The Silent Hour, recensione: ansia e tensione nel thriller action di Brad Anderson

Il film di Brad Anderson è basato su uno spunto interessante come la sordità di un poliziotto invischiato in una situazione difficile. Buona regia e tensione costante, ma non sempre la percezione del protagonista è gestita al meglio. Su Prime Video

Un'immagine dalla locandina di The Silent Hour

C'è una buona idea, per certi versi anche originale, alla base di The Silent Hour, film appena approdato sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video: un poliziotto con gravi problemi all'udito che si ritrova in una trappola assieme a una testimone sorda. Una situazione dal potenziale non indifferente, ma la sensazione che resta è non sia stato sfruttato del tutto, anche se gli spunti interessanti non mancano.

The Silent Hour Joel Kinnaman Sandra Mae Frank
Joel Kinnaman e Sandra Mae Frank in una scena ad alta tensione

Del resto alla regia troviamo quel Brad Anderson già autore di film poco convenzionali, come non ricordare L'uomo senza sonno del 2004 con un scheletrico Christian Bale? L'impressione però è che la carta di una situazione così curiosa potesse essere giocata meglio e con più coraggio, anche se al netto di qualche sbavatura narrativa va riconosciuto che il film riesce a mantenere una costante tensione.

The Silent Hour: una gang a caccia di un poliziotto

The Silent Hour Mark Strong
Mark Strong è il poliziotto collega del protagonista

Il protagonista di The Silent Hour è Frank Shaw, interpretato da Joel Kinnaman, un detective di Boston che dopo il divorzio cerca di coltivare il rapporto con sua figlia, ma un giorno durante una missione affrontata con troppa spavalderia finisce per perdere quasi del tutto l'udito. Si arrangia per qualche tempo con gli apparecchi acustici ma il problema è destinato a peggiorare inesorabilmente. Un giorno un collega (Mark Strong) cerca di farlo sentire nuovamente importante chiamandolo a fare da interprete a Ava (Sandra Mae Frank), una testimone per caso di un omicidio che però è sorda.

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Joel Kinnaman e Sandra Mae Frank in grave pericolo

La ragazza sta per essere sfrattata da un decadente palazzo dove la maggior parte della gente se ne è già andata. Ma nella grande costruzione in gran parte disabitata e piena di appartamenti vuoti, arriva una gang (il cui leader Mason è interpretato da Mekhi Phifer) che vuole fare fuori proprio la scomoda testimone. Frank e Ava si troveranno a lottare insieme per la sopravvivenza, pur non potendo sentire le mosse dei loro nemici e da dove arrivano le minacce. E a rendere ancora più pericoloso il tutto, il fatto che la gang se la intende con vari poliziotti corrotti.

Si poteva osare di più sulla percezione alterata del protagonista

Il fulcro su cui è costruito The Silent Hour è ovviamente la progressiva sordità del protagonista, che viene resa in maniera abbastanza efficace tra fischi e suoni distorti, confusi e ovattati, anche se comprensibilmente è complicato mantenere una certa coerenza narrativa sotto questo aspetto per 90 minuti di fila in un action senza respiro. C'è sicuramente l'apprezzabile sforzo per far percepire allo spettatore le difficoltà sensoriali di una situazione del genere, con l'impossibilità di sentire passi e rumori.

The Silent Hour Joel Kinnaman Scena Azione
Joel Kinnaman in una scena di The Silent Hour

Problematiche solo smorzate dal linguaggio dei segni a cui i protagonisti devono far ricorso per comunicare, in un percorso nel quale emergono però anche sbavature e imprecisioni. Si poteva osare di più insomma, forse anche sul piano delle soggettive e dell'assenza del suono, come si poteva mettere maggiormente in risalto la percezione alterata e la situazione da incubo, invece il risultato finale è solo parziale e rischia di far passare il film come il solito thriller action usa e getta, quando invece è qualcosa di più.

Il palazzo quasi disabitato diventa un grande protagonista

The Silent Hour Joel Kinnaman Scena
Un primo piano intenso di Joel Kinnaman

L'aspetto più convincente del lavoro di Brad Anderson è forse la coreografia credibile nel gestire l'azione e giocare sapientemente con gli spazi in un ambiente così particolare, fra ascensori, piani deserti, appartamenti vuoti, porte chiuse, finestre e scale esterne. L'edificio stesso finisce per diventare protagonista e aiuta a tener alta una tensione che non viene mai meno, anche se per tenere alti i giri del motore ansiogeno si ricorre a qualche forzatura ed esagerazione narrativa. E soprattutto si gioca su un presunto colpo di scena che in realtà è prevedibile da lontano un miglio.

Due personaggi ai margini e un rapporto costruito nell'emergenza

Buone anche le interpretazioni: Joel Kinnaman in questo dramma umano con progressiva menomanza fisica risulta abbastanza convincente, forse con qualche legnosità di troppo, ma l'attore riesce a trasmettere non solo le difficoltà e le sue fragilità, ma anche l'orgoglio di doversi ricollocare con una diversa percezione del mondo, magari affidandosi totalmente all'istinto.

The Silent Hour Joel Kinnaman Mark Strong Immagine
Joel Kinnaman e Mark Strong in una scena di The Silent Hour

Brava Sandra Mae Frank, che del resto è sorda anche nella vita reale e porta quindi autenticità in un personaggio ai margini della società, che sta cercando anche di liberarsi dalla tossocodipendenza: la sua forza di volontà sarà decisiva anche in questa lotta per la sopravvivenza. Fra i due si crea un bel rapporto costruito in modo istantaneo di fronte ai pericoli e all'emergenza, pur dovendo affidarsi solamente a gesti e sguardi. Due marginalità che insieme troveranno la forza per vivere davvero.

Conclusioni

Parte da uno spunto originale e interessante il film di Brad Anderson, ovvero i gravi problemi di udito di un poliziotto che si trova in una situazione ad alta pericolosità assieme a una ragazza sorda da proteggere. Una situazione che però il regista riesce a rendere con efficacia solo in maniera discontinua, anche se la regia e la location giocano un ruolo determinante per tenere sempre alta la tensione.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Lo spunto originale della sordità ha un potenziale interessante.
  • La tensione non viene mai meno.
  • La regia si muove bene in un ambiente costruito apposta per generare ansia.
  • Le buone interpretazioni.

Cosa non va

  • Non sempre la percezione sensoriale dei protagonisti viene resa a dovere.
  • In alcune sequenze serviva più coraggio.
  • Affiora qualche incoerenza narrativa.