Quanto è difficile giudicare The Testament of Ann Lee? Tantissimo. Il film di Mona Fastvold cosceneggiato insieme a Brady Corbet (autore di quel capolavoro che è The Brutalist) è tanto e niente, una pellicola che vuole essere un musical con un comparto musicale quasi sperimentale, una storia drammatica con momenti grotteschi, la vicenda di una donna ambigua ma forse non fino in fondo. Presentato in concorso qui all'82ª Mostra del cinema di Venezia risulta essere uno dei film forse più divisivi della manifestazione.

Per quanto chi vi scrive cerchi sempre di analizzare ciò che vede in modo critico e, il più possibile obiettivo, il giudizio su un'opera del genere finisce per essere inevitabilmente condizionato da una umana componente di preferenza personale. La storia qui raccontata di Ann Lee o ti prende o rischia ben presto di sfociare in un'agonia uditiva e narrativa di ben 130 minuti. È un'operazione che va accettata o rigettata, piuttosto estrema e sicuramente di non facile visione.
La storia di Ann Lee
Ann Lee nasce da una famiglia umile e analfabeta nel 1736 e dopo aver lavorato fin dall'infanzia in una fabbrica tessile si unisce ad una setta di quaccheri che vengono chiamati Shakers, proprio perché le loro preghiere sono accompagnate da canti, lamenti e movimenti di ogni genere. Ben presto Ann ne diventa la leader in un periodo in cui in Inghilterra vigevano le persecuzioni religiose. Finisce in carcere ed è lì che concepisce i dettami del suo movimento: preghiera costante, lavori manuali e assoluta astinenza sessuale; punto che per lei diviene un'ossessione, probabilmente nata dal suo triste matrimonio e dalla perdita di quattro figli. Vista la pericolosa situazione a cui si espone nella sua città natale, la donna che ora tutti chiamano Madre, decide di partire con i suoi seguaci per evangelizzare l'America, luogo ancora in parte selvaggio e ostile.
Una sceneggiatura superficiale
Mona Fastvold, che aveva partecipato già alla Mostra del cinema nel 2020 con Il mondo che verrà, torna alla manifestazione con una pellicola difficile sia per intenti che per realizzazione. Insieme a Brady Corbet si propongono di raccontare la figura di una donna ambigua, complessa e per farlo scelgono un genere altrettanto complicato: il musical.

Quello che ne risulta non è facile da digerire: The Testament of Ann Lee è un lungometraggio confuso che non dichiara mai una direzione precisa. Pur raccontando la figura della missionaria con una certa accuratezza storica, ne tratteggia la follia e le ambiguità in maniera superficiale, a tratti buonista, affrettandosi su aspetti inquietanti del suo operato che invece avrebbero potuto in qualche modo donare maggiore spessore al personaggio.
Un film eccessivo
A colpire in positivo è l'estetica generale fatta di inquadrature curate fin nei minimi dettagli dove spesso è la costruzione dell'immagine a parlare insieme ad una fotografia cupa e alle coreografie degli attori che si muovono nell'estasi autoindotta dalla danza. Per il resto l'opera della regista norvegese risulta eccessiva e ridondante, non solo dal punto di vista visivo ma anche da quello musicale, con brani e composizioni piene di suoni, dove la ritmica fa fatica ad accompagnare le immagini. A poco serve l'interpretazione di Amanda Seyfried, intensa e appassionata, ma che non riesce comunque a lasciare il segno, persa in un personaggio sopra le righe ed enormemente enfatico.
Conclusioni
The Testament of Ann Lee è un film divisivo frutto della penna di Mona Fastvold e Brady Corbet, una pellicola ambiziosa che però fallisce sotto molti punti di vista, primo tra tutti sulla costruzione del personaggio principale. Amanda Seyfried offre un’interpretazione intensa che però non riesce a lasciare il segno attraverso una scrittura ridondante. Ed eccessivo risulta essere il film nella sua interezza con immagini ben curate e allo stesso tempo caotiche.
Perché ci piace
- Le immagini curate e d’impatto.
- L’interpretazione di Amanda Seyfried, intensa e partecipata.
Cosa non va
- La scrittura, a volte superficiale e ridondante.
- Le musiche poco incisive e ripetitive fino allo sfinimento.