Recensione The Originals 5, l'addio ai Mikaelson è "una questione di famiglia"

Dopo cinque stagioni, The Originals dice addio ai suoi fan con un finale di serie al di sotto delle aspettative e molto prevedibile.

La serie The Originals, nata come spinoff di The Vampire Diaries, è giunta alla sua conclusione dopo cinque stagioni, pur dando a sua volta vita a un nuovo progetto televisivo intitolato Legacies che debutterà tra qualche mese sugli schermi americani.
La storia dedicata ai membri della famiglia Mikaelson ha spostato l'attenzione dagli amori e dai problemi degli abitanti di Mystic Falls al fascino e alla storia di New Orleans, introducendo una realtà fatta di streghe, licantropi, magia e ovviamente vampiri.
I due salti temporali compiuti in occasione del quarto e del quinto ciclo di episodi non sono riusciti nell'impresa di salvare uno show che ha perso di vista con il passare del tempo le caratteristiche migliori che contraddistinguevano il progetto, a causa anche di una sceneggiatura dai troppi passaggi a vuoto che ha penalizzato anche il finale, intitolato When The Saints Go Marching In

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Un'ultima stagione che getta le basi per il nuovo spinoff

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The Originals ha preso il via nel 2013 con il ritorno della famiglia Mikaelson a New Orleans, città da cui era distante dal lontano 1919. In città c'era anche Hayley (Phoebe Tonkin), la giovane licantropa che è rimasta incinta dopo una breve relazione con Klaus (Joseph Morgan); a prendere il comando dopo l'uscita di scena dei vampiri "originali" era invece stato Marcel (Charles Michael Davis), ex protetto proprio di Klaus e ora responsabile del precario equilibrio esistente nella comunità sovrannaturale.
Il ritorno dei Mikaelson, come prevedibile, ha dato vita a una lotta per ottenere il potere e a rivalità di ogni tipo, oltre a far emergere profezie e pericoli, in particolare legati la nascita della piccola Hope, frutto dell'unione di più "specie" sovrannaturali.
La quinta stagione ha fatto un salto in avanti nel tempo, mostrando la figlia di Klaus e Hayley, ruolo affidato a Danielle Rose Russell, ormai adolescente e iscritta alla Salvatore Boarding School for the Young and the Gifted, la scuola per giovani dotati di poteri sovrannaturali fondata da Caroline (Candice Accola) e Alaric (Matt Davis) a Mystic Falls. Le puntate hanno ripreso e affrontato la tematica della famiglia attraverso il rapporto tra Klaus e sua figlia Hope, per cui è disposto a compiere ogni possibile sacrificio, mentre Elijah (Daniel Gillies) ha provato a ricostruirsi una vita lontano dagli altri Mikaelson e accanto alla bella Antoinette, Hayley è scomparsa, un gruppo di vampiri che sostengono la causa "purista" inizia a creare tensione nella città di New Orleans e Freya e Keelin decidono la direzione che deve prendere la loro relazione.
When the Saints Go Marching In, il finale dello show, riporta infine in scena tutti i personaggi e gli interpreti amati dai fan per chiudere definitivamente un capitolo importante della storia.

L'ultima stagione della serie, un po' come accaduto con The Vampire Diaries, risulta un po' forzata nel suo svolgimento e soprattutto nelle situazioni proposte, cercando di soddisfare i fan con alcuni rientri in scena che appaiono invece poco motivati. La prima metà di questo capitolo della storia, con la scelta di Elijah e il rapimento di Hayley, suscita comunque un certo interesse e mantiene una tensione narrativa di buon livello, nonostante l'identità dei "colpevoli" appaia prevedibile e poco brillante. Le ultime puntate, invece, tentano in ogni modo di portare alla conclusione voluta i percorsi di tutti i personaggi, lasciando ovviamente in sospeso solo quelli di chi tornerà in Legacies. La scelta, senza alcun dubbio giustificata, appesantisce però lo svolgersi degli eventi, non essendo mai messo in dubbio il destino di figure centrali come Hope.
La puntata finale merita però un commento più dettagliato per spiegare i motivi per cui risulta deludente e poco ispirata, fallendo quasi totalmente l'obiettivo di dire addio ai fan in modo soddisfacente.

Attenzione, non proseguite oltre se non volete spoiler dell'epilogo dello show!

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Un addio coerente, ma poco ispirato

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Al centro della trama dell'episodio c'è la scelta di Klaus che vuole sacrificarsi per salvare definitivamente la figlia Hope, che ha già perso la madre, dopo aver assorbito tutta l'oscurità dentro di sé.
Il vampiro, nel frattempo, ha iniziato ad avere delle allucinazioni, vedendo il padre che cerca di convincerlo a uccidere la figlia e Cami che blocca invece questi istinti, e solo l'intervento del fratello Elijah e di Hope permette di fermarlo in tempo. Dopo aver ripreso i sensi il protagonista incontra anche l'amata Caroline, che sfrutta una promessa che le aveva fatto anni prima e si fa accompagnare in un tour di New Orleans, ed è proprio lei ad aiutarlo a capire come sia giusto, per lui e per le persone che ama, dire addio prima di togliersi la vita. L'intero segmento dedicato alla lotta interiore di Klaus appare però quasi inutile sapendo già che la vita di Hope non è affatto in pericolo, venendo sfruttato solo per ricordare l'importanza avuta dal malvagio Mikael (Sebastian Roché) nella vita del figlio e quella al contrario positiva di Camille (Leah Pipes). I pochi secondi in cui appaiono i due personaggi risultano affrettati e non rendono onore a nessuno dei due interpreti, limitati in un'apparizione fin troppo giocata sugli opposti anche a livello cromatico, apparendo così esagerata e stereotipata. Ben più gradita, invece, la scelta di riallacciarsi al pilot di The Originals mostrando la volontà di Caroline di accettare l'invito ricevuto in precedenza e il feeling esistente tra Joseph Morgan e Candice Accola suscita un po' di delusione e nostalgia perché ricorda gli elementi che avevano portato i fan di The Vampire Diaries a notare immediatamente il potenziale di un possibile spinoff nelle puntate in cui era entrato in scena il malvagio Klaus, dall'animo tormentato e artistico.

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La parte centrale del finale è quindi dedicata a una reunion di famiglia costruita in modo piuttosto stucchevole, tra aneddoti e un'ultima cena insieme, espediente usato per mostrare ancora una volta i protagonisti insieme senza però dare spazio in nessun modo a un possibile desiderio estremo di trovare una soluzione o individuare una via d'uscita che permetta alla giovane Hope di non crescere senza entrambi i genitori. Le prevedibili scuse nei confronti di Rebekah (Claire Holt) e Kol (Nathaniel Buzolic) sembravano già annunciate dalla conferma dei due attori nel cast dell'episodio e persino l'evoluzione del rapporto dell'affascinante vampira con Marcel (Charles Michael Davis) non emoziona quanto ci si potrebbe aspettare. Per quanto riguarda gli altri personaggi la richiesta di Freya (Riley Voelkel) e Keelin (Christina Moses) a Vincent (Yusuf Gatewood) probabilmente verrà seguita anche in Legacies e, per ora, appare come un elemento sviluppato in modo approssimativo solo per suggerire che tra le comunità sovrannaturali c'è la possibile speranza di un radicale cambio di atmosfera.

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Un sacrificio che appare quasi inutile

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Il momento che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto coinvolgere emotivamente i fan è infine la scelta di Elijah di morire insieme al fratello, avendo finalmente assistito alla sua redenzione. Le motivazioni del personaggio, seppur comprensibili, appaiono però non basate su un'idea logica se non quella di giustificare l'assenza di entrambi dalla prossima serie in fase di produzione. Julie Plec, autrice dello script, sembra quasi ignorare tutte le possibili vie d'uscita all'estremo gesto o persino che il personaggio di Gillies avrebbe potuto sacrificarsi da solo assorbendo l'oscurità e morendo al posto di Klaus, permettendo così alla nipote di avere accanto a sé il padre ancora a lungo.
La costruzione del climax della storia appare poi poco equilibrato dando, ad esempio, uno spazio fin troppo esiguo a Hayley, figura centrale nell'intera serie e qui visibile solo in versione "presenza" che controlla amorevole la figlia. L'idea di celebrare l'amore fraterno, la lealtà e la devozione è sicuramente, almeno sulla carta, vincente, eppure la visione dell'epilogo dello show lascia un po' di amaro in bocca per l'esecuzione approssimativa con cui è stato sviluppato.
Il cast ha fatto del suo meglio nel provare a dare un senso agli eventi, ma la doppia morte scrive la parola fine su una stagione che si è trascinata stancamente verso una puntata il cui contenuto è apparso prevedibile, stereotipato e costruito sul tentativo dichiarato di emozionare, ottenendo solo tante domande destinate a rimanere in sospeso legate a tutte le possibili alternative che avevano a disposizione i protagonisti e non sono state nemmeno esplorate, nonostante la loro ovvietà.
Difficilmente ai fan basterà l'ottima interpretazione di Joseph Morgan e Daniel Gillies, ormai entrati alla perfezione nei rispettivi personaggi, per rimanere completamente soddisfatti da questo addio della serie, destinato forse a entrare nella classifica dei peggiori realizzati negli ultimi anni.

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Conclusione

La quinta stagione di The Originals conclude la storia della famiglia Mikaelson riprendendo le tematiche che, fin dall'apparizione dei personaggi in The Vampire Diaries, hanno contribuito a rendere interessante e affascinante la storia dei primi vampiri mai esistiti. Il finale riutilizza infatti quel mix di amore, rimpianti e mitologia legata alla città di New Orleans che aveva segnato il successo dello spinoff per costruire un addio prevedibile e razionalmente poco comprensibile. La sceneggiatrice Julie Plec sembra quasi aver posto più attenzione alle richieste dei fan, riportando in scena i personaggi, rispetto alle esigenze narrative, firmando un epilogo in cui nemmeno la "sorpresa" finale riesce realmente a stupire. L'annunciata realizzazione di Legacies, inoltre, priva di tensione la prima parte della puntata, lasciando così il peso dell'uscita di scena sulle spalle del cast, alle prese con situazioni e battute distanti dalle aspettative degli spettatori.
When the Saints Go Marching In celebra in modo adeguato il legame tra i protagonisti penalizzando però gli aspetti emotivi, non del tutto disastrosi grazie alle buone interpretazioni del cast. Dopo cinque stagioni, e ricordando l'ottimo potenziale che possedeva al suo esordio la serie, era forse lecito attendersi qualcosa di più per concludere degnamente questo importante capitolo della mitologia creata per il piccolo schermo ispirandosi ai romanzi scritti da L.J. Smith.

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3.0/5