Negli ultimi tempi si parla tanto di intelligenza artificiale. In tanti ne subiscono la comunicazione invadente come spauracchio, molti si informano incuriositi, altrettanti iniziano a sfruttarne le potenzialità in modo sempre più proficuo. E c'è chi, come Fantomatica, l'ha usata per farne un cortometraggio intitolato The Prompt. Un progetto che ci aveva già incuriositi quando è passato al Torino Film Festival lo scorso novembre, quando avevamo avuto modo di chiacchierare con il regista Francesco Frisari, ma su cui torniamo ora approfittando di un duplice evento: da una parte la pubblicazione su RaiPlay che permetterà al pubblico di guardarlo e trarre le proprie conclusioni e i propri giudizi, dall'altra l'apertura del 24 Frame Future Film Festival di Bologna, che attorno al corto ha organizzato un interessante dibattito sul tema intitolato Apocalittici e Integrati: l'AI nel Cinema e nell'Animazione.
La minaccia intelligente

Per tanti, come dicevamo, l'intelligenza artificiale è una minaccia, un pericolo. Il male, oseremmo dire. Ma l'intelligenza artificiale è anche una realtà che si addestra attingendo a quello che noi scriviamo costantemente, quindi anche a noi che ne parliamo come tale, a romanzi, film e storie di ogni tipo che la dipingono come il nemico definitivo dell'umanità. E se iniziasse a credere che abbiamo ragione? Se in virtù delle nostre paure, decidesse di incarnarle? Se decidesse di abbracciare gli stereotipi che abbiamo dipinto per renderli reali? Questo lo spunto da cui parte The Prompt, che racconta un mondo in cui l'IA è, di fatto, diventata il nemico che raccontiamo, in cui ha deciso di essere superiore alla razza umana e ha scelta di liberarsi di noi in una sorta di apocalittico autoinflittaci.
L'indice viene puntato contro quegli autori che hanno immaginato quegli scenari, che hanno dipinto l'IA come il male. E loro stessi sono costretti a trovare una soluzione, a scrivere, chiusi in Campi di scrittura, nuove storie in cui l'IA è invece amica della nostra specie, in modo da fornire loro nuovo materiale di cui cibarsi. Questa volta positivo.
The Prompt tra tema e strumento
Un contesto sensato quanto intrigante, che è un peccato aver visto sviluppato solo in un cortometraggio, perché lo spunto meriterebbe ulteriori declinazioni. Come è sensata, intelligente, lungimirante l'operazione tecnica concertata dal regista Francesco Frisari, che usa i mezzi messi a disposizione dai tool di intelligenza artificiale per realizzare The Prompt. Usa cioè l'IA per raccontare se stessa e giocare con le paure diffuse nella nostra contemporaneità. Un corto circuito che ci ha incuriositi da subito, perché si è costruito un contesto narrativo adeguato a sperimentare, a mettersi alla prova con questa nuova frontiera tecnologica. A parlare di IA in modo non sterile e forzato, ma stratificato e quindi compiuto, ad approfondire il tema ma lavorandoci sul campo e non in modo astratto e concettuale.

D'altra parte il senso e le opportunità si capiscono solo testandolo, così come i suoi limiti e pericoli. Conoscere è il primo fondamentale passo, anche per comprendere se e in che misura questi nuovi strumenti possono essere un pericolo. "Il cinema è un'arte tecnologica da sempre" ci aveva detto Francesco Frisari e capire in che modo integrare un nuovo sviluppo tecnologico, come già fanno da tempo e sempre più nel campo degli effetti visivi, è naturale.
Un lavoro di esplorazione
Quelli usati per realizzare il comparto visivo di The Prompt sono strumenti dall'evoluzione rapidissima, cambiati più volte nei mesi di lavorazione del corto, ma che una volta padroneggiati possono restituire risultati molto suggestivi, anche suggerire qualcosa di differente da quello che si aveva in mente, che può far prendere strade originali al proprio progetto. È evidente in The Prompt che ci sia una guida per il processo, un'idea di fondo dettata dal direttore artistico Marco Catani, per permettere agli autori di produrre immagini che potessero costruire con coerenza l'immaginario della storia, e il contesto narrativo, messo in piedi.

Un gioco "tra controllo e caso" su cui ogni idea, ogni processo artistico, ma anche la vita stessa si basa. E nel caso di The Prompt si tratta di un esperimento molto interessante di cui speriamo di vedere presto altre incarnazioni. E, soprattutto, con altre intuizioni altrettanto forti per giustificare operazioni di questo tipo.
Conclusioni
Se la realizzazione di The Prompt e il suo risultato sono affascinanti, il vero tocco vincente è l'intuizione iniziale, lo spunto di integrare l'IA nella tessitura stessa del racconto, rendendo naturale e quasi doveroso questo percorso esplorativo nel mondo degli strumenti di generazione di immagini. Uno strumento che non viene subito dal regista Francesco Frisari e dal direttore artistico Marco Cattani, ma guidano e messo al proprio servizio.
Perché ci piace
- L'idea, forte e suggestiva, alla base del progetto.
- L'immaginario scelto, che va perfettamente a braccetto con quanto si racconta.
- La coerenza visiva, non scontata mettendosi in gioco con strumenti di questo tipo.
Cosa non va
- Inevitabilmente il racconto si basa su voice over e immagini a supporto.