The Piano Lesson, la recensione: dal palco al cinema, il film di Malcolm Washington è un pregevole intarsio

Che sia Broadway o che sia streaming, l'identità continua a non avere prezzo: curato, ma a volte troppo appesantito, l'adattamento con John David Washington impreziosisce, comunque, l'offerta Netflix.

Una suggestiva artwork di The Piano Lesson

L'equazione diretta di quando il teatro diventa cinema. Cinema rinchiuso nell'ottica streaming, ma comunque cinema rispetto all'idea scenica di Malcolm Washington (sì, il figlio di Denzel nonché fratello di John David). Regista esordiente, che dirige l'adattamento dell'opera teatrale datata 1987 e firmata da August Wilson che, nemmeno a dirlo, ha vinto il (secondo) Pulitzer per la drammaturgia tre anni dopo. Per questo The Piano Lesson, arrivato su Netflix, per indole e spirito segue il volere del testo originale, senza mutarne né i concetti né le inflessioni (sarebbe stato fuori luogo).

The Piano Lesson Danielle Deadwyler John David Washington
The Piano Lesson: Danielle Deadwyler con John David Washington in una foto del film

Concetti comunque debitori alla precedente opera di Wilson, Fences, portata al cinema da papà Washington nel 2016. Per questo, la verità scenica e narrativa dietro The Piano Lesson - presentato prima al Telluride e poi al Toronto Film Festival - va ritrovata all'interno della poetica di quello che è considerato tra i migliori drammaturghi del Novecento, avendo contribuito a radicare l'identità afroamericana grazie al Ciclo di Pittsburgh, composto da dieci opere di assoluto valore letterario (e di cui fa parte anche uno dei suoi capolavori, Ma Rainey's Black Bottom, che il "solito" Denzel Washington ha prodotto per la versione cinematografica arrivata su Netflix nel 2019).

The Piano Lesson: il pianoforte della discordia

The Piano Lesson Samuel L Jackson
Samuel L. Jackson è zo Doaker

Interessante ragionare su The Piano Lesson partendo dal contesto di una storia famigliare, che in termini cinematografici chiameremmo McGuffin. Perché l'oggetto che dà il titolo al film è, infatti, il pretesto per parlare di scelte, di appartenenza, di eredità, di radici. Siamo nella Pittsburgh del 1936 quando Boy Willie Charles (John David Washington), insieme al suo amico Lymon (Ray Fisher), fanno ritorno a casa di zio Doaker (Samuel L. Jackson) che vive con sua sorella Bernice (Danielle Deadwyler). Boy Willie, che vende angurie, vorrebbe acquistare la terra di Sutter, magnate e schiavista (colpevole di aver reso schiavi i Charles), dopo che è morto cadendo in un pozzo. Servono i solidi, e forse il pianoforte di famiglia, preziosamente intagliato, e custode di una storia drammatica, potrebbe tornare utile. Tuttavia, Bernice si oppone fermamente: il pianoforte non è in vendita.

L'identità non ha prezzo

The Piano Lesson John David Washington Skylar Smith
Washington insieme alla piccola Skylar Smith

Notevole lo sforzo di Malcolm Washington nel rendere The Piano Lesson un film di raffinata fattura, un po' come l'intarsio che ispira un'epopea famigliare divisa tra appartenenza ed emancipazione. Se il set, allora, diventa il palcoscenico, gli interpreti hanno la libertà di dare ampiezza e respiro alle loro interpretazioni, che ben conoscono avendo già affrontato lo script nel recente adattamento di Broadway (ad esclusione di Danielle Deadwyler, invece novizia di Wilson). Un respiro che, però, tende a risultare affannoso, smussando una luminosità solo intermittente, che prova a mediare rispetto alla doppia anima di un film dai molti colori e dai molti toni, sempre in bilico rispetto alla sceneggiatura - ovviamente eccezionale - che funziona al meglio quando molla il classicismo per affidarsi ad un istintività affascinante, addirittura liberatoria rispetto alla stessa prova degli interpreti (citiamo una scena a caso particolarmente riuscita: il finale, con la luce ad intermittenza e un pianto liberatorio, prima dei titoli di coda affidati a Winther di Frank Ocean).

The Piano Lesson Michael Potts
Michael Potts in un momento del film

L'esempio, in questo caso, è dettato dalla traccia inquieta e suggestiva del fantasma di Sutter. Una sorta di presenza scenica invisibile ma comunque efficace nell'ammiccamento socio-politico che riflette la piaga del razzismo e dell'intolleranza. Di netto, la contrapposizione del nucleo protagonista, in cui spicca naturalmente Bernice, che difende il passato dei propri antenati coltivando un futuro che non possa non precludere l'idealismo. Personaggio estremamente moderno, che dovrebbe duettare con quello di Boy Willie. Ciononostante, tra i due sembra ci sia una sconnessione generale, facendoci perdere, più volte, il filo dell'attenzione. Certo, di The Piano Lesson, oltre al valore narrativo, resta poi la meticolosa ricostruzione dell'epoca. Una messa in scena precisa e centrata, capace di farci sentire l'odore del legno. Scheletro scheggiato di un'identità che non può aver prezzo.

Conclusioni

The Piano Lesson, pur soffrendo a volte di una certo peso dovuto alla poca ariosità, è un titolo che impreziosisce il catalogo Netflix, sofferente dal punto di vista della qualità. Una cura del dettaglio, una cura delle parole e un'attinenza all'opera originale rendono il film una visione ben scritta e ben girata, e supportata da uno splendido cast. Su tutti spicca Danielle Deadwyler.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Una pregevole messa in scena.
  • Il cast, su tutti Danielle Deadwyler.
  • Il finale.

Cosa non va

  • A volte poco arioso, troppo appesantito.