Ruth Wilson in The Woman in the Wall è eccezionale: ispirata a una storia vera, la serie, disponibile su Paramount+ dal 20 gennaio, si concentra su Lorna Brady, donna devastata da un'esperienza traumatica. Da ragazzina, rimasta incinta, è stata portata in un convento dove le suore le hanno portato via la figlia.
Ideata da Joe Murtagh e diretta da Harry Wootliff e Rachna Suri, The Woman in the Wall, pur essendo ambientata nella fittizia città di Kilkinure, racconta una macchia terribile dell'Irlanda: quella della Case Magdalene. Istituti femminili dove venivano rinchiuse donne considerate immorali, perché rimaste incinte fuori dal matrimonio, o perché troppo appariscenti o disobbedienti. In funzione da fine '700, l'ultima struttura è stata chiusa solo nel 1996. In 150 anni la vita di almeno 30mila donne è stata distrutta.
Il personaggio interpretato da Ruth Wilson è una di loro: talmente devastata da questo dolore da essere sonnambula. Eppure, nonostante sia stata abbandonata da tutti, Lorna non smette di fare domande e cercare la verità. Una cosa vitale secondo l'attrice, come dice nella nostra intervista: "È vitale non smettere mai di fare domande. Non sappiamo moltissime cose della vita e fare domande è l'unico modo per scoprire di più. Essere curiosi è fondamentale. E fare domande a chi ha il potere è essenziale, se si vive in un paese democratico."
The Woman in the Wall: intervista a Ruth Wilson
Quello di Lorna è un ruolo complesso. Non soltanto per il suo dolore. La donna è sonnambula ed è una sfida per un attore. In una scena Ruth Wilson ha un'ascia in mano e ricorda davvero il Jack Torrence di Jack Nicholson in Shining. Abbiamo scoperto che quella è proprio la sua scena preferita: "Amo quella scena, la mia preferita. È una delle ragioni per cui ho accettato questo lavoro. È geniale: è come se il subconscio si manifestasse. Mi ricordo il giorno prima di girarla: stavo pensando al sonnambulismo. Uno si immagina che chi è sonnambulo cammini lentamente, come un fantasma."
The Woman In The Wall, recensione: Ruth Wilson è eccezionale nella serie su Paramount+
"Ho cominciato a guardare dei video: le persone sonnambule si riprendono. E c'era questa donna che sembrava una bambina, camminava in modo strano, come se non avesse controllo del suo corpo e dei movimenti. E ho pensato: è geniale, è molto più spaventoso e onesto di una semplice camminata lenta. L'ho fatta mia. È stato divertente e folle, come dici, in stile Shining. Ma è giusto perché questa donna è stata così repressa nella sua vita, così ferita, si nasconde dal mondo, che il suo subconscio si lascia andare. La sua versione sonnambula è estrema. Mi è piaciuto molto farlo."
Ruth Wilson e i personaggi femminili sgradevoli
Al cinema e in televisione oggi ci sono molti più ruoli complessi e interessanti per le donne. Come Lorna: un personaggio tragico, ma anche difficile e a volte sgradevole, perché violento. Ogni tanto c'è ancora chi dice che i personaggi femminili respingenti non funzionano. Ruth Wilson non è per nulla d'accordo: "Ci sono sempre dei cicli. Oggi ci sono sicuramente più ruoli femminili interessanti e complessi. Anche perché le persone sono complesse: non credo in una caratterizzazione semplificata dei personaggi. Le persone non sono mai o bianco o nero. Hanno sempre almeno tre lati diversi. Alcuni anche quattro! Credo nel creare personaggi onesti. Penso che questo stia migliorando molto perché ci sono più sceneggiatrici, più registe e ci sono sempre più persone interessate a guardare storie che raccontano le donne. Sicuramente in televisione, anche perché questi personaggi si raccontano per lunghi periodi, sei, otto episodi. La televisione è stata di grande aiuto per quanto riguarda le storie con protagoniste donne."
La tragedia delle Case Magdalene
Le Case Magdalene hanno causato una quantità di dolore disumano. E The Woman in the Wall è molto efficace nel rappresentarlo. La protagonista offre anche l'occasione di parlare di salute mentale, un tema sempre meno tabù in televisione: "Questi istituti hanno molti grandi traumi. Non soltanto per le donne, ma anche per i bambini adottati. E nelle comunità e nelle persone che sono state complici, nascondendo la loro esistenza. Tutti sono stati traumatizzati. E quel trauma si manifesta in molti modi. Una cosa che la serie fa molto bene è mostrare come si manifesta il trauma: che sia in modo incosciente, o fisico. In superficie puoi andare avanti con la tua vita, ma dentro c'è un mondo. È molto importante parlare di come le persone convivano con i traumi: possono essere generazionali. Come si cerca di affrontarli è molto importante."
The Woman In The Wall e la verità
Lorna non si arrende: trovare la verità per lei è tutto. Ma conoscere la verità è sempre una cosa positiva? Secondo Ruth Wilson: "La vita di questa persona è stata totalmente definita da questo singolo evento: una parte della sua vita è lì fuori, indipendentemente da lei. Ha dato alla luce questa bambina ma non le ha mai potuto fare da madre. Non sa nemmeno cosa sia successo alla bambina. È scomparsa. È come un vuoto senza fine. Un buco nero al centro della sua vita. E sembra anche che sia colpa sua. Per lei scoprire la verità è fondamentale: perché la aiuterebbe a definire anche se stessa. Quando le arriva quel biglietto è ciò che stava aspettando da tutta la vita: per questo si mette in testa di scoprire la verità. Magari per altre persone potrebbe essere più facile andare avanti, dimenticare, ma in qualche modo queste domande torneranno fuori. Anche se non vuoi."