Una famiglia che vive un momento difficile, una vedova depressa e all'improvviso una donna velata di nero seduta nel giardino. Ruota tutto attorno a questa inquietante immagine The Woman in the Yard, horror della Blomhouse diretto da Jaume Collet-Serra appena uscito in homevideo grazie a Plaion, che segna il ritorno del regista al genere (suo, tra gli altri, Orphan) dopo aver diretto anche blockbuster come Jungle Cruise e_ Black Adam_. E ci ritorna con un horror introspettivo che non cerca facili jump scare, preferendo l'aspetto psicologico dell'orrore.

Questa lodevolissima intenzione di cercare strade alternative e scavare nel personaggio per creare paura e spaventi, ha dato però solo in parte risultati convincenti. Perché in pratica il regista, pur realizzando un prodotto discreto, non affonda in nessuno dei due modi, resta a metà strada correndo il rischio di scontentare un po' tutti, sia i cultori dell'horror esplicito e vigoroso, sia quelli delle soluzioni più raffinate, psicologiche ed elaborate.
La trama: Un lutto tormentato e un'inquietante donna in nero

La protagonista di The Woman in the Yard è Ramona (interpretata da Danielle Deadwyler), vedova alle prese con un lutto tormentato e un'irrisolta elaborazione del trauma, frutto probabilmente di qualche rimorso. A causa dell'incidente automobilistico nel quale è morto il marito, è costretta a usare le stampelle. Nella sua isolata casa di campagna non se la passa bene, è depressa, le bollette non vengono pagate e le difficoltà economiche sono evidenti.

Sono piuttosto i suoi figli, l'adolescente Taylor e la piccola Annie, a cercare invano di dare una sorta di normalità alla situazione. All'improvviso, seduta su una sedia nel cortile della casa, appare inspiegabilmente una figura femminile vestita di nero, con il velo a coprirle il volto. È ferma e silenziosa, ma in qualche modo minacciosa e Ramona di fronte a questa inquietante presenza finirà per cadere nella paranoia senza riuscire a tenere le redini della famiglia.
L'animo umano e i suoi demoni

Come già accennato, The Woman in the Yard non è un film che cerca il terrore con urla ed effetti speciali, bensì è a tutti gli effetti un viaggio nell'oscurità dell'animo umano e dei suoi demoni che si costruisce da solo, senza interventi esterni. Per creare un'atmosfera opprimente, Collet-Serra lavora piuttosto sul silenzio, sul disagio, sui piccli particolari, sulle inquadrature, sulle ombre e sui riflessi minacciosi. Senza trascurare un utilizzo del sonoro che tra fruscii, sospiri e passi è sempre molto tagliente.
Simbolismo, metafore e sensi di colpa
Ma quello che il regista cerca soprattutto di fare è dare una forma concreta al dolore e al lutto. Il simbolismo incarnato dalla donna seduta, un forte senso di colpa abbinato al rimorso, al dolore e alla disperazione, è però una metafora un po' troppo insistita ed evidente, che finisce per togliere dinamismo al film fin quasi a ingessarlo. Lo stile è curato, come del resto l'estetica sulle piccole cose, ma a lungo andare la serpeggiante tensione finisce gradatamente per annacquarsi e smorzarsi, senza riuscire a progredire nella suspense.

E così, quella che poteva essere un'idea potenzialmente interessante e ansiogena, viene quasi sprecata dopo l'innesco sicuramente interessante. E la rimessa in moto della tensione, pur suggestiva e inquietante anche se un po' confusa, rischia di arrivare quasi fuori tempo massimo, oltre a non deviare dai binari di quello che si era fin troppo palesemente intuito.
Danielle Deadwyler, un'ottima prova tra sfumature e silenzi
Al di là di queste perplessità, The Woman in the Yard va comunque apprezzato per aver evitato le ingenuità gratuite tipiche degli horror, e in ogni caso non mancano scene che generano una buona tensione, come quella nella soffitta buia. Inoltre Danielle Deadwyler è certamente brava e trasmettere stanchezza, smarrimento, depressione, incapacità di digerire e affrontare veramente la tragedia vissuta.
La sua prova intensa, fatta di sfumature e silenzi, descrive bene un inferno introspettivo ed è quasi una richiesta di aiuto per fronteggiare i suoi fantasmi e restare avvinghiata alla realtà. Ma come il simbolismo della donna in nero, anche il suo personaggio non evolve a sufficienza, rischiando di diventare addirittura piatto. E questo è una delle carenze dello script che zavorrano un film che potenzialmente poteva puntare più in alto.
Il blu-ray della Plaion: ottimi video e audio, 13 minuti di extra

The Woman in the Yard è appena uscito per Plaion Pictures grazie a un ottimo blu-ray, che sfodera un video molto efficace nel descrivere le atmosfere del film, grazie a un dettaglio incisivo sia negli esterni che negli interni più bui, ma capace anche di sfoderare un croma dai colori brillanti, che non vacilla nemmeno in condizioni di oscurità. L'audio fa la sua parte esaltando i momenti di maggior tensione ma denotando cura anche per i piccoli particolari, grazie a un buon appoggio dell'asse posteriore e a un sub che fa sentire la sua presenza. Più efficace comunque il Dolby TrueHD 7.1 inglese del comunque ottmo Dolby Digital Plus 7.1 italiano. Negli extra Making The Woman in the Yard (8') con momenti sul set e interventi di regista e cast, e Beneath the Veil (5') sul personaggio della donna col velo.
Conclusioni
Horror d’atmosfera che lavora sui tormenti interiori più che sugli effetti, il film di Jaume Collet-Serra fa perno su una buona suggestione visiva ricca di potenzialità, ma nonostante le buone intenzioni finisce per insistere troppo sulla metafora e diventa statico perdendo un po’ di mordente. Brava la protagonista Danielle Deadwyler in una performance ricca di sfumature.
Perché ci piace
- L’idea visiva al centro del film è affascinante.
- La prova di Danielle Deadwyler.
- Alcune sequenze sono indubbiamente suggestive.
Cosa non va
- Il film si sofferma troppo sui simbolismi perdendo in dinamicità.
- La tensione finisce per smorzarsi troppo prima di risollevarsi nel finale.
- Lo script zavorra una storia potenzialmente brillante.