Per iniziare la nostra recensione di The Privilege è bene cercare di capire la base su cui si poggia il film disponibile su Netflix. A metà strada tra un horror per ragazzi e un semplice racconto di mistero, il nuovo lungometraggio realizzato dalla coppia tedesca composta da Felix Fuchssteiner e Katharina Schöde, autori della trilogia di Ruby Red, sembra voler racchiudere, all'interno del suo minutaggio, tutto un immaginario cinematografico del genere horror degli ultimi anni, destinandolo a un pubblico di adolescenti. Sulla carta si tratta di una scelta curiosa, ma più il racconto procede, più ci si rende conto che sembra mancare un sentimento artistico viscerale, dando come risultato un'operazione calcolata, che punta sulla quantità a discapito della qualità. Le avvisaglie si notano sin dal prologo (e ne parleremo presto), ma è durante la visione, sempre più confusionaria, che se ne ha la certezza. Seguendo la storia di un giovane ragazzo che deve sopravvivere dai suoi incubi e dalle sue visioni, lo spettatore si ritroverà in un film ingenuo come le vecchie pellicole di genere degli anni Settanta, ma che si prende tremendamente sul serio. Il risultato sono 107 minuti lunatici in cui la storia prende diverse direzioni (senza mai approfondire un aspetto principale), tradendo aspettative, mutandosi in corsa e sopprimendo le emozioni.
Visioni del mistero
È sera. Finn è un bambino che sta giocando con i videogiochi nella sua casa a prova di furto, quando un calo di tensione cambia l'atmosfera della serata. Sua sorella Anna, più grande di lui, esce dalla stanza insanguinata, in preda a un attacco di panico, lo carica in auto e lo sprona a gettarsi dal ponte insieme a lei. Anni più tardi, Finn è un adolescente problematico, sotto cura di medicinali, che ancora non ha superato il trauma di quella notte. Per questo ha un attaccamento forte con la sorella gemella Sophie e un unico grande legame d'amicizia con la coetanea Lena. Innamorato segretamente della compagna di scuola Samira, Finn vede cambiare la propria routine quando, a una festa, ingerisce una droga in pillola insieme ai suoi amici. Da quel momento un alone di mistero alleggerà intorno a lui, confondendolo con visioni e morti impreviste di alcuni suoi compagni di classe. Inoltre, sua sorella sembra iniziare a comportarsi in modo strano. Finn e Samira inizieranno a indagare, cercando di capire se un antico demone si è risvegliato e cerca vendetta. Forse è lo stesso spirito maligno che, tanti anni prima, portò Anna al suicidio. O forse è una strana cospirazione che la stessa famiglia di Finn conosce bene. La ricerca della verità sembra travalicare i confini tra ciò che è reale e percepibile e ciò che, invece, appartiene a una dimensione estranea, più sensoriale e mistica. Eppure, The Privilege sembra non voler prendere una vera direzione, accavallando un po' di tutto.
Piatto di funghi all'algoritmo
Se The Privilege fosse un piatto culinario, sarebbe quello che nel gergo televisivo - e ormai conosciuto da tutti - viene definito un "mappazzone". Con la scusa della droga in pillola, che dà il via alla vicenda, il film tedesco costruisce un intreccio in cui c'è il compendio di tutto ciò che ha funzionato nel genere horror in questi ultimi anni. Demoni maligni che comunicano grazie a sedute spiritiche, un protagonista che non distingue la realtà dalla fantasia, strani eventi che spingono le persone al suicidio, cospirazioni industriali da sventare, culti e riti di dubbia natura legati al sangue e alla genealogia. Il tutto senza due ingredienti fondamentali: olio e sale. Manca, infatti, un legame tra tutti questi elementi, un collante che possa portare lo spettatore tra una storia e l'altra (e se usiamo questo termine è proprio perché il film deraglia continuamente dalle premesse, in maniera sistematica) e, di conseguenza, manca quel sapore necessario per dimostrarsi completamente avvinti e appassionati alla vicenda.
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Ciò che accade sembra seguire più alcune regole non dette dell'industria che un vero e proprio sforzo narrativo, dando vita a un'opera più interessata a rispettare l'algoritmo della piattaforma che l'urgenza del racconto. The Privilege mostra personaggi che vedono la loro caratterizzazione modificata anche in poco tempo, in base alla necessità del momento, dando vita a scambi che lasciano sorpresi (in senso negativo), un problema di scrittura che non riesce a trovare un giusto equilibrio e che rende tutta la vicenda depotenziata. Perché questa confusione in fase di scrittura si sviluppa in una trama davvero prevedibile, che qualsiasi tipo di spettatore, dall'appassionato di horror al più comune fruitore di Netflix, può leggere in anticipo, finale a sorpresa compreso.
La tv dei ragazzi
Se c'è, però, un elemento a cui va dato merito a The Privilege è il ritmo sempre altissimo che non ammette un momento di stasi. Lo si nota sin dall'inizio del film, in cui gli eventi accadono con rapidità e in maniera molto diretta, anche se non sempre il tutto viene sorretto da un montaggio curato a dovere. In questa scelta si denota l'appartenenza a un racconto di stampo televisivo destinato a un pubblico di ragazzi, abituati a ritmi sempre più veloci e che sopportano poco la lentezza di certi film d'autore. Si tratta di una scelta che si dimostra vincente, perché stimola il proseguimento della visione, nonostante i problemi in fase di scrittura che, inoltre, costringono il funzionale cast a non emergere.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione di The Privilege non possiamo dire che il film di Felix Fuchssteiner e Katharina Schöde possa considerarsi riuscito. Difficile trovare un vero e proprio termine di qualità in questo contenuto originale Netflix che si dimostra confusionario, prevedibile e poco avvincente. Nonostante un ritmo alto, The Privilege non riesce a emergere ed emozionare, mettendo insieme un compendio del cinema horror degli ultimi anni, senza prendere una vera e propria direzione. I problemi di scrittura, uniti a certi scivoloni tecnici, relegano il film a un contenuto di stampo industriale perfetto per la piattaforma streaming, ma che fatica a trovare un vero e proprio pubblico di appassionati.
Perché ci piace
- Il ritmo alto porta la storia dritta al punto.
- Anche se non emerge per limiti di scrittura, il cast funziona.
Cosa non va
- Senza prendere una vera e propria direzione, il film accumula situazioni e diversi elementi del genere horror in maniera confusionaria.
- Prevedibile e ingenuo, il film non riesce ad essere avvincente.
- Manca una vera urgenza narrativa, che sembra essere surclassata da decisioni algoritmiche.