Comprensibile e lodevole la voglia del regista David Midell di liberarsi dalle regole dell'ennesimo horror sovrannaturale in cui viene affrontata una possessione demoniaca. Comprensibile, perché alcune strutture legate al genere, pur di facile acchiappo, sembrano ormai fin troppo consumate, e poco efficaci. Capiamo anche che un film dal budget limitato debba ovviare a certe mancanze economiche spingendo su altri linguaggi.

Spesso certe sfide diventano uno stimolo (viene esaltata l'idea, elemento fondamentale di ogni film), ma alcune volte finiscono invece per incartarsi su se stesse. In parte, avviene ciò ne L'esorcismo di Emma Schmidt - The Ritual, scritto dallo stesso Midell insieme ad Enrico Natale, che ripercorre minuziosamente i pochi fatti conosciuti (pochi, e anche fumosi) che hanno segnato una delle più famose possessioni demoniache della storia.
L'esorcismo di Emma Schmidt - The Ritual: una possessione storica

Croci capovolte, gemiti, blasfemie e occhi rovesciati. Ne L'esorcismo di Emma Schmidt - The Ritual i concetti legati alla possessione ci sono, ma vengono assorbiti da una messa in scena glaciale, quasi documentaristica. Siamo negli Stati Uniti, alla fine degli Anni Venti, alla vigilia della Grande Depressione. In uno sperduto convento dell'Iowa viene ricoverata una ragazzina, Emma (Abigail Cowen), che sembra non poter essere guarita dalla medicina tradizionale.
La sua salute mentale, messa alla prova dalla morte della madre, sembra avvolta da un'ombra fitta e oscura. Pare proprio che il diavolo si sia impossessato di lei, e allora la Chiesta chiama l'esperto prete Theophilus Riesinger (Al Pacino), affiancato dal giovane parroco Joseph Steiger (Dan Stevens), in preda ad una complessa crisi di Fede. Una duplicità di vedute, tra tradizione e visione, che si scontra con la presenza di un demone scaltro e spietato.
Un horror che non è un horror

C'è allora una doppia digressione riguardo l'approccio alla fede, tra irrazionalità e raziocinio, spingendo i doppi lati di The Ritual. Questo è oggettivamente il lato più interessante di un horror che horror potrebbe non essere. O almeno, come scritto in testa all'opinione, tenta di liberarsi da certi schemi, dando molta più importanza alle parole. David Midell esce raramente dagli spazi chiusi, sfrutta poco il periodo storico circostante e non smania nel cercare le strade facili dello spavento. Da una parte, il film è un anti-horror che si concentra - come viene sottolineato dal regista - sui pochi fatti appurati che costituiscono ed effettivamente documentano la terrificante storia vera di Emma Schmidt e della sua (presunta?) possessione.

Una eccessiva teorizzazione orrorifica, quindi, con conseguente interrogazione su cosa possa essere il male assoluto. Dall'altra, The Ritual, senza troppi giri di parole, si incaglia e sfocia nella noia. I sussulti sono pochi, l'umore è costante, il ritmo sembra viaggiare costantemente sotto i giri, puntando ad una sottrazione narrativa e visiva che, via via, intacca la nostra attenzione. Si potrebbe definire il titolo come una sorta di ibrido: un dramma d'epoca dai tratti sovrannaturali e ultraterreni, mischiandosi ad un cinema addirittura concettuale (appoggiandosi soprattutto sulla presenza di un attore come Al Pacino, e molto meno su un rigido Dan Stevens). Se l'ambizione fosse una qualità tout court, The Ritual sarebbe insomma un ottimo film. Ma poi c'è da fare i conti con la resa finale. E visto il risultato, purtroppo, non si può resistere allo sbadiglio.
Conclusioni
L'idea potrebbe anche funzionare: teorizzare l'horror rendendolo un dramma da camera. Peccato però che l'approccio di The Ritual sia costantemente sotto il giro minimo di un ritmo che non punta al guizzo, rendendo la possessione di Emma Schmidt - tra le più famose e controverse - una sorta di pretesto per parlare di Fede e di cristi mistiche. Troppo poco, e troppo poco per reggere un'opera certo ambiziosa ma fragile nel suo essere.
Perché ci piace
- La presenza di Al Pacino.
- Lo spunto.
Cosa non va
- Fin troppo teorico.
- Più che un horror, un dramma da camera.
- Superficiale in diversi passaggi.