, costruito sulla sceneggiatura del film, e avevo letto che il sintetizzatore che si sente era stato preso da Stevie Wonder. Avrei voluto quel sintetizzatore per comunicare con gli alieni: avrò avuto otto anni..."

Incontri ravvicinati del terzo tipo: cinque note di un mito della fantascienza

Oltre il giardino

un primo piano di Peter Sellers
un primo piano di Peter Sellers

La seconda sequenza scelta dal leader dei Radiohead è quella di Oltre il giardino di Hal Ashby. Quella in cui Peter Sellers esce di casa e va verso la città. È costruita su una musica molto particolare un arrangiamento funk di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss, nota per essere stata usata da Kubrick in 2001: Odissea nello spazio. "È un brano pop, ma è sfrontato, sexy e anche un po' oltraggioso" commenta divertito Thom Yorke. "È oltraggiosamente disco: scegliere di metterla in una sequenza è assolutamente da pazzi. Mi ha sempre ossessionato non tanto il modo in cui si compone la musica per i film, ma il modo in cui si scelgono le canzoni da mettere in un film. Ed è una cosa che riguarda anche la nostra musica". Yorke è anche un grande ammiratore di Peter Sellers. "Solo lui poteva interpretare questo personaggio" racconta. "Un uomo che non capisce il mondo, è perso, ma proprio perché è perso dà l'impressione di comprendere tutto. In questa sequenza vediamo un uomo che non è affatto impaurito, e dovrebbe esserlo perché si addentra nella grande città, e passeggia in questa maniera con questa musica che trasuda certezze e fiducia in sé".

Jodie Foster e De Niro in Taxi Driver
Jodie Foster e De Niro in Taxi Driver

Taxi Driver

Taxi Driver
Un'immagine di Robert De Niro in Taxi Driver

È il momento di Taxi Driver di Martin Scorsese. Sullo schermo scorrono le immagini del monologo di Robert De Niro/Travis Bickle, "Tutti i peggiori animali vengono fuori la notte, un giorno verrà una grande pioggia e ripulirà tutta la merda dalla strada". La colonna sonora è di Bernard Herrmann. "Ho scelto questa clip perché ho visto il film qualche giorno fa con mia figlia, di 16 anni" spiega il cantante. "Non avevo visto questa sequenza da tanti anni, e mi ha completamente scioccato". "Non ci potevo credere: faceva questa musica negli anni Settanta, ed è quello che io sto cercando di fare in questo momento in studio di registrazione" svela Yorke. "La musica è ispirata molto a quella di Charles Mingus". "Ho una vera ossessione per come la musica viene utilizzata nei film" continua. "Si tratta di vedere come ci si può allontanare dalla storia con la musica. Si può usare la voce, il canto; nell'hip hop non si fanno problemi ad avere suoni campionati, sopra i quali si parla. È questo quello che voglio esplorare oggi, senza saperne il significato".

Suspiria: come è nata la colonna sonora del film di Guadagnino

Suspiria: Dakota Johnson in una foto del film
Suspiria: Dakota Johnson in una foto del film

Anche se non è tra le sequenze mostrate alla Festa, Suspiria di Luca Guadagnino, prima colonna sonora di un film composta da Thom Yorke, non può non entrare nel discorso. Il leader dei Radiohead si trova in sintonia con la visione della musica da film che aveva Ennio Morricone, che componeva la colonna sonora a partite dalla sceneggiatura, senza vedere alcuna scena. "Quando ho lavorato con Luca Guadagnino ero molto nervoso" confida Yorke. "Facendo finta di niente dissi a Johnny (Greenwood, chitarrista dei Radiohead, ndr), che mi era stato chiesto di scrivere una colonna sonora di un horror. E ho sentito un mugugno. Sarebbe stata per Suspiria, gli dissi, e sentii un altro mugugno. Ma poi gli chiesi dei consigli e lui mi disse: leggi lo script e lavora sullo script, cerca di comporre il più possibile prima di vedere qualsiasi cosa, perché quando vedi il film rimani bloccato, e dici: non funzionerò mai. Così ho passato dei mesi vivendo con lo script, vivendo con i personaggi, parlando con Luca. Se non avessi avuto tutto questo tempo non ce l'avrei mai fatta". Thom York si chiedeva se avrebbe funzionato, e ha funzionato bene. "Io ho portato me stesso, non per forza quello che ci si attendeva da me" continua. "Il musicista, come l'attore è solo un collaboratore. Se ti viene dato un pezzo di film finito su cui lavorare è difficile, perché vorrai rispondere con la musica a qualcosa, il che è totalmente sbagliato". "E questo lo dico da esperto" chiude ridendo, "avendo lavorato a una sola colonna sonora, ed è questo il motivo per cui sono qui, giusto?"

Una scena del film 2001: odissea nello spazio
Una scena del film 2001: odissea nello spazio

Suspiria: perché il film di Guadagnino è l'horror più originale dell'anno

2001: Odissea nello spazio

Keir Dullea in una scena di 2001: Odissea nello spazio (1968)
Keir Dullea in una scena di 2001: Odissea nello spazio (1968)

Quando sullo schermo arrivano le immagini di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick non siamo affatto stupiti. La sequenza è il viaggio psichedelico nel finale del film sulla musica di György Ligeti. "Se ascolti la musica di Ligeti da sola non è facile. Johnny Greenwood l'ha ascoltata e suonata per molti anni" riflette Yorke. "Se la associ a un dipinto, come è questa scena per me, non esiste un pezzo d'arte più elevato... Ho visto il film quando avevo 14 anni, a Natale, l'ho guardato in una tv in bianco e nero e anche in bianco e nero questa é una grande sequenza. Se mi chiedi qual è il punto di arrivo del legame tra musica e arti visive, il punto è questo". "Al liceo studiavo arte, ma suonavo. Ero diviso tra il mio cervello visivo e quello musicale, e non sapevo trovare la sintesi tra i due" ci rivela. "Quando ho visto questo brano ho capito che era la giusta sintesi e ho detto: ecco quello che l'animo umano riesce a fare".

2001: Odissea nello spazio. I segreti del "più grande film di fantascienza"

Like Spinning Plates

Il viaggio tra musica e immagini, per un attimo, svolta nell'esperienza personale di Thom Yorke, mostrando un videoclip, che è anche un'opera di videoarte. È il video girato per Like Spinning Plates, una musica elettronica che scorre accanto a immagini di elementi robotici, quelli di una macchina che sembra creare gli uomini. "Era in periodo di lavoro intenso per me e la band" racconta Yorke. "Avevamo lavorato a Kid A e Amnesiac, erano tre anni di lavoro". "Al tempo quando facevamo i video mi divertivo molto: le case discografiche ci davano libertà creativa e ci supportavano finanziariamente" continua. "È stato un completo azzardo: tutto partì dalla ricerca di qualcuno che voleva portare avanti questo progetto; ci fu uno scambio di e-mail, una descrizione di concetti e immagini. Mi ero completamente dimenticato che avevo chiesto questa cosa, e poi mi è arrivata. La sequenza con i bambini è scioccante: Ma abbiamo scelto di prenderlo e farlo vedere: mi aveva fatto cambiare idea su un pezzo che non sapevo se mi piaceva o no. Quando l'ho scritto ero molto arrabbiato, sono parole di grande violenza e rabbia: avevo visto a un notiziario in tv Hutu e Tutsi, in Ruanda, che si prendevano ad accettate. Il video mi ha fatto tornare in mente la violenza che è insita nella canzone".

L'uomo che fuggì dal futuro: una scena del film
L'uomo che fuggì dal futuro: una scena del film

THX 1138

L'uomo che fuggì dal futuro: Robert Duvall in una scena
L'uomo che fuggì dal futuro: Robert Duvall in una scena

THX 1138 del George Lucas pre-Star Wars (da noi conosciuto come L'uomo che fuggì dal futuro) è l'occasione per parlare di un altro aspetto delle colonne sonore: gli effetti sonori, che per Yorke sono una vera passione. "La ragione per cui o scelto questa sequenza sono gli effetti sonori" ci spiega. "Questi sono tra i miei effetti preferiti. Con i Radiohead, in un magazzino, abbiamo dei macchinari come quelli che sono stati usati in questo film. Grazie a questi, le voci vengono interrotte da altre voci e non suonano più come se fossero umane. Di questa scena mi piace il modo in cui è montato, il modo in cui negli schermi televisivi le immagini delle persone vengono processate, rielaborate per dieci livelli, e quando vedi una persona vera sembra che non esista". Yorke torna sul lavoro per Suspiria di Guadagnino. "Ero ossessionato dal fare effetti sonori" ricorda. "Luca mi ha parlato del suono principale di Suspiria, il respiro: ho lavorato per due settimane solo su questo".

Twin Peaks - Il ritorno

I segreti di Twin Peaks: Carel Struycken in una scena dell'episodio 8
I segreti di Twin Peaks: Carel Struycken in una scena dell'episodio 8

Nella galleria di Thom Yorke non ci stupiamo affatto di trovare David Lynch. Conoscendo un po' il leader dei Radiohead la passione per Lynch ci sembra del tutto naturale. Anche se Yorke dedica questa scena a sua moglie, italiana, e dice che in Italia c'è una vera ossessione per Lynch. A scorrere sullo schermo dell'Auditorium è il famoso Episodio 8 della stagione 3 di Twin Peaks, quello che più di tutti è ai confini con la video arte. In bianco e nero scorrono le immagini del fungo atomico e quelle alla stazione di benzina, una sequenza stroboscopica , stordente, ipnotica. "A metà del racconto di I segreti di Twin Peaks arriva questo momento" riflette Yorke. "Non penso che nessun altro che abbia la libertà di fare una cosa simile e sentirsi dire: ok, ne possiamo avere ancora? È incredibile come nella scena entri questo audio, una serie di effetti sonori. Grazie al montaggio, Lynch riesce a creare una danza con il rumore e con questi picchi di suono".

Twin Peaks: David Lynch sfrutta la nostra nostalgia e ci prende in giro. E ben ci sta!

I segreti di Twin Peaks: una scena dell'episodio 8
I segreti di Twin Peaks: una scena dell'episodio 8

Last I Heard

L'ultimo regalo che Yorke porta al pubblico della Festa di Roma è un video dei Radiohead, Last I Heard, che appare perfettamente in sintonia con le immagini viste fino a questo momento, soprattutto dopo quelle di Lynch. Si tratta di un'animazione in bianco e nero, fatta di disegni stilizzati, dai tratti sfumati, sfocati. Un gruppo di persone senza volto, che potrebbero essere uscite da un quadro di Magritte, scappano in una città, tra macchine che volano e fiamme. il tratto è originale, accennato e non definito, diverso da qualsiasi tendenza dell'animazione di oggi. I disegni sono di Art Camp e Saad Moosajee, sono illustrati a mano e sono ispirati ai sogni di Yorke. È un video che racconta l'isolamento, l'alienazione. Ma il video è soprattutto l'occasione per una domanda fatidica fatta a Yorke: è pronto per un suo film da regista? "Se avessi un'altra vita, parallela a questa, magari si" risponde dopo essersi fatto una sonora risata. "Ma sono troppo impegnato e ossessionato dal mio percorso musicale, dalla musica che verrà. Nel caso di Anima, il film girato con Paul Thomas Anderson, lavorare con un cast artistico e tecnico che non perde mai la calma è una cosa che non saprei mai fare. Quindi: no".